Chissà se l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mario Moretti, ci e’ o ci fa. Il sospetto che ci faccia (nel senso che col suo duro cipiglio di ex sindacalista nasconde qualche, diciamo così, carenza di competenza) si è nuovamente riappropriato di me ieri mattina quando ho vissuto questo teatro dell’assurdo che vado a raccontare.
Location: biglietteria della stazione di Porta Nuova, Torino. Entro. Scopro che hanno posizionato una delle macchinette stampa biglietti che dovrebbe ridurre i tempi di attesa. Pigio sulla voce ‘Acquisto biglietti per possessori Carta Freccia‘ non capendo bene perché interessi loro se possiedo la carta o meno dato che c’è indicata una fila per i biglietti Freccia e una per quelli normali. Boh.
Il display elettronico che dovrebbe indicare a quale sportello avvicinarsi è acceso ma immobile. Mi metto in coda. E ci resto. Siamo 4 gatti: gli sportelli per gli acquirenti dell’alta velocità sono due. Dopo qualche minuto, come la sportellista dei ‘Soliti idioti’, uno dei due, sguardo torvo e barbetta da battaglia, sposta sul tavolo il cartello ‘sportello momentaneamente chiuso’ e se ne va spasso. Mi passa al fianco e gli domando se non sarebbe meglio tentare di accelerare un po’ i tempi: mi guarda e mi risponde: “faccia assumere della gente“.
Anche se ci riuscissi, penso, non saprebbero dove metterla dato che gli sportelli due sono e due restano. Mentre la giacca dell’uno fa bella mostra di se sulla sedia vuota l’altro addetto è impegnato a rilasciare una carta Freccia ad una signora disperata che mi dice: sono qui da un’ora. Sono andata nella lounge dove pensavo si occupassero di queste operazioni e dove ci sono due addette che non fanno assolutamente nulla: mi hanno cacciato dicendomi che avrei dovuto rivolgermi qui. Intanto è scivolata via mezz’ora in un giorno qualunque e con quattro-acquirenti-quattro in fila. Finalmente è il mio turno. Nessuno mi chiede se ho il numerino o meno e il display dorme sonni profondi. Ordino i miei biglietti (per la modica spesa di 212 euro) e dopo aver controllato le date l’addetto mi porge una busta di carta. “Questi sono i suoi biglietti” mi dice. “Ma i biglietti non ci sono”ribatto. L’uomo estrae i sofferti tagliandi dalla macchinetta e me li porge: “Eccoli, li metta lei”. Durata dell’operazione: 40 minuti circa. Caro Moretti,quando straparla del nuovo corso di Trenitalia, della lussuosa stazione Tiburtina di Roma, del rispetto per gli utenti ci e’ o ci fa?