Guardando il documentario “Baseball in the time of cholera”, che narra della situazione di Haiti dopo il terremoto e l’epidemia, ci si imbatte in un avvocato nero dall’aria onesta e affabile, ma determinata, che racconta le azioni legali intraprese contro le Nazioni Unite, ritenute responsabili della diffusione del virus mediante gli scarichi effettuati dal contingente nepalese dei caschi blu nelle acque di un fiume.
E’ Mario Joseph. Mario è il direttore di uno dei più importanti studi legali di Haiti, il Bureau des affaires internationaux, ed è membro, con me ed altri, del Bureau dell’Associazione internazionale dei giuristi democratici.
Haiti ha una storia strana ed emblematica. Primo territorio coloniale a ribellarsi, subito dopo la Rivoluzione francese, da cui prese spunto per proclamare la propria indipendenza, Haiti è stata assoggettata a un destino di dominazione e di miseria, forse anche per una sorta di riflesso vendicativo delle stesse Potenze europee, prime fra tutte la stessa Francia che le impose il pagamento di un debito enorme.
In tempi più recenti, gli Stati Uniti hanno preso il posto delle antiche potenze coloniali europee, governando Haiti per interposta persona, come fecero con Cuba fino alla rivoluzione del 1959, e con altri Stati dei Caraibi. Direttamente appoggiato dagli Stati Uniti, il dittatore Duvalier, detto Papa Doc, protagonista di una delle peggiori tirannie della storia che lasciò il posto a suo figlio Jean-Claude (Baby Doc). Quando costui venne Alfine rovesciato dalla sollevazione popolare, gli Stati Uniti intervennero ancora più volte, da soli e tramite Nazioni Unite, per imporre governi di loro gradimento, silurando da ultimo quello democraticamente eletto del presidente Aristides.
Oggi è presidente di Haiti Martelly, che conta nel suo governo come consigliere il figlio di Papa Doc, Jean-Claude Duvalier, e fra i suoi ministri i figli di quelli che furono ministri di Duvalier.
Non è facile essere giurista democratico ad Haiti, Paese segnato da miseria, corruzione, repressione e costante intervento ed occupazione stranieri. Eppure Mario si è dedicato senza esitare per tutta la sua carriera a difendere i poveri. Ha continuato a sostenere accuse di violazione dei diritti umani nei confronti di Jean-Claude Duvalier, a difendere i diritti dei profughi a non essere espulsi dai campi, quelli delle donne a non essere stuprate, quelli dei lavoratori e quelli a un voto trasparente e democratico. Il suo ufficio è diventato punto di riferimento costante per tutti i movimenti popolari.
Per questi motivi, la libertà e la vita di Mario sono oggi a rischio. Il procuratore capo della capitale haitiana, Port-au-Prince, ha denunciato alla stampa e all’opinione pubblica di essere stato destituito per essersi opposto all’emissione di un mandato, del tutto immotivato, di cattura nei confronti di Mario e di chiusura dell’ufficio che dirige.
Questo costituisce del resto solo l’ultimo di una serie di episodi di intimidazione, persecuzione e minacce nei confronti di Mario, documentati dall’Istituto haitiano per la democrazia e i diritti umani insieme alle multiformi attività democratiche e di difesa dei diritti umani che sono alla base di tali episodi.
In difesa del mio valoroso amico, compagno e collega ho inviato all’Ambasciata di Haiti a Roma il seguente messaggio:
“Eccellenza,
l’Associazione italiana dei giuristi democratici ( www.giuristidemocratici.it) ha avuto notizia di un mandato di cattura che starebbe per essere emesso ed eseguito ad Haiti nei confronti dell’avvocato Mario Joseph, stimato difensore dei diritti umani e membro del Bureau dell’Associazione internazionale dei giuristi democratici.
Fortemente preoccupati per la libertà e l’incolumità fisica del nostro collega, già oggetto da tempo di minacce, persecuzioni e intimidazioni per le sue coraggiose attività al servizio della giustizia e dei diritti della popolazione più povera, La invitiamo ad esprimere al Suo governo tale preoccupazione.
Chiediamo al governo haitiano di recedere da ogni intento persecutorio nei confronti dell’avvocato Mario Joseph, garantendogli anzi ogni tutela e protezione, ai sensi delle norme applicabili del diritto internazionale e dei documenti delle Nazioni Unite in tema di tutela dei difensori dei diritti umani”.
Invito tutte e tutti coloro che abbiano a cuore i diritti umani di inviare un messaggio analogo. L’indirizzo è segreteria@ambhaiti.it. Forse, la pressione democratica del mondo intero può contribuire a salvaguardare un vero difensore dei diritti umani, oggi in pericolo per essersi opposto ad ingiustizia, arbitrio ed oppressione.