Viale di Tor di Quinto offre un affresco inquietante del degrado di Roma. A poche centinaia di metri da Ponte Milvio, piazza simbolo della Roma Nord benestante, ogni mattina lo spettacolo è lo stesso. Gruppetti di operai si assiepano sui due lati della strada, aspettando di essere caricati dai furgoni dei caporali per lavorare alla giornata, in nero, a paghe da fame. Proprio di fronte a una delle principali caserme dei Carabinieri della città, la “Salvo D’Acquisto”. Tor di Quinto è una piazza storica, rinomata, del caporalato romano; un esempio di illegalità lampante, a cielo aperto, che continua ad essere ignorato. “Se non intervengono i carabinieri, si figuri cosa possiamo fare noi” – si difende un agente della polizia municipale – .”E’ così da sempre. Prima questa via era famosa per le lucciole, che ci sono ancora (anche in pieno giorno, ndr). Poi c’è lo ‘smorzo’. Ma se uno va lì in divisa non può fare nulla”. Lungo il parcheggio che affianca il viale, oltre agli operai e le prostitute, ci sono alcuni rom sgomberati dal campo di via Baiardo, una serie di roulotte abitate, e cumuli di materiale raccolto dai cassonetti e assiepato sul marciapiede di Tommaso Rodano