Er Batman è stato arrestato. E non nel momento giusto: con la crisi carceraria che è arrivata al suo momento ciclico (troppo difficile da prevedere che, buttati fuori 20 mila delinquenti con amnistia e indulto, comunque dopo 5/6 anni ne arrivano altri 20 mila tra vecchi e nuovi; e siccome le carceri sempre quelle sono…) trovare una cella di metratura adeguata sarà un’impresa. Comunque adesso Fiorito è in galera. Perché il clamore mediatico sulle feste dei maiali travestiti da maiali ha spinto la magistratura a trovare un capro espiatorio? Perché faide interne hanno prodotto denunce calunniose o comunque focalizzate sull’avversario più debole o più pericoloso (Battistoni che denuncia il suo rivale politico)? Perché la magistratura utilizza per l’ennesima volta il processo penale come una clava contro la parte politica a lei invisa, nel quadro di un progetto volto a destabilizzare il paese? Niente di tutto questo. Fiorito è in galera perché è stato stupido e si è fatto beccare mentre rubava.
2/7/2012. Dai conti del gruppo consiliare partono 13 bonifici per complessivi 100.500 euro. Ordinante Fiorito. Beneficiario Fiorito. I soldi vanno in parte a Banche di Tenerife (sei bonifici) e in parte a banche italiane (sette); tutti su conti di cui Fiorito è titolare o beneficiario economico. Ma perché 13 bonifici e non solo 2, uno alle Canarie e l’altro alla banca X italiana? Perché il Dl 143/1991, art. 1, prevede che non si possono trasferire quattrini in misura superiore a 12.500 euro. Invece, deve aver pensato Fiorito, se io trasferisco poco meno di 8mila euro per volta, nessuno mi chiede niente e io intasco i soldi fresco come un quarto di pollo.
L’infelice non sa che su queste cose veglia l’Unità Investigazioni Finanziarie (Uif), dipendente dalla Banca d’Italia, che non si fa prendere in giro da bonifici frazionati; soprattutto se aventi lo stesso ordinante e lo stesso beneficiario. Così l’Uif ha fatto qualche addizione e ha trasmesso il tutto alla Guardia di Finanza che ha denunciato il cattivone alla Procura di Roma. Tutto nella norma: reato, polizia che becca il reo, denuncia, processo. Il reato? Peculato ovviamente; i soldi erano del gruppo consigliare. Indegno ma formalmente istituzione pubblica. Soldi pubblici, dunque; e, se te ne appropri, commetti peculato, appunto.
Ma, con tanti ladri liberi e giulivi, perché Fiorito, che è più giulivo di tutti, deve stare in prigione? La risposta sta nel-l’art. 274, comma 1, lett. a) del codice di procedura: inquinamento probatorio. Che sarebbe quando uno distrugge o falsifica prove. E Fiorito c’è cascato in pieno: se ne fosse stato tranquillo, adesso potrebbe continuare a sproloquiare sulle sue grandi responsabilità e su inevitabili ma piccoli errori commessi in buona fece; invece sottrae due celle riunificate alle esigenze della sicurezza pubblica. Che è successo? La Procura, all’inizio delle indagini e come ogni Procura che si rispetti, ordina di perquisire la residenza di Fiorito, in via Catania 69. La Gdf ci va e non trova nessuno; anzi, sembra che lì Er Batman proprio non si veda mai. I finanzieri hanno una bella pensata, per la verità un po’ inflazionata, tanto che ormai non ci crede più nessuno. Telefonano a Fiorito e gli dicono che hanno bisogno di notificargli un atto. “Per piacere dove possiamo portarle la copia e fargliela firmare? Non vorremmo disturbarla troppo”. Il nostro sente puzza di bruciato e risponde: “Via Micheli 92. Questo è il mio domicilio reale. Ci vediamo là”. La Gdf ci va. Nel frattempo però Er Batman, secondo le migliori tradizioni, usa un accesso riservato (altro portone nello stesso stabile) per accedere alla sua Bat caverna: l’appartamento dove qualche arma segreta e qualche foglio compromettente sono conservati. Elude la presenza dei finanzieri, entra in casa e comincia ad azionare i tritacarte. Dopo un po’ i finanzieri si spazientiscono, Fiorito non si vede. “Pronto, ma dov’è, noi siamo qui, al 92 di via Micheli”. “Ma come, io sono a casa, salite”. La Gdf sale e trova una quintalata di striscioline di carta. Se le prendono e raccontano la storia al pm che, naturalmente, chiede al Gip di arrestare l’inquinatore. Delle prove, non dell’ambiente (anche se tanta carta al vento …).
Severi? Forse. Pessimisti? Sicuro. Nel 2004 la Procura di Frosinone chiese il rinvio a giudizio di Fiorito, allora sindaco di Anagni, per tentata concussione. Non corruzione: dammi i soldi e io ti faccio ottenere quello che vuoi. Concussione: se non mi dai i soldi io non ti farò mai ottenere quello che vuoi. Insomma un ricatto, un’estorsione. Ancora, se è colpevole, non si sa; però uno che inquina le prove, già indagato per un reato grave, che si porta via sfrontatamente una bella sommetta, secondo la legge, i pm, i gip e il buon padre di famiglia (che 100mila euro se le suda e le guadagna in media ogni 3 anni) in prigione ci sta proprio bene.
Il Fatto Quotidiano, 3 Ottobre 2012