Cronaca

Il Comune non ha soldi per la polizia municipale. E il sindaco diventa vigile

Succede a Inarzo, in provincia di Varese, dove il primo cittadino ha vergato di suo pugno alcune ammende, sostituendo in tutto e per tutto la figura dell'ausiliare di cui, da qualche mese, il suo Comune ha dovuto fare a meno a causa di una ormai cronica carenza di fondi

Nel paese della casta e dei rimborsi milionari ai consiglieri regionali ci sono comuni che non hanno di che pagare un vigile urbano, uno stradino o un operatore ecologico. Sindaci che non riescono a garantire ai propri cittadini i servizi essenziali, scegliendo per il bene del paese, di rimetterci di tasca propria. Un caso, particolarmente esemplificativo, è quello di Mauro Montagna, primo cittadino di Inarzo, un Comune della provincia di Varese che conta poco più di mille anime. Recentemente si è guadagnato gli onori delle cronache per aver vergato di suo pugno alcune ammende, sostituendo in tutto e per tutto la figura del vigile urbano di cui, da qualche mese, il suo Comune ha dovuto fare a meno a causa di una ormai cronica carenza di fondi. Fino a qualche tempo fa il servizio di polizia urbana era garantito da una convenzione con un comune limitrofo, la convenzione è scaduta e tra le pieghe di bilancio non sono stati trovati i fondi necessari per un rinnovo così oggi è il primo cittadino ad occuparsi delle incombenze che prima spettavano agli agenti, dai sopralluoghi per le residenze, alla regolamentazione del traffico durante gli eventi, fino alle multe per le infrazioni al codice della strada. “Quest’anno nelle pieghe del bilancio questa spesa proprio non ci stava – spiega il sindaco a ilfattoquotidiano.it – così ho deciso di assumermi questo impegno per far fronte alle incombenze che attengono al ruolo del vigile”.

Controllo del territorio, controllo del traffico e anche qualche sanzione: “Ma non lo faccio con lo spirito del giustiziere. E’ una scelta presa per garantire questo servizio. Sul lungo periodo credo che riusciremo ad organizzarci diversamente attraverso l’istituzione dell’unione dei comuni, che purtroppo non ci garantirà risparmi economici, ma ci darà quantomeno la possibilità di avere questi servizi”. 

Quello di Inarzo non è certo un caso isolato. Non è la prima volta che capita, soprattutto nelle piccole realtà, dove la crisi ha iniziato a mordere già da tempo. È proprio nei comuni sotto ai mille abitanti, dove far quadrare i bilanci diventa spesso un affare da temerari, che il ruolo di sindaco e assessori diventa una vera e propria missione. Così c’è chi taglia o rinuncia del tutto alle indennità di carica, chi si rimbocca le maniche indossando i panni dell’operatore ecologico, dell’imbianchino o facendo le pulizie nel palazzo comunale. Senza andare lontano da Inarzo, a Cazzago Brabbia sono anni che il sindaco Massimo Nicora e la sua giunta al sabato mattina brandiscono la ramazza per pulire le strade del borgo. A Castronno, sempre in provincia di Varese, il sindaco Luciano Grandi pulisce mensilmente i vetri del suo palazzo comunale per risparmiare sull’appalto. A Vergemoli (Lucca), il sindaco Michele Giannini, proprio come il suo collega di Inarzo ha iniziato a fare il vigile urbano. Giannini non prende un centesimo né per fare il sindaco, né per fare il vigile, come lui anche la sua giunta e l’intero consiglio comunale. “In un momento dove non ci sono risorse da spendere – ha spiegato in un’intervista al quotidiano La Nazione -, se avessi assunto questa funzione avrei risparmiato 10mila euro l’anno. Soldi che, ora, posso permettermi di investire per la mia comunità in servizi, attività e in tutto ciò di cui c’è bisogno”.

A Viganò, in provincia di Lecco, il primo cittadino Renato Ghezzi ha interpretato il suo impegno in maniera ancora più totale. Oltre a ricoprire la funzione di vigile urbano, all’occorrenza si presta anche al ruolo di stradino, giardiniere, operatore ecologico e tanto altro ancora. L’elenco dei sindaci di buona volontà potrebbe continuare ancora a lungo. La buona volontà dei sindaci potrebbe invece esaurirsi in mancanza di risposte concrete da parte del Governo di fronte all’agonia dei piccoli enti locali.