Politica

La doppia personalità di Renzi. Il caso inceneritori

Doppia personalità, un tempo la letteratura ottocentesca e psichiatrica era ricca di casi di questo tipo. Durante una lezione nella scuola di specializzazione un’insegnate mi raccontò un aneddoto. Stava facendo il solito giro di visite con il primario presso il reparto di psichiatria di Bologna quando si imbatté nella stanza di una donna. La donna era voltata di spalle, quando la dottoressa ed il primario entrarono la paziente si voltò salutando con una voce profonda e maschile i dottori. Pare che il primario fumò con una sola tirata tutta la sigaretta. Ebbene sì, anche chi è del mestiere non si abituerà mai a questi casi, sempre più rari di doppia personalità. E’ un po’ quello che è successo a me quando ho visto questo video in cui Renzi l’obamiano, Renzi il polically correct, quello che se non dovesse riuscire a rottamare, appoggerebbe i suoi “non nemici”, attacca in modo volgare, violento e offensivo un’oncologa che critica i termovalorizzatori con dati alla mano. 

Renzi l’obamiano, Renzi il politically correct, Renzi il bonaccione toscanaccio tanto corretto, definisce a voce alta l’oncologa “un’apprendista alchimista”, nega che i termovalorizzatori siano dannosi e viene rimproverato da tutti gli astanti per il suo modo facinoroso di discutere. Se non avessi visto quello che Renzi propone durante il suo format teatral-politico, il modo in cui sorride, le sue maniche accorciate e i gran saluti a denti bianchi, non mi sarei stupita: il metodo La Russa ha fatto scuola, mi sarei detta. Ma allora cos’è successo? Renzi ha una doppia faccia? è il nuovo Giano bifronte della politica?

Che sia nervosetto, allergico alle critiche e un po’ rosicone lo si era capito anche dopo la scorsa trasmissione di Formigli: dal suo modo piccato di reagire al video di Zoro e dal fatto che più che rispondere a quel povero cittadino vittima del  terremoto, era preoccupato della macchia alla sua immagine ( faticosamente costruita grazie allo spin doctor Gori con cui chatta in continuazione) e invece di seguire il dibattito controllava Twitter con il suo iPhone obamiano. Renzi non ha una sindrome psichiatrica: è semplicemente un cattivo attore. Un cattivo comunicatore. Sì certo, affabula bene ma per entrare nel ruolo di Renzi l’obamiano, Renzi il toscanaccio, Renzi il bonario e politically correct, dovrebbe  apprendere a gestire le sue emozioni e non uscire dal personaggio.  Non basta promettere la stessa cosa alla signora Gabriella e al signor Mario o recitare la scenetta della raccolta della cartaccia da terra, caro Renzi. Devi “ starci dentro”, te lo dico con il linguaggio giovanilistico che tanto usi per dare una ventata di freschezza. Il tema è serio: si parla della pericolosità dei termovalorizzatori e come comunicare i dati scientifici alla popolazione giustamente preoccupata e ingiustamente male informata. Posto questa ricerca su come comunicare con i cittadini nei casi in cui si deve valutare un rischio. La ricerca è stata condotta senza insulti e demagogia dalla regione Emilia Romagna ed ha lo scopo  di indagare i contenuti delle rappresentazioni sociali che i cittadini hanno elaborato a proposito dell’inceneritore dei rifiuti e dei rischi derivanti.

“Il rischio è elaborato dal nostro sistema cognitivo attraverso due vie: la via analitica e quella esperienziale. La prima, situata nella neocorteccia, ci permette di elaborare le informazioni in modo  logico. Questa forma di elaborazione è lenta e richiede un grande impegno cognitivo, di conseguenza, non è adatta quando si deve prendere una decisione velocemente (come accade nella maggior parte dei nostri comportamenti quotidiani), ma quando si vuole valutare e ponderare con calma un rischio che si vuole affrontare (per esempio nel caso di investimenti finanziari). La seconda via è, invece, veloce ed automatica. Secondo alcune ricerche sembrerebbe che questa via funzioni tramite le reazioni emotive che sono associate al rischio: se la reazione è positiva allora l’oggetto non è rischioso. Gli individui si creano con l’esperienza una serie di connessioni in memoria tra il rischio e le emozioni associate, creando così un processo automatico di reazione al rischio. Spesso, queste reazioni sono veicolate da immagini che possediamo nella nostra mente: “le informazioni sul rischio hanno un impatto sul nostro comportamento solo se riescono a creare nella nostra mente immagini cariche di emotività” (Savadori, 2003, pag. 233). Per questa ragione, lo studio di come le persone percepiscono un rischio diventa centrale al fine di comprendere come gli individui lo affrontano.”

Ma lo spin doctor di Renzi gliele legge queste ricerche scientifiche? Direte che sono pedante ma i dati delle ricerche scientifiche sono fondamentali: il cittadino ha bisogno di essere informato sui dati di fatto o i dubbi in corso e non imbonito e preso per la collottola tramite le emozioni.