Gina Iezzo, 43 anni, separata con tre figli, vive nelle case popolari. L'anno scorso prendeva 900 euro come collaboratrice scolastica nelle materne gestite dal Comune, poi da settembre per via dei tagli imposti da Roma e aggiustati dalla giunta Merola: al lavoro solo per sostituire chi s'ammala. "Umiliata da chi mi dovrebbe rappresentare"
Da collaboratrice scolastica a disoccupata. Da madre che con fatica porta avanti una famiglia di tre figli alla disperazione nera. Il tutto in poco più di un’estate. Il 29 giugno la fine di un contratto annuale come bidella in una delle materne gestite dal Comune di Bologna. A inizio settembre la notizia che per quest’anno sarà chiamata solo per le sostituzioni malattia. Nella pratica un salto nel vuoto: da 900 euro al mese a soli 200. E’ la storia di Gina Iezzo, 43 anni, separata, una casa popolare dove vivere e tre figli, tra cui uno con handicap. Una delle tante storie delle crisi, una storia che questa volta riguarda Bologna, città che del proprio sistema educativo ha sempre fatto un motivo di vanto.
“Per questo mese riuscirò ad affrontare le bollette andando a stirare da una signora che conosco – spiega Gina con la voce rotta dall’emozione – Ma dal mese prossimo dovrò iniziare a pensare a come fare la spesa”. Una situazione che i sindacati stanno valutando ma che avrebbe bisogno di interventi immediati. “Sono andata dall’assistente sociale, mi hanno detto di tornare per il colloquio il 15 novembre. Fino ad allora come andrò avanti?”. Domanda che per ora rimane senza risposta. “Non mi resta da sperare che qualcuno si ammali o entri in infortunio perché così sarò chiamata a scuola– spiega – ma questa non è dignità. Io voglio solo lavorare e so farlo bene. E’ così difficile?”.
L’anno scorso Gina era 115esima nella graduatoria comunale, quest’anno è 113esima e prima nel suo quartiere. Le cose sembravano dunque andare per il verso giusto, per ora però non è comunque arrivata nessuna chiamata stabile. Solo 5 giorni di servizio, dal 17 al 19 settembre e altri due giorni slegati la settimana successiva. Appena duecento euro in un mese. Vista la graduatoria la Cgil vuole verificare la situazione a livello burocratico, “perché qualcosa potrebbe essere andato storto”, spiega Michele Vannini, segretario della Fp-Cgil di Bologna.
“Non è detto che per ottobre andrà meglio. Con 200 euro non si può vivere, nemmeno con l’aiuto degli assegni familiari – continua Gina – Ieri sono andata dal medico perché mi è scesa la pressione, sto male. Tutto questo è molto umiliante. Mi vogliono incatenata in piazza? Sappiano che io sono pronta a farlo. Mi sento tradita dalla politica e da chi doveva rappresentarmi”. In tutto, nel sistema scolastico che fa capo al Comune di Bologna, sono una ventina le persone che da un anno all’altro hanno perso il lavoro o comunque hanno visto peggiorare e di molto la propria condizione contrattuale. Colpa dei tagli e delle normative che bloccano assunzioni e sostituzioni. Provvedimenti che da Roma si sono abbattuti sugli enti locali, costretti ad un’impossibile quadratura del cerchio.
Tra i venti lavoratori citati dalla Cgil (“ma potrebbero essere di più o di meno, è presto per dirlo”) c’è chi semplicemente non sarà più chiamato al lavoro, chi invece è passato dalla relativa tranquillità di un contratto annuale alle sostituzioni malattia, altri ancora che hanno visto diminuire il proprio monte ore settimanale. “Ma dati precisi sono sempre molto difficili da fornire, avremo una visione d’insieme solo a bocce ferme. Per ora sono in corso ripescaggi e altre chiamate – racconta Michele Vannini – Come Cgil stiamo studiando la situazione della signora Iezzo, che è evidentemente drammatica. Faremo di tutto per trovare una soluzione, perché un solo lavoratore senza stipendio per noi è una sconfitta. Purtroppo la Camera del Lavoro di Bologna si sta riempiendo ogni giorno di più di persone in questa situazione”.