Oggi inauguriamo la nuova sede, e la nuova stagione, di Telejato. Ma in realtà l’inaugurazione per primo l’ha già fatta qualcun altro, sabato scorso, bruciandoci i trasmettitori. Sono stati svelti, loro, a capire quello che stava succedendo – un nemico più forte, più siciliano – e hanno agito a modo loro di conseguenza, non con le parole e le chiacchiere ma con i fatti.
Ecco: la stessa serietà – per così dire – e concretezza vorremmo che dimostrasse ora lo Stato. Qui signori non si sono limitati a fare dichiarazioni. E lo Stato cosa farà di rimando? E le istituzioni?
Molti anni fa, restammo senza computer al vecchio coordinamento antimafia di Palermo, quello delle prime manifestazioni. Qualche giorno dopo arrivarono due distinti signori che parlavano in inglese, e in effetti venivano dall’ambasciata d’Inghilterra. Portavano un nuovo computer, dono personale della regina Elisabetta, che aveva saputo la faccenda e aveva deciso che non si poteva lasciare in silenzio l’antimafia di Palermo.
Signor Presidente, Maestà, Presidente Napoletano: Telejato è un avamposto dell’Italia, è un pezzo del nostro Paese che sta combattendo contro la mafia. Tocca alle istituzioni, tocca allo Stato, tocca anche a Lei, rimetterci in condizioni di farlo. Sabato notte, hanno attaccato anche Lei e lo Stato. Le chiedo rispettosamente di intervenire decisamente, con la Sua autorità, per rimetterci pienamente in condizioni di funzionare. Dai soldi confiscati alla mafia, lo Stato non può trarre il poco che basta a rimettere in campo a tutta forza la voce dell’antimafia?
Di certo, signor Presidente, lei non può ascoltarci subito ora, in questo istante. Ma non dubito che queste parole arriveranno anche a lei, perché viaggiano molto, le parole di Telejato. Le ascoltano i nemici, e agiscono di conseguenza. Arriveranno anche a Lei, in qualche modo. Le ascolti, risponda con la Sua autorità e con la Sua forza.
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“Caro Pino, trovo questo numero nell’agenda di Roberto e ti dico che probabilmente lui ti avrebbe detto: in bocca al lupo e avanti sempre. Buon lavoro e un grande abbraccio”.La firma è quella di Mara Morrione. Roberto, come ti ricordiamo in questo momento. Sei stato maestro di giovani, a Liberainformazione, e questa è una redazione di giovani, qui a Telejunior.
Giovani giornalisti, sembra una contraddizione. Perché il giornalismo è molto vecchio, in questo paese, vecchio, stantìo e senza gran voglia di alzarsi dalla sua poltrona. Ma non qua dentro. Qui vive il giornalismo di Impastato, di Rostagno, dei Siciliani, di Giuseppe Fava, dei Siciliani, il giornalismo spavaldo e allegro che lotta senza paura per la verità.
“A che serve essere vivi, se non c’è il coraggio di lottare?”. Telejunior, non a caso, fa parte della rete dei Siciliani giovani. Gli anni sono passati, ma sono arrivati altri giovani e il giornalismo, alla faccia di tutti, è rimasto in piedi.
Signore e signori, e Lei Signor Presidente, e alla facciazza vostra anche anche voi stronzi mafiosi, buon ascolto. Qui Telejunior 275, qui giornalismo libero, qui Telejato.