Fa un passo indietro Anvur, l’Agenzia per la valutazione del sistema universitario e della ricerca, che nelle scorse settimane era stata criticata per le liste delle riviste “scientifiche” su cui pubblicare articoli da presentare nel curriculum per il concorso nazionale per l’abilitazione dei professori universitari. Con un documento pubblicato oggi sul sito dell’Agenzia l’Anvur fa sapere di avere rivisto le liste ed eliminato 20 riviste che avevano attirato le ire dei ricercatori e scatenato l’ironia della rete. Infatti nelle liste precedenti comparivano testate che difficilmente possono essere considerate scientifiche, come il web magazine della fondazione finiana Fare Futuro (valeva per il concorso in Scienze giuridiche), Il Mattino di Padova ed Etruria oggi (per Storia) o testate religiose come Il Clero Italiano o LaVita Cattolica.
È divertente il tono con cui Anvur si auto-incensa per aver eliminato dalle liste le riviste incriminate e balzate agli onori della cronaca. Testuali parole, “i gruppi di lavoro, avvalendosi delle società scientifiche interpellate dall’ANVUR, hanno effettuato una difficile e meritoria opera di sfrondamento”. Ancora una volta è il sito ROARS (Return on Academic Research) a commentare la notizia senza risparmiare sull’ironia. Roars è un sito costituito da ricercatori universitari che stanno seguendo passo a passo il difficile percorso a ostacoli dell’Agenzia voluta da Fabio Mussi e istituita da Mariastella Gelmini, colpita da ritardi, ricorsi e infinite polemiche. Anche l’ultima comunicazione da parte dell’Anvur non viene risparmiata dalle critiche. Secondo ROARS “lo scenario rimane opaco e non viene diradato il sospetto che alcune riviste poco o per nulla scientifiche godessero di speciali “raccomandazioni” perché dovevano fungere da “backdoor” per aspiranti commissari o persino per possibili candidati”.
Dal canto suo Anvur dà la colpa al poco tempo avuto a disposizione per controllare le riviste che erano state segnalate, lo ricordiamo, dai professori universitari già in ruolo. L’agenzia si lamenta infatti di aver avuto a che fare con siti docenti, cioè quelli in cui i professori universitari depositano le pubblicazioni, “infarciti di pubblicazioni che nulla hanno di scientifico”. Tuttavia il compito dell’agenzia era proprio quello di selezionare le pubblicazioni “scientifiche” da questa mole di dati, in cui sono naturalmente incluse pubblicazioni che seppure non scientifiche fanno parte del lavoro svolto dai ricercatori, per esempio articoli informativi rivolti a un pubblico ampio o opere di divulgazione e di commento. ROARS sottolinea che l’Anvur “proprio per organizzare la scrematura aveva pubblicato una serie di criteri di scientificità che in diversi casi sono stati clamorosamente disattesi.”
Resta da capire quali siano i motivi che hanno portato a incorrere in questi errori. A giornalisti e ricercatori sono bastate poche ore per leggere le liste e scovare le riviste che nulla avevano di scientifico. Anvur tuttavia non spiega come gruppi di lavoro specializzati che avevano come compito proprio la scrematura delle riviste non si siano accorti di nulla. Sono stati errori dovuti a incompetenza? Chi ha fatto i controlli? Quali sono le altre riviste non incluse nelle liste? Oppure le riviste incriminate erano state lasciate volontariamente, per favorire qualcuno nei concorsi? Basterebbe una “meritoria” opera di trasparenza per cancellare i sospetti.
Twitter: @adelfanti