Dopo la militanza antifascista nel 1978 si era ritirato sugli Appennini reggiani e creato la comunità di Cà Morosini dove aveva piantato 3000 alberi e ospitato gli agronomi di tutto il mondo. Elogiato anche da Grillo, un anno fa disse: "Oggi è peggio dell'epoca fascista: ti fanno credere di essere libero e invece siamo governati dalle multinazionali"
Agronomo e ambientalista, partigiano. Si è spento questa mattina Paride Allegri, meglio noto a Reggio Emilia come Sirio, partigiano della 76a Brigata SAP “Angelo Zanti”. A piangerlo oggi, le colline dell’appennino reggiano là dove aveva deciso di ritirarsi e dove aveva fondato la celebre comune di Ca’ Morosini. Tra quelle montagne arriva nel 1978 per ritornare alla terra, in quella che lui definiva “la giusta direzione”. Oltre 3000 gli alberi piantati dal partigiano nella sua dimora, ospitando viaggiatori e studiosi da tutto il mondo, tra cui l’agronomo giapponese Masanobu Fukuoka. E a chi chiedeva di poter venire a vivere a Ca’ Morosini, lui rispondeva regalando un pezzo di terra da coltivare.
Al ritiro dalla città di Paride Allegri, non coinciderà mai il ritiro dalla vita pubblica e la militanza. Le sue parole e i suoi insegnamenti hanno continuato negli anni a scandire la vita locale e in tanti andavano a bussare alla sua porta. A intervistarlo in occasione del 25 aprile 2008, alcuni militanti del Movimento Cinque Stelle di Reggio Emilia ai quali disse: “Ai giovani d’oggi voglio dire che bisogna ragionare con la propria testa, con sentimento. State attenti a scoprire la verità attraverso il ragionamento proprio”. Perché il periodo contemporaneo che ci troviamo a vivere, ripeteva sempre Paride, è peggio del fascismo: “È peggio adesso, perchè sembra che ci sia la libertà, ti fanno credere di essere libero e invece siamo governati dalle multinazionali. Allora era più facile fare il ragionamento proprio perché c’era meno confusione. Oggi la libertà è più difficile da capire”. Un messaggio di militanza, dall’alto dei suoi 92 anni e dal basso di una continua militanza per la democrazia e la partecipazione. A riprendere le sue parole, lo stesso Beppe Grillo, rendendo omaggio ad uno dei simboli della resistenza partigiana a Reggio Emilia.
Nato a Collagna nel 1920, Allegri si è spento ieri notte nella sua casa di Montalto, nel comune di Vezzano dove da lungo tempo era assistito dalla moglie a causa della sua malattia di Parkinson. A Reggio Emilia è ricordato per la sua attività di politico e partigiano. Subito dopo la liberazione ricopre il ruolo di consigliere comunale dal 1945 al 1946. Successivamente è scelto per la dirigenza del servizio del verde pubblico a Reggio Emilia. “è merito di Allegri se la città ha degli spazi verdi”, dicono in città. E in parte sicuramente è così. Consigliere comunale in seguito per il partito dei Verdi, nel 1987 fonda “Resistenza Verde” e contribuisce alla creazione del Parco Santa Maria, vicino alla questura. Sua la raccolta firme per la realizzazione del bosco urbano a Campovolo, un progetto a cui, dicono in tanti, bisognerebbe dare seguito anche in sua memoria.
A ricordarlo i cittadini e le istituzioni con rispetto e dolore per quello che era uno degli ultimi difensori attivi della terra, dalla sua parte politica fino a quella naturalistica. Un esempio di resistenza che in tanti, tra amministratori e semplici abitanti di Reggio Emilia ci tengono a ricordare. “Le sue capacità organizzative e militari, – ricorda il gruppo di storici di Istoreco, – unite ad un’accentuata sensibilità e disponibilità umana sono di esempio per tutti coloro che hanno visto e vedono nella lotta di Liberazione l’esplicitarsi delle fondamenta civili e morali della Costituzione e della Repubblica Italiana”. Parole di affetto che uniscono le diverse istituzioni e schieramenti politici: “Uomini semplici, – dicono i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle di Reggio Emilia, – e straordinari al tempo stesso come Paride non moriranno mai nel cuore delle persone perbene”.
“L’uomo che piantava gli alberi” è il racconto di Jean Giono, ma anche uno dei pochi modi per riuscire a raccontare la storia e la vita di Paride Allegri. A scegliere la vicenda del pastore che pianta gli alberi con le sue mani per ripopolare una terra arida, il regista Bruno Cappagli che, nello spettacolo “Il cerchio dei ciliegi”, cerca di raccontare con passione e poesia la vita di un uomo che ha fatto la storia di Reggio Emilia e del suo appennino. Paride Allegri era tornato alla terra per lottare contro il deperimento dell’ambiente e per rispondere con concretezza al mondo in continuo cambiamento. E non sono solo quei 3000 alberi piantati a Ca’ Morosini a segnare il passaggio sulla terra di Paride Allegri, ma il messaggio di pace e militanza seminato nel pensiero dei tanti cittadini reggiani. I funerali si terranno sabato 6 ottobre a Montalto sull’Appennino Reggiano e come su richiesta del partigiano, in forma privata.