Emilia Romagna in vetta alle classifiche per sinistri in bici (1 ogni 1341 abitanti) e Reggio Emilia al top per ciclabili (1026 metri ogni 1000 abitanti): il punto sul trasporto a due ruote il 5 e 6 ottobre nel capoluogo reggiano nell'anno in cui le bici vendute sorpassa il totale delle auto (1750 milioni contro 1748)
La regione con più piste ciclabili è anche la zona d’Italia dov’è più pericoloso andare in bicicletta. È il doppio primato dell’Emilia Romagna, che se da una parte è proclamata virtuosa dal rapporto Ispra 2012 che fotografa le città con la migliore mobilità sostenibile, dall’altra porta la maglia nera di infortuni per chi come mezzo di trasporto sceglie la bicicletta. A dirlo i dati del maggio 2012 di Das (Gruppo Generali), che mettono in vetta alle classifiche regionali per sinistri con il mezzo a due ruote proprio l’Emilia Romagna, con 1 incidente ogni 1.341 abitanti: a seguire il Veneto (1/2.261) e poi la Lombardia (1/2.410). Ma la lista nera non finisce qui: l’Italia è terza in Europa per mortalità stradale in bicicletta, un vero e proprio bollettino di guerra con 233 ciclisti uccisi dall’inizio dell’anno e 2556 negli ultimi 10 (come ripresi con scrupolo dal sito www.achitocca.it).
Di tutto questo parleranno il prossimo 5 e 6 ottobre “Gli Stati generali della Bicicletta e della mobilità nuova”, ospitati per l’occasione proprio a Reggio Emilia, la città più virtuosa d’Italia in merito a sostenibilità a due ruote. 1026 metri di piste ciclabili ogni 1000 abitanti è il record che ha permesso alla città reggiana di ospitare l’importante convegno promosso da Legambiente, ANCI, Federazione Italiana Amici della Bicicletta e #salvaiciclisti. Tante le iniziative che si susseguiranno nella due giorni emiliana e a introdurre i lavori è il Manifesto degli Stati Generali, al quale è possibile aderire online (http://www.comune.re.it/italiacambiastrada ) e che cerca di fotografare la realtà italiana per definire un punto di partenza e trovare soluzioni concrete. Alla fine l’obiettivo è quello di produrre un libro di impegni da consegnare direttamente alle amministrazioni locali, provinciali e regionali. Lo spirito è quello della concretezza per trovare risposte efficaci ad una realtà che non può più essere ignorata. Tre le misure proposte di breve, medio e lungo periodo che vedranno la luce al termine dei due giorni reggiani. Perché se i problemi della mobilità sostenibile potevano essere ignorati fino a qualche anno fa, la situazione è in rapida evoluzione: nel 2011 la vendita di biciclette ha superato quella di automobili con 1,750 milioni di esemplari contro 1,748. Un lieve sorpasso che mostra la chiara volontà di cambiamento anche nella mentalità dei cittadini italiani.
A dimostrarlo è Confindustria Ancma (Associazione Nazionale Ciclo, Motociclo e Accessori) che dichiara che nel 2011 il numero delle biciclette vendute (1. 750. 000) ha superato il numero delle automobili immatricolate (1.748.143), senza contare i 200 000 modelli che si stima vengano restaurati ogni anno in garage e officine private. Un sorpasso modesto, ma che non succedeva dal dopoguerra e che rivela un chiaro cambiamento nella mentalità dei cittadini italiani.
A riportare sotto i riflettori la difficile condizione dei ciclisti in Italia è stato il movimento “Salva i ciclisti” che a partire da febbraio scorso ha deciso di rilanciare l’iniziativa del Times per la sensibilizzazione sulla sicurezza stradale di chi sceglie la bicicletta. E quella che all’inizio era una semplice protesta su internet, nel giro di pochi giorni si è trasformata in una rivolta collettiva di migliaia di ciclisti pronti a denunciare la difficile situazione italiana. “Di fronte all’inerzia delle amministrazioni italiane che si sono succedute negli anni, la nascita del movimento #salvaiciclisti è stata un evento necessario, un atto di autodifesa collettivo e spontaneo – affermano esponenti di #salvaiciclisti . – Ciò ha portato un risveglio delle coscienze nelle amministrazioni più moderne, e ne sono nati gli Stati generali”. Dal manifesto in otto punti ad un disegno di legge pronto a essere discusso in Parlamento il passo è stato breve. E nel frattempo, le amministrazioni cercano di stare al passo. Così la regione Emilia Romagna che ieri ha approvato la risoluzione del Movimento 5 Stelle che impegna la giunta alla realizzazione degli otto punti del manifesto: “Più di duemila e cinquecento morti in dieci anni non sono tollerabili. – dice Giovanni Favia, Consigliere Regionale del Movimento 5 Stelle, – sono il bilancio di una guerra. Sono azioni concrete che vanno certamente implementate a livello nazionale, ma la Regione può fare molto per favorire e diffondere queste idee”.
È stato il passaparola e la voglia di cambiare ad unire un gruppo di cittadini che coinvolge giovani e adulti con la passione per la bicicletta. Perché se in Italia è vista come un passatempo, in Europa è un mezzo di trasporto, con le sue regole e le sue tutele. E piano piano anche amministratori e politici cominciano a sentire la necessità di un intervento deciso in merito. “L’Italia – dice Graziano Delrio, presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia, – è il Paese in Europa con la più alta densità di automobili. Il traffico veicolare, che si concentra nelle città, assorbe l’1% del Pil in inefficienza. Serve cambiare strada, il tempo è maturo”. A dare la sua adesione all’iniziativa anche il Presidente della Repubbica Giorgio Napolitano che sottolinea la difficile situazione che riguarda la mobilità nei centri italiani: “Nel nostro paese persistono ancora seri ostacoli che ci allontanano dagli standard europei per la tutela dell’ambiente ma anche lo sviluppo di una mobilità sostenibile e la salvaguardia della sicurezza su strada. È necessario che l’Italia si avvii a colmare questo grave ritardo attraverso l’adozione di misure efficaci e lungimiranti”.