REGGIO EMILIA – “Il cambiamento nasce dal basso e dalle città, per questo bisogna lavorare per diffondere una cultura amministrativa che renda la mobilità ciclabile parte della programmazione degli enti locali”. Lo ha detto ieri Graziano Delrio, presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia, a conclusione del dibattito agli Stati generali della bicicletta e della mobilità nuova. Un evento nazionale promosso da Anci, Legambiente, Fiab e #salvaiciclisti con la collaborazione del Comune di Reggio Emilia e l’adesione della Presidenza della Repubblica, per parlare di mobilità nuova, ciclabilità e qualità urbana, ma soprattutto per dar vita a cambiamenti concreti basati su impegni vincolanti per le amministrazioni.

“L’alleanza tra associazioni e Comuni di cui questo evento è testimone costituisce una grande potenzialità da sfruttare per rendere il cambiamento ineluttabile – ha continuato Delrio – per questo occorre che chi si candida a governare il Paese, chiunque sia, prenda impegni precisi in materia di mobilità dolce”.

Agli Stati generali di Reggio hanno partecipato più di 500 persone, iscritte formalmente ai lavori, provenienti da tutta Italia e rappresentanti del ministero dell’Ambiente e dell’Organizzazione mondiale della sanità. Dopo l’esperienza positiva del 5 e 6 ottobre si sta già pensando a farlo diventare un appuntamento permanente con cadenza annuale.

L’evento era organizzato in cinque aree tematiche, normativa, organizzazione della mobilità urbana, governance, cultura ed educazione alla mobilità sostenibile e reti ciclabili. Al termine dei lavori sono emerse delle linee guida, poi raccolte in un libro di impegni per le amministrazioni di ogni livello. Tra i temi sul tavolo della discussione non poteva mancare la riduzione al limite dei 30 chilometri orari della velocità urbana, ma anche il rafforzamento degli investimenti sul trasporto pubblico e sulle infrastrutture minori e gli spazi a servizio di ciclisti e pedoni, passando per il dimezzamento della mortalità causata da incidenti in ambito urbano, e dalla creazione di una rete di slow cities impegnate a promuovere una nuova filosofia di mobilità nelle città e a continuare il confronto e lo scambio di idee e best practice, per finire con l’introduzione di corsi di mobilità ciclistica nelle scuole e il al ridisegno delle città mettendo al centro della pianificazione pedoni e ciclisti.

L’esigenza di mettere in campo politiche per una mobilità nuova, a partire dai contesti urbani, secondo gli organizzatori della due giorni reggiana è diventata inderogabile. E sono i dati a confermarlo. L’Italia è il Paese europeo con la più alta densità di automobili: 36 milioni di auto, il 17% dell’intero parco circolante in Europa, a fronte di una popolazione pari al 7% di quella del continente. Il traffico veicolare assorbe l’1% del Pil in inefficienza e il 2% se ne va per i costi dell’incidentalità, senza contare i costi in termini di vite umane e gravi infortuni. Anche in tema di trasporto pubblico siamo fanalino di coda in Europa. Il rapporto con fra trasporto pubblico e privato a Roma è 28 a 72. La proporzione è inversa nelle altre capitali del vecchio continente: a Londra è 50,1 a 49,9, a Parigi 63,6 contro 36,4, a Berlino 66 a 34, a Barcellona 67 contro 32.

Secondo quanto emerso dagli Stati generali, l’Italia oggi è pronta per il cambiamento, e la richiesta arriva sempre più forte dagli utenti della strada: “In questi due giorni di lavoro è emersa la dimostrazione che le forme di mobilità nuova sono una condizione imprescindibile per le città del futuro – ha spiegato Paolo Pinzuti di #salvaiciclisti – e per mobilità nuova intendiamo tutto ciò che non ha necessariamente a che fare con il mezzo privato a motore. Per noi la bicicletta è stata il cavallo di troia che ha permesso di parlare di queste nuove forme di mobilità, ma non può essere considerata uno strumento a se stante, anche la bicicletta deve essere integrata in un sistema che sia in grado di garantire forme nuove di mobilità all’interno delle città, considerando anche il trasporto pubblico e l’intermodalità”.

La sfida è stata raccolta dalle amministrazioni locali presenti. È di sabato, ad esempio, la notizia che il comune di Reggio Emilia ha approvato il dispositivo per l’estensione a tutta l’area urbana (ad esclusione delle arterie di grande scorrimento) del limite di 30 km orari: “Ora – conclude Pinzuti – diventa interessante capire se chi si candida a guidare il Paese nel prossimo futuro saprà cogliere questi temi e dare delle risposte concrete”.

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