Possibile che un palazzo che andrà ad occupare un’area di oltre 70 mila metri quadrati possa costare 262 milioni di euro? I numeri di opere analoghe (Regione Lombardia) dicono di no. Gli attivisti di “Non grattiamo il cielo di Torino” chiedono che l’altezza venga dimezzata. Bresso e Cota, che inizialmente si erano opposti all'opera, non hanno esitato a fare proprio il "sogno di Ghigo"
Il Piemonte ce l’ha più alto di tutti. Anche di Formigoni. Il nuovo Pirellone della Regione Lombardia, infatti, con i suoi 161 metri di altezza, potrebbe impallidire di fronte alla torre della Regione Piemonte in costruzione a Torino in zona Lingotto: un grattacielo da 41 piani fuori terra per 205 metri di altezza (progettato da Massimiliano Fuksas) che sovrasterà i 168 metri della Mole Antonelliana e i 166 metri del grattacielo di Intesa San Paolo, in avanzato stato di realizzazione di fronte alla stazione di Porta Susa. Un manufatto destinato ad alterare pesantemente lo skyline subalpino, ma la questione non è estetica (gli appassionati di questo tipo di costruzioni già lo considerano un gioiello) e nemmeno di opportunità. Interrogarsi adesso sulla necessità che una delle Regioni più indebitate d’Italia si doti di una sede faraonica è abbastanza ozioso, dal momento che i lavori proseguono spediti, come si può ammirare da un’apposita terrazza sul cantiere inaugurata a luglio e da una webcam attiva 24 ore su 24 sul sito ufficiale della Regione Piemonte. L’interrogativo riguarda i costi: possibile, infatti, che un manufatto di 205 metri che andrà ad occupare un’area di oltre 70 mila metri quadrati possa costare “soltanto” 262 milioni di euro, quando il nuovo Pirellone e il grattacielo Intesa San Paolo (entrambi più bassi e su una superficie inferiore) sono costati rispettivamente 400 e 500 milioni? Non ci credono i pochi attivisti di “Non grattiamo il cielo di Torino”. Chiedono che l’altezza venga dimezzata: “Anche perché – dichiara l’ex assessore all’Ambiente di Torino Paolo Hutter – con la spending review, quindi meno dipendenti e meno metri quadri per impiegato, molti uffici potrebbero rimanere vuoti”.
Di una sede unica della Regione Piemonte (attualmente i circa 2.700 dipendenti sono dislocati in una trentina di sedi sparse per la città) si parla dal 2003, quando la giunta dell’allora presidente Enzo Ghigo (Forza Italia) commissionò all’archistar Fuksas il progetto di un nuovo palazzo che in origine avrebbe dovuto essere un grattacielo più piccolo, 100 metri per 100 milioni, in zona borgo San Paolo.
Nel 2005 la nuova giunta guidata da Mercedes Bresso prima bocciò il progetto per una questione di opportunità economica, poi fece suo il sogno di Ghigo, fino a dare il via libera al progetto definitivo nel maggio 2009: non più 100 ma 200 metri, non più Borgo San Paolo ma il Lingotto, precisamente l’enorme area di-smessa dell’ex Fiat Avio, pagata all’azienda di casa Agnelli 50 milioni di euro.
Nel 2010 la nuova giunta Cota protestò per la maxiparcella dello studio Fuksas (22,5 milioni di euro), ma alla fine anche il Piemonte targato Lega Nord si è impossessato del sogno di Ghigo. Ed è stato proprio l’ex delfino di Bossi, il 30 novembre 2011, a inaugurare in pompa magna il cantiere.
Il sistema di finanziamento dell’opera è il “leasing immobiliare in costruendo”, ossia l’ormai collaudato project financing, un mutuo da 262 milioni di euro rateizzato per vent’anni in canoni semestrali da 12,6 milioni di euro l’anno. La gara è stata vinta da Mps Leasing & Factoring (Monte dei Paschi), i lavori affidati a Coopsette, colosso delle infrastrutture che a Torino costruisce anche l’inceneritore del Gerbido. La Regione Piemonte conta di far fronte all’impegno di spesa vendendo l’attuale sede della Giunta in piazza Castello e le altre sedi di proprietà tra le decine in uso in città (ricavo previsto 80-90 milioni di euro), risparmiando sui canoni di affitto delle sedi non di proprietà (circa 13 milioni l’anno), risparmiando sulle bollette (un milione) e – soprattutto – ricavando denaro cash della vendita dei diritti edificatori sui quasi 100 mi-la metri quadrati, un quartiere nuovo di pacca che si andrà ad aggiungere ai già numerosi insediamenti sorti un po’ dappertutto negli ultimi quindici anni (il rovescio della medaglia del “rinascimento” torinese pre e post olimpico).
Un meccanismo che portò l’ex vice di Mercedes Bresso Paolo Peveraro a parlare addirittura di “operazione a costo zero”, ma – fino a prova contraria – sembra davvero irreale che tutto possa risolversi con 262 milioni di euro. Più facile che nel contratto di leasing ci sia la solita clausola che garantisce il privato: se il committente non sarà in grado di rimborsare le banche, lo Stato ci metterà una pezza. E a pagare i sogni di grandeur ci penseranno i piemontesi di domani.
da Il Fatto Quotidiano del 7 ottobre 2012