Ancora incidenti all’Ilva di Taranto. Otto operai che lavorano nel reparto Tubificio 1 dello stabilimento siderurgico sono stati colpiti da malore nel pomeriggio di oggi. Dopo aver avvertito nausea e bruciore di stomaco, hanno fatto ricorso alle cure mediche. Tutto sarebbe da ascrivere, secondo l’azienda, al disservizio al sistema di depurazione delle acque che “a causa della marcia ridotta dell’impianto” avrebbe sprigionato “cattivi odori” alla base del malore avvertito degli operai. “L’impianto – si legge nel comunicato inviato dall’azienda – è stato fermato per sicurezza. È stata informata immediatamente la Asl di Taranto”. Cresce la paura nello stabilimento. In meno di un mese già due operai sono rimasti ustionati durante le operazioni all’interno dei reparti sequestrati dalla magistratura e ora altri otto sono stati colpiti da una nube di sostanze probabilmente nocive. Proprio come i gli studenti delle scuole del quartiere Tamburi che una settimana fa hanno avvertito gli stessi sintomi degli operai e sono stati costretti a chiudere le lezioni per evitare di respirare sostanze pericolose.
Intanto in procura a Taranto si è tenuto un nuovo vertice tra i magistrati e la responsabile dei custodi tecnici Barbara Valenzano. Secondo indiscrezioni l’ingegnere nominata dal giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco avrebbe denunciato la mancanza di collaborazione dell’Ilva nell’esecuzione dei provvedimenti di spegnimento degli impianti. I custodi, diverse settimane fa, hanno infatti intimato all’azienda di avviare le procedure per lo spegnimento altiforni 1 e 5 e di dismettere e bonificare l’altoforno 3. Non solo per Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento affinchè possano essere eliminate tutte le situazioni di pericolo e realizzato il risanamento degli impianti, l’azienda deve procedere alla delocalizzazione dei parchi minerali in attesa di realizzare la copertura, al fermo di 7 batterienel reparto Cokeria, alla dismissione e alla bonifica dell’impianto Agglomerato non in funzione oltre ad una serie di interventi strutturali nei reparti Acciaeria e Gestione Materiali Ferrosi. Ordini impartiti ai vari livelli aziendali, ma che invece in questo momento sembrerebbero scontrarsi contro un ostruzionismo silenzioso che la custode avrebbe riportato ai magistrati.
Il pool formato dal procuratore Franco Sebastio, dall’aggiunto Pietro Argentino e dai sostituti Giovanna Cannarile e Mariano Buccoliero, sarebbe intenzionato a formalizzare gli impegni dell’azienda in un provvedimento giudiziario. Ma cosa accadrebbe in caso di una continuata ostruzione dell’Ilva? L’ipotesi più probabile a quel punto potrebbe essere quella di affidare a una ditta esterna l’esecuzione dello spegnimento degli impianti. Una soluzione che si cerca di scongiurare appellandosi alla collaborazione e al rispetto delle disposizioni della magistratura che Bruno Ferrante, presidente del cda Ilva, ha sempre sbandierato.
Intanto Taranto si prepara alla nuova fiaccolata organizzata dalle associazioni ambientaliste per sostenere la magistratura. Non mancano però le polemiche. Nicola Russo, presidente del Comitato Taranto futura che anni fa chiese attraverso un referendum il parere dei cittadini sulla chiusura dell’area a caldo dell’Ilva ha parlato di strumentalizzazione a fini politici della manifestazione. Secca la replica degli organizzatori: “Le accuse dell’avvocato Nicola Russo – hanno scritto in un comunicato Alessandro Marescotti di Peacelink e Fabio Matacchiera del Fondo antidiossina onlus – verso di noi di voler strumentalizzare politicamente la fiaccolata di domani sono assolutamente prive di ogni fondamento. Ad onor di cronaca, l’avv. Russo è venuto da noi a pregarci vivamente di organizzare insieme la fiaccolata. Siamo ben felici di non averla voluta fare con lui. Infatti, le sue accuse cadono pietosamente di fronte alla nostra attività ambientalista, lunga e sofferta, condotta sempre al di fuori di ogni tornaconto personale e di ogni carrierismo politico. Ribadiamo – si legge ancora nel comunicato – che la manifestazione non prevede alcuna bandiera politica. Inoltre, il corteo terminerà senza alcun comizio, ma avrà come epilogo un momento solenne, allorquando alcuni ambientalisti, in cima ad un palazzo, srotoleranno un lunghissimo striscione con un messaggio rivolto al ministro dell’ambiente Corrado Clini. In questo momento – hanno concluso gli ambientalisti – la città ha bisogno di forza ed unità e non di sterili polemiche”.