Il procuratore aggiunto di Palermo parla dal Festival della Legalità nel capoluogo siciliano e spiega che "la politica ha preferito chiudere gli occhi e entrare in contatto con i sistemi criminali, con le cricche e con le cosche". E sulla trattativa Stato-mafia: "Una parte del Paese non vuole la verità"
Scarso impegno della politica per assicurare che le liste non includano candidati e condannati e la necessità di una spinta da parte dei giovani “per il ricambio della classe dirigente. Di una classe dirigente responsabile della presenza della mafia nelle istituzioni”. Perché finora “la politica ha preferito chiudere gli occhi e entrare in contatto con i sistemi criminali, con le cricche e con le cosche”. Il Procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia intervenendo al Festival della Legalità del capoluogo siciliano organizzato da LiveSicilia, ha parlato dei legami tra politica e criminalità e organizzata, specie nella regione dell’ex governatore Lombardo, e della decisione della Cassazione di trasferire alla Procura di Milano, per competenza territoriale, il procedimento a carico del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri per l’ipotesi di estorsione ai danni di Silvio Berlusconi.
Liste pulite – “Non tocca a me fare valutazioni specifiche – ha detto – ma la mia sensazione è che non si sono fatti molti passi avanti per la composizione delle ‘liste pulite’ nelle candidature per le regionali del 28 ottobre“, ha specificato in riferimento alle elezioni regionali in Sicilia. “Speriamo che il Parlamento nazionale possa recuperare lì dove la politica siciliana ha fallito – ha aggiunto Ingroia – con l’approvazione del ddl anticorruzione“. In caso contrario, “i siciliani rischiano altrimenti di allontanarsi sempre di più dalla politica”. Per Ingroia, convinto che “la politica di questi tempi non è affidabile”, c’è bisogno “che dalla parte migliore della Sicilia venga una spinta forte dal basso per rinnovare questa classe dirigente. Una classe dirigente responsabile che non ripeta gli stessi errori della vecchia che ha finito per chiudere gli occhi e turarsi il naso entrando in relazione con mafia e cricche criminali”.
Processo a Dell’Utri – Sul trasferimento del procedimento che riguarda il senatore Pdl a Milano, Ingroia ha poi spiegato: “Evidentemente la Cassazione ha ritenuto diversamente da noi. Berlusconi ha preferito rivolgersi a Milano forse perché è di casa”. Alla domanda se si tratti di una decisione che ha in qualche modo frenato le possibilità investigative della procura di Palermo, il procuratore ha risposto: “C’è la Procura di Milano che sarà sicuramente all’altezza della situazione, anzi forse anche meglio di Palermo”.
Trattativa Stato – mafia – Ingroia è tornato anche a parlare dei rapporti tra Stato e mafia. Un tema sul quale “il Paese si sta risvegliando” e di cui” la verità storico-politica si prepara a essere consegnata agli italiani”, anche se c’è una parte dell’Italia “che questa verità sulla trattativa non la voleva vent’anni fa e non la vuole nemmeno oggi, e non può che avere paura”. Ingroia nota però che sta maturando a riguardo una coscienza sempre più forte, una coscienza civile che va stimolata” e “anche le polemiche -ha aggiunto- possono essere costruttive se non mirano ad alzare solo polveroni”.
Attacchi alla procura di Palermo – Ingroia è in partenza per il Guatemala per un incarico all’Onu. Una missione che ha accettato “anche per la necessità di fare una piccola parentesi. Certo non vado in vacanza – specifica -, avrò una vita ancora più blindata, ma mi farà sentire meglio cambiare aria. Mi servirà per tornare ritemprato, meno stanco”. Ma assicura: “Non farò mancare però la mia voce e la mia presenza in Italia”. Il procuratore aggiunto infatti ha dichiarato: “In questi ultimi tempi sono stato oggetto di fortissime polemiche che in realtà avevano come obiettivo il mio ufficio di Palermo. Quando io non ci sarò più, chi attacca strumentalmente le indagini dovrà gettare la maschera e mollare al presa. Finiranno così finalmente gli attacchi ingiustificati contro i magistrati di Palermo”.