Il presidente di Confindustria all'assemblea di Confitarma:"Possiamo, anzi dobbiamo, essere ambiziosi e puntare a un ritmo di crescita di almeno il 2% l’anno. Un traguardo non impossibile". E' indispensabile "eliminare gli ostacoli burocratici"
Lo scenario in Italia, secondo quanto confermano i dati, “è difficile, anzi molto difficile”. E’ quanto ha affermato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenendo all’assemblea annuale di Confitarma. La crisi, ha spiegato,”ci ha spinto in una fase recessiva da cui fatichiamo a uscire” ma “l’Italia ha tutte le potenzialità per tornare a crescere. Possiamo, anzi dobbiamo, essere ambiziosi e puntare a un ritmo di crescita di almeno il 2% l’anno. Un traguardo difficile ma non impossibile”.
A proposito della “recessione italiana in corso” Squinzi ha citato gli ultimi dati noti del Centro studi Confindustria che per la crescita indicano – 2,4% per quest’anno e -0,6% per il 2013 ed inoltre un debito pubblico al 126% del Pil. Sono dati che non possiamo certo giudicare positivi” ha detto. Nello scenario delineato, Squinzi ha fatto riferimento anche alla crescita della pressione fiscale che è oltre la soglia del 45% e in termini reali al 55%.
“E’ arrivato il momento di cambiare passo in maniera decisa, dobbiamo imprimere una svolta alla situazione attuale”. Risultati concreti sono attesi dal provvedimento semplificazioni che il governo si appresta a varare. E’ indispensabile, ha dichiarato,”eliminare gli ostacoli burocratici, sono un costo non più sostenibile”. Ai giornalisti che gli domandano della possibile acquisizione da parte di Siemens di Ansaldo Energia ha risposto di non essere preoccupato “per la nazionalità del capitale, sono preoccupato perché cervello e braccia devono rimanere in Italia”. “Se cervello e braccia rimangono in Italia – ha aggiunto – tutto va bene”.
Sulla produttività “stiamo cercando risposte condivise con le altre associazioni datoriali e con le altre parti sociali, i tempi sono per forza brevi perché il presidente del Consiglio deve andare in Europa il 18 di ottobre, possibilmente con una risposta comune”. Per quanto riguarda l’atteso decreto sviluppo rimandato dal governo al Consiglio dei Ministri di martedì, il leader di Confindustria ha commentato: “basta che venga fatto bene”.