Un dettaglio della biografia di Ian Curtis scritta dalla moglie Deborah, Touching From a Distance, mi ha sempre commosso. Un elemento probabilmente ininfluente sul triste epilogo di quel suo ultimo viaggio al termine della notte, verso l’alba del 18 maggio 1980, ma che in qualche modo enfatizza la tragicità del gesto e l’isolamento cantato nel superbo Closer. Nelle ore immediatamente precedenti il suicidio, il cantante dei Joy Division aveva guardato Stroszek di Werner Herzog in televisione. La notte in cui le immagini, di quello che è a tutti gli effetti uno dei film più strazianti dell’immenso regista tedesco, si impressero sulle retine del ventitreenne mancuniano, gli occhi del giovane frontman di una delle band più significative d’ogni epoca avevano forse smesso già da tempo di cercare la luce attraverso la pioggia battente di Manchester.
Il riferimento a Herzog ha trovato fedele riscontro anche nel film in suggestivo bianco e nero che il fotografo e filmmaker olandese Anton Corbijn ha dedicato a Ian Curtis nel 2007. La proiezione di Control alla Cineteca il 15 ottobre è uno dei numerosi appuntamenti che compongono la rassegna Kevin Cummins: sound and vision from Manchester: tra ottobre e novembre vari luoghi di Bologna ospiteranno mostre, concerti, proiezioni e dj set dedicati interamente alla cultura musicale della città inglese tra Settanta e Novanta.
Il filo narrativo che tiene insieme tutti gli eventi risiede negli scatti celebri ed emblematici di Kevin Cummins, uno che ha sfruttato al meglio e con una particolare sensibilità artistica l’opportunità di vivere da insider, a stretto contatto con i protagonisti, l’epoca d’oro, quella iniziata nel 1976 con il punk dei Buzzcocks e proseguita con Fall, Joy Division, Smiths, Magazine, A Certain Ratio, Durutti Column, New Order. Dal post-punk dalle linee stilizzate ed austere della Factory alle follie lisergico-danzerecce dell’Hacienda e dei nuovi gruppi della ribattezzata “Madchester” a cavallo tra Ottanta e Novanta: Happy Mondays, Stone Roses, Inspiral Carpets, Charlatans, 808 State… Questa lunga stagione ha incoronato un vero e proprio re, “Mr. Manchester”, il manager impresario Tony Wilson, la cui leggendaria vicenda viene raccontata nello spassoso 24 Hour Party People di Michael Winterbottom, pellicola che mutua il proprio titolo dal pezzo manifesto degli Happy Mondays, contenuto nel primo album (1986) della strepitosa ed incontenibile band di Shaun Ryder, e che verrà proiettata lunedì 8 ottobre, sempre alla Cineteca.
Manchester è una città che ha fatto scuola, non ci sono banane, una città in cui “quel sentore che qualcosa d’importante stava per accadere”, sin da quel primo mitico concerto che vi tennero i Sex Pistols, sarebbe effettivamente stato confermato dal corso degli eventi: ed ecco allora che nelle suggestive foto in bianco e nero di Kevin Cummins, in mostra da ONO Arte Contemporanea da venerdì 5 ottobre a martedì 20 novembre, non ammiriamo soltanto i ritratti di Howard Devoto, Ian Curtis, Morrissey ed altri musicisti icone d’un epoca ma anche vedute del gelido tessuto urbano postindustriale in cui protagonista assoluta è esclusivamente la città mancuniana. Nel bookshop all’interno della galleria d’arte fanno già bella mostra di sé tre pile del volume Manchester: Looking for the Light Through the Pouring Rain, il libro che raccoglie alcuni dei migliori scatti del fotografo inglese che sarà presente il giorno dell’inaugurazione, venerdì 5 ottobre.
La serata proseguirà in Cineteca con la proiezione di Upside Down: the Creation Records Story di Danny O’Connor, film inglese del 2010 dedicato alla storica etichetta di My Bloody Valentine, Jesus and Mary Chain, Primal Scream, Teenage Fanclub, Slowdive, Oasis e molte altre band. A tal proposito, sabato 6 ottobre al Covo Club vi sarà il dj set del fondatore della label britannica ovvero Alan McGee. Nel corso della medesima serata di sabato si esibiranno al Crash i già citati Buzzcocks, la grande punk band formata all’epoca del classico Spiral Scratch EP da Howard Devoto, Pete Shelley e Steve Diggle. Del 1978 invece il loro primo album, quella pietra miliare che risponde al nome di Another Music in a Different Kitchen: punk veloce e melodico, perfettamente rappresentato da un pezzo pirotecnico come Fast Cars, che avrebbe annoverato una schiera di imitatori molto nutrita negli anni a venire. Contemporaneamente, al Paladozza, Noel Gallagher’s High Flying Birds, la nuova formazione allestita da uno dei due fratelli Gallagher dopo lo scioglimento degli Oasis.
Infine, il 20 ottobre, un altro dj set al Covo Club. Questa volta sarà il turno di Peter Hook, storico bassista dei Joy Division e dei New Order, e di Mike Joyce, ex batterista degli Smiths. Insomma, una retrospettiva che è una sorta di bagno di storia, come un’acquazzone che viene giù dal plumbeo cielo di Manchester.