L'ad della Tributi spa era finito in manette nel 2001 e nel 2009. In entrambi i casi le inchieste si basavano su ammanchi nella riscossione delle imposte. Nel novembre del 2009 per l'uomo, originario di Taranto ma ligure di adozione, la Procura di Roma aveva chiesto 3 anni e 8 mesi
A volte ritornano. A delinquere. Scavando nel passato giudiziario di Giuseppe Saggese, l’ad della “Tributi Italia spa” arrestato per aver “rubato” le tasse ai comuni per cui doveva riscuoterle, si scopre che l’imprenditore tarantino ma ligure di adozione era già stato coinvolto in un’inchiesta su una truffa che sembra la fotocopia di quella scoperta dalla Procura di Chiavari e dalla Guardia di Finanza di Genova.
Saggese, che utilizzava i soldi destinati ai comuni in beni di lusso, era stato arrestato a Pomezia il 14 luglio del 2001. Su disposizione dei magistrati della Procura di Roma Diana De Martino e Salvatore Vitiello i carabinieri gli avevano notificato un mandato di custodia cautelare. All’epoca Saggese era titolare della Publiconsult ed era finito agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. La società faceva parte dell’ Aser, l’azienda a capitale pubblico-privato per la riscossione dei tributi comunali a Pomezia. Nell’ambito dell’inchiesta generale era finito anche in carcere l’ex sindaco Maurizio Aureli e vari consiglieri comunali sia di centrodestra sia di centrosinistra. L’imprenditore di Rapallo era poi tornato in libertà proprio su ordine del gip. Nel novembre del 2009 il pubblico ministero Raffealla Falcione aveva chiesto le condanne per gli 11 imputati, tra ex amministratori comunali di Aprilia, ex assessori, rappresentanti legali della società e membri del consiglio d’amministrazione per peculato, frode, abuso d’ ufficio e per Giuseppe Saggese erano stati chiesti 3 anni e 8 mesi.
Saggese era finito di nuovo ai domiciliari il 29 aprile del 2009 nell’ambito di una inchiesta della magistratura di Velletri per un presunto giro di ammanchi dei quali sarebbero state vittime numerosi comuni del Lazio. Anche in quel caso l’ipotesi era che i tributi (Ici e tassa sui rifiuti) fossero incassati dalla concessionaria in diversi comuni del Lazio (con un aggio, ossia la percentuale destinata alla concessionaria, del 30%) non sarebbero stati riversati ai municipi. Ma anche in questo caso, il 14 maggio 2009, Saggese era tornato in libertà.