Riduzione dei costi della politica. Taglio degli stipendi e dei consiglieri. Via vitalizi. Due soli mandati.
Questo in Veneto l’abbiamo fatto in tempi non sospetti e il gruppo Pd è stato un protagonista di primo piano di questa sacrosanta battaglia, tanto da essere accusato di demagogia.
In Veneto io sono all’opposizione. Lo ricordo non per giustificarmi ma perché il vento dell’antipolitica, deleterio per l’esercizio della democrazia, mette sullo stesso piano chi ha potere di governo e chi si trova spesso con in mano l’unico potere possibile: fare proposte e battersi per vederle iscritte all’ordine del giorno, denunciare inefficienze e controllare chi governa.
Io parlo per la mia esperienza veneta, nelle altre regioni saranno chiarite eventuali responsabilità e connivenze tra partiti.
E questa è la mia esperienza. Quando nel corso della campagna elettorale per le regionali parlavo di scelte radicali in materia di costi della politica, ho subìto l’ostracismo dei colleghi di vari partiti e sono stata tacciata di demagogia e populismo. Ma credevo talmente tanto nella necessità di tagli importanti che, poco più di un anno dopo la nostra elezione, nel dicembre del 2011 il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la riduzione delle indennità di funzione dei consiglieri regionali. Il reddito complessivo di consiglieri e assessori (composto da indennità, diaria, rimborsi spese) veniva ridotto del 15% che in alcuni casi toccava un -25%. Allora tutti i giornali del Veneto ci hanno applaudito come la prima regione in Italia a tagliare i costi della politica.
Alla fine del 2011 abbiamo approvato, tra i primi e con non poche difficoltà, la cancellazione del vitalizio per i consiglieri regionali e dell’assegno di reversibilità. Dalla prossima legislatura i consiglieri regionali del Veneto non usufruiranno più del vitalizio, e così non sarà neppure più possibile per i loro eredi ottenere gli assegni di reversibilità. Solo dalla prossima legislatura? Sì, solo dalla prossima legislatura, in quanto erano già stati preannunciati ricorsi che avrebbero vanificato anche questa sacrosanta riforma. Per i consiglieri in carica c’è stata la riduzione del 5% dell’assegno vitalizio e di quello di fine mandato.
Abbiamo approvato il nuovo Statuto regionale con la riduzione secca da 60 a 50 del numero dei consiglieri. Inoltre abbiamo approvato la nuova legge elettorale che prevede l’introduzione del limite dei due mandati e la presentazione di liste provinciali composte da metà donne e metà uomini.
Questo è stato il lavoro che fino ad oggi mi è stato possibile fare in Regione. Poi ho fatto delle scelte personali. Proprio perché ritengo di essere pagata più che adeguatamente per il compito che assolvo, ho scelto fin dal mio ingresso in consiglio regionale di non usufruire di alcuni di quei privilegi che troppi politici hanno finito per considerare veri e propri diritti. Viaggio in treno da Montebelluna a Venezia con un abbonamento da pendolare, che pago come qualsiasi altro cittadino. Voglio precisare che non c’è nulla di “eroico” in questa scelta, ma la semplice consapevolezza che non esistono reali motivi per cui dovrebbe essermi regalato ciò che gli altri acquistano.
Non utilizzo auto blu. Mi sposto sul territorio con la mia macchina e in due anni ho percorso circa 140 mila Km. La uso per raggiungere i paesi e le città in cui non arriva il treno e sempre per incontrare i cittadini, nella consapevolezza che solo nel rapporto diretto e nell’ascolto delle persone è possibile far crescere la buona politica. Chi mi conosce sa che è così, e ogni riunione è preziosa per raccogliere le informazioni indispensabili per presentare una mozione, un’interrogazione, una proposta di legge.
Quando sono stata eletta, nel 2010, percepivo 9.700-10.000 euro mese comprensivi di rimborso spese. Oggi ho una busta paga di 6.000 euro + 2.100 euro di rimborsi forfetizzati, quindi un totale di 8.100 euro. Me ne restano in tasca circa 6.100, perché ogni mese invio con bonifico almeno 2000 euro al partito regionale e provinciale. Non ho mai usato un euro del gruppo per ragioni personali, fossero anche solo un pranzo privato.
L’ho messo nero su bianco perché credo fermamente nella trasparenza necessaria in democrazia e so che questo sarà causa di critiche certe.
Sono troppi rispetto a quanto guadagnano in media gli italiani, è vero. Auspico, dunque, la partecipazione attiva dei cittadini, decidiamo insieme il giusto valore da riconoscere a chi sospende le proprie attività di lavoro per amministrare il bene pubblico.
Ma che si tenga ben presente ciò che si afferma nello statuto Europeo: il reddito di coloro che legiferano deve esse tale da non metterli in condizione di risultare dipendenti o condizionati da interessi privati.
L’onestà non si può stabilire per legge, tutto il resto sì per fortuna. Approviamo la legge anticorruzione, garantiamo il ricambio in politica così che non si creino troppe reti di interessi legati ad un politico, partecipiamo alla vita politica, riformiamo i partiti e fissiamo le regole.
La soluzione a ciò che sta avvenendo nel nostro paese non è l’antipolitica è la politica partecipata dai suoi attori principali: i cittadini.