In campagna elettorale aveva promesso una serie di opposizioni. Ma quando il sindaco del Movimento 5 stelle si è trovato a dover firmare autorizzazioni lo ha dovuto fare. Altrimenti sarebbero volate le penali. L'opposizione lo critica, lui: "Strada obbligata"
L’inceneritore, la cementificazione, le società partecipate, il debito e infine perfino il circo con gli animali. A quattro mesi dalla vittoria, per il sindaco di Parma Federico Pizzarotti quelli che nella corsa al Municipio erano punti fermi ora vacillano. A partire dal cavallo di battaglia dello stop al forno di Ugozzolo, che a dispetto delle indagini della Procura e del fatto che da inizio ottobre è scaduto il contratto di gestione rifiuti con la multiutility Iren, continua a crescere alle porte della città per entrare in funzione entro fine 2012. Pizzarotti non si scompone e spera, aprendo la via a un impianto alternativo per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti, ma intanto Iren ha chiesto 28 milioni di euro di danni per lo stop imposto nel 2011 dall’ex sindaco Pietro Vignali, e a pagare, in caso di sconfitta, sarà l’amministrazione Cinque stelle.
In campagna elettorale tutto sembrava più facile, ma una volta indossata la fascia tricolore, Pizzarotti ha scoperto a proprie spese che non tutti gli obiettivi che i Cinque stelle si erano prefissati sono così facili da raggiungere. E conti alla mano, quello che per ora è costretto a fare è rattoppare i buchi lasciati dagli altri predecessori, raddrizzare dove è possibile, proseguire progetti in cui un cambio di rotta porterebbe a un ulteriore danno economico del Comune, che ha già un debito di oltre 800 milioni di euro.
Con questa motivazione la giunta che osteggia la grande distribuzione ha dato il via libera a un centro commerciale Decathlon di 9mila metri quadrati nella prima periferia di Parma pianificato in passato. “Un’opera che non ci rappresenta – ha ammesso sconsolato l’assessore all’Urbanistica Michele Alinovi – ma l’approvazione era inevitabile, fermarlo comporterebbe penali troppo alte”. Stessa ragione per cui il sindaco non riuscirà a fermare la tappa parmigiana del circo Rinaldo Orfei di Aldo Martini, che a Imola ha scatenato le polemiche dopo la morte della giraffa Aleksandre. E questo nonostante nel programma i Cinque stelle proponessero di “vietare la sosta a circhi e spettacoli itineranti che facciano utilizzo di animali esotici”. La domanda in questo caso era stata vagliata ad aprile dal commissario e l’iter autorizzativo non si poteva fermare, anche se deve ancora arrivare il via libera definitivo dell’Ausl. “Non potevamo fare altro e dovevamo agire nel rispetto delle norme, per non incorrere in cause legali” chiarisce Pizzarotti, che però promette per il futuro un regolamento per evitare queste forme di sfruttamento degli animali.
Anche sulle partecipate, un buco nero in cui si dividono i debiti milionari del Municipio, le operazioni della giunta seguono la scia di quanto avviato dalla gestione commissariale di Mario Ciclosi, come la vendita delle quote di Stu Pasubio, con cui di fatto il Comune cederebbe a privati una zona della città in via di riqualificazione. E questo fa infuriare la minoranza, che in consiglio comunale chiede condivisione sulle decisioni che riguardano il patrimonio pubblico. Come i 7,2 milioni di debito inseriti fuori bilancio, accumulati tra il 2006 e il 2011 dalle passate amministrazioni, spese previste da contratti o convenzioni per cui non era stata pianificata la copertura economica. L’opposizione voleva “una caccia alle streghe” sui responsabili, una battaglia per dimostrare l’illegittimità di questi debiti. Invece l’assessore al Bilancio Gino Capelli e il sindaco hanno scelto di agire con responsabilità, di coprire i buchi e voltare pagina. “Prendersi la responsabilità non significa diventare corresponsabili” ha detto il primo cittadino, incalzato in consiglio. Ma intanto la denuncia della coalizione di centrosinistra è chiara: “Nel bilancio sembra che siamo ancora una città commissariata e la maggioranza vota per ordine di partito, senza entrare nel merito delle questioni”.
In aula piovono accuse di immobilismo, di mancanza di pianificazione e poco rispetto verso gli organi di rappresentanza democratica, addirittura si punta il dito sulla non trasparenza, da sempre vessillo del Movimento. Pizzarotti non fa fatica a rispondere, perdendo però quel sorriso che lo contraddistingue dal giorno del ballottaggio, perché quello che chiede alla minoranza è collaborazione e soprattutto critiche sì, ma costruttive: “Stiamo seguendo una strada tracciata dal commissario per arrivare ad avere i conti in equilibrio e fino a Natale faremo questo. Fino ad oggi abbiamo bevuto champagne e mangiato caviale, quando forse era il caso di mangiare delle bruschette. Noi siamo al lavoro tutti i giorni per cercare di portare a casa il Comune, non noi, non la nostra facciata”.
Certo i passi in avanti verso il cambiamento, seppur piccoli, ci sono stati: i tagli ai privilegi dei politici, dalle auto blu ai biglietti gratis a teatro e allo stadio, fino alla riduzione dello stipendio dello stesso sindaco e perfino agli esperimenti di democrazia diretta nei quartieri, dove i cittadini, seguiti da una psicoterapeuta, si organizzano in gruppi e manifestano preoccupazioni e proposte per migliorare la cosa pubblica. Per non parlare della battaglia sul Teatro Regio, in cui il Comune è stato lasciato da solo dai poteri forti della città e nonostante tutto è riuscito a tenere in piedi il Festival Verdi e a portare a Parma una nuova dirigenza. Ma su altre promesse la città è ancora in attesa. “Abbiamo cinque anni di tempo per realizzare il nostro programma – assicura Pizzarotti – ma ora non ci sono le condizioni per farlo”. La sfida per il sindaco a Cinque stelle non è semplice e la prima cruciale scadenza è proprio quella del termovalorizzatore. Nonostante gli auspici del leader Beppe Grillo, venuto a fine settembre a Parma per fare la guerra al forno, bloccare l’impianto potrebbe diventare una missione impossibile.