“Visitare la moschea? No grazie, abbiamo paura”. I giovani studenti di una classe di un istituto tecnico di Parma hanno rifiutato con questa motivazione la proposta di una visita nel centro islamico cittadino. L’iniziativa era programmata all’interno della “VII Giornata parmense per il dialogo interreligioso” realizzata dal Forum interreligioso insieme a Comune e Provincia, che prevede, tra le altre cose, il tour delle scolaresche nei diversi luoghi di culto della città.
Tra le tappe ci sono il duomo, la sinagoga, la chiesa cristiana avventista, quella evangelica metodista e l’ortodossa. E anche il centro islamico di via Campanini, su cui però una classe ha messo il veto. Alla faccia del dialogo interreligioso, l’insegnante dell’istituto ha dovuto declinare l’invito alla visita guidata per i suoi studenti, adducendo come giustificazione la paura manifestata dai ragazzi.
“È un fatto gravissimo – ha commentato Luciano Mazzoni, presidente del Forum interreligioso, che ha raccontato l’episodio durante la presentazione dell’iniziativa – ed è la dimostrazione che fatti che accadono lontano hanno influenza anche nella nostra città. È evidente che c’è una resistenza psicologica nei confronti del diverso che andrebbe approfondita dagli insegnanti e dall’intero sistema educativo”. Altro che integrazione, insomma. Per Mazzoni il lavoro interculturale da fare è ancora tanto, e non solo sui ragazzi, ma anche sui genitori e sull’intera comunità. “Non mettiamo in croce quei ragazzi, perché il problema è molto più profondo. Gli studenti hanno espresso un timore – spiega – frutto di sentori e opinioni condivise, che tendono a tenere lontano il diverso”.
Come se non bastassero le cronache internazionali a creare diffidenza, a Parma la moschea è da sempre stata una questione calda. Era stata la giunta di Pietro Vignali a spostare il luogo di culto dall’Oltretorrente a un quartiere artigianale a nord della città, in via Campanini, ma gli artigiani della zona si sono sempre opposti alla presenza dei musulmani, innescando una vera e propria battaglia a suon di querele e battibecchi. Con il risultato che il centro islamico attende ancora una nuova sede, che il commissario straordinario Mario Ciclosi aveva individuato in due possibili zone ai margini della città. “C’è bisogno di una soluzione definitiva, per il bene di tutti” ha aggiunto Mazzoni.
Di certo però non è solo la moschea il centro di tutti i problemi. La questione dell’integrazione investe anche le scuole, dove ci sono intere “classi ghetto”, in cui gli stranieri sono in prevalenza rispetto agli studenti italiani. “Il fatto che siano tutti nati in Italia non cambia le cose, perché poi in famiglia questi bambini non parlano italiano – continua il presidente del Forum – Non ci si può nascondere dietro a un dito. Anche i genitori dovrebbero imparare l’integrazione, altrimenti i ragazzi avranno sempre paura del diverso e dell’immigrato”.