“All’inizio eravamo partiti con un’idea internazionale – spiega la Bonini, attrice e autrice di teatro nota al pubblico francese ed italiano – con l’intento di unire progetti artistici in zone critiche del mondo, dall’India all’Europa. Purtroppo ci sono mancati i fondi, e abbiamo pensato che non c’era bisogno di andare così lontano per mettere in pratica il nostro progetto”. Ed è così che è nata l’attività teatrale del Petit Bard, con una tradizione che ormai da 11 anni accompagna le famiglie e i ragazzi del quartiere, riuscendo a favorire integrazione, dialogo e incontro, là dove molti altri progetti hanno avuto difficoltà.
Bonini e Rondot, registe e menti del progetto, girano per i cortili del quartiere a inizio anno e offrono un’attività alternativa, come quella del teatro. Propongono a ragazzi e ragazze di venire a provare anche solo una volta, vedere come ci si sente a stare su di un palco e far parlare altre storie, a condividere un racconto con il vicino, e a farlo in francese, nella lingua che non è dei genitori ma che loro sì, i figli del Petit Bard devono e sanno sentire loro. E funziona. “All’inizio dovevamo convincere i ragazzi – aggiunge Emanuela – adesso sono loro che vengono da noi. Le mamme ci aiutano in questo, e adesso che si è creato un vero e proprio rapporto di fiducia ci mandano intere generazioni di figli. Rappresentiamo una bella occasione per loro, per permettere ai figli di non passare interi pomeriggi per strada e questo lo hanno capito”.
Il prezzo è di un euro ad atelier, un costo simbolico che permette di dare maggiore dignità anche a chi fruisce del servizio. Due le fasce di bambini e adolescenti che possono partecipare: il primo gruppo va dagli 8 ai 13 anni, il secondo dai 13 ai 18 anni. I ragazzi ogni anno mettono in scena racconti di zone diverse del mondo, studiando le altre culture secondo la prospettiva più magica e al tempo stesso reale che ci sia: i racconti tradizionali. Il Carnevale di Venezia, le Mille e una Notte, le storie dell’India e della “Grande Russia”, per arrivare fino a quest’anno, quando gli spettacoli sono dedicati ad un viaggio verso il lontano est cinese. “A la recherche du soleil” (Alla ricerca del Sole”), il titolo dello spettacolo del 2011/2012 che il primo weekend di giugno è stato messo in scena presso l’Institut du Monde Arabe di Parigi.
“Sono in media sette gli spettacoli pubblici che facciamo ogni anno con questi ragazzi – continua Emanuela Bonini – è importante che l’atelier non si limiti ad un semplice esercizio tra pochi, ma che veda palcoscenici e che li metta alla prova. Lo spettacolo all’Institut du Monde Arabe inoltre, permette a questi ragazzi di incontrare un’altra compagnia di ragazzi di Parigi e di cimentarsi insieme nella realizzazione teatrale. È un incontro importante che avviene ogni anno”. Il teatro diventa così lo strumento culturale capace di favorire una migliore integrazione. “In questi anni abbiamo visto come lo studio di racconti che vengono da tutto il mondo permetta ai ragazzi di capire meglio se stessi e il dialogo con altre culture. Nell’anno 2009/2010 ad esempio abbiamo dedicato il progetto alle narrazioni zigane, e pian piano i ragazzi si sono resi conto che gli zigani erano i loro vicini di quartiere e che le loro storie potevano essere davvero appassionanti. È un processo lungo e a volte faticoso, ma ci dà tante soddisfazioni”.
Emanuela Bonini è arrivata a Parigi dopo lo studio delle lingue orientali e della commedia dell’arte a Venezia. In Francia si è specializzata nella tecnica del mimo e ha approfondito lo studio dei teatri d’oriente. “Trilogie pour une actrice et 21 marionettes” è lo spettacolo teatrale di cui è autrice e marionettista insieme e con il quale ha girato i teatri di Parigi, facendo conoscere le sue doti di narratrice. “È in Francia dove mi sono formata e dove riesco a realizzare i miei progetti – conclude Emanuela – Le tutele per i lavoratori dello spettacolo qui sono maggiori e i fondi e le opportunità ci permettono di vivere della nostra arte. In Italia, purtroppo sarebbe quasi impossibile fare lo stesso”.