Il consigliere dipietrista Mandini rilascia ai magistrati la sua versione sulla questione montata dall'ex consigliere Idv Matteo Riva che giovedì scorso aveva visto quattro soggetti allontanarsi dal garage di viale Aldo Moro con enormi sacchi neri: "Nulla di strano, nel giorno di festa non c'erano donne delle pulizie e abbiamo pulito noi l'ufficio"
Si sono presentati dai magistrati spontaneamente, accompagnati dal consigliere dell’Idv Sandro Mandini: “Abbiamo lavorato per due giorni interi senza sosta. E alla sera abbiamo buttato via la spazzatura accumulata in ufficio”. Così, domenica pomeriggio, i 4 collaboratori del gruppo del partito di Di Pietro in Regione Emilia Romagna hanno cercato di smontare la trama di una vicenda che ormai aveva assunto le caratteristiche di un giallo da spy story. Spiegando di essere loro i 4 uomini avvistati giovedì sera nel parcheggio di Viale Aldo Moro dall’ex Idv, ora gruppo misto, Matteo Riva, con dei sacchi neri in mano. “Essendo festa mancava la donna delle pulizie. Così ci siamo limitati ad avere un comportamento educato, andando a gettare l’immondizia raccolta riordinando le stanze del gruppo consiliare”.
Il sospetto che qualcuno, in Regione, stesse occultando dei documenti utili alle indagini era stato sollevato dal consigliere Matteo Riva, alcuni giorni fa. Riva, consigliere reggiano eletto nelle file dell’Italia dei Valori, ma poi migrato nel gruppo misto proprio per dissapori coi colleghi dipietristi, aveva raccontato di aver visto, la sera di giovedì 4 ottobre (giorno della festa patronale di Bologna) movimenti strani nei parcheggi sotterranei di viale Aldo Moro. “Io esco alle 21:30 di un giorno in cui a Bologna è tutto chiuso. La sede della Regione è chiusa, blindata, non è aperta al pubblico. Anche i dipendenti che possono lavorare quel giorno devono avere un’autorizzazione speciale fatta dal loro dirigente”.
Alla sera Riva incrocia quattro strani personaggi, senza riconoscerli: “Quando esco la sera, nella rampa che mi fa uscire dal garage, trovo questi quattro ragazzi vestiti bene, il giubbino giusto, un po’ fighetti. Uscivano con due sacconi enormi molto pesanti. Io li ho sfiorati perché la rampa è stretta, ho abbassato il finestrino, ho detto ‘buonasera’, ma loro si sono girati dall’altra parte”. Da qui, gli accertamenti dei magistrati, che avevano fatto acquisire sia le immagini delle telecamere in Regione, sia i tabulati dei tesserini di ingressi e uscite.
Ieri, però, il consigliere dipietrista, Sandro Mandini, ha contattato la procura, dicendo di voler spiegare la situazione. Mandini si è presentato negli uffici dei pm insieme ai quattro suoi collaboratori, che hanno ammesso di essere loro i soggetti sospetti denunciati da Riva. “Per due giorni abbiamo lavorato senza pause negli uffici del gruppo – hanno raccontato – che alla fine si presentava pieno di rifiuti (fotocopie errate o venute male, resti del pranzo, bottigliette). Essendo festa, la signora delle pulizie era a casa, e così abbiamo pensato noi a sistemare, considerando anche che la mattina successiva sarebbero arrivati gli agenti della Guardia di finanza”. Nessun illecito, chiariscono, “ma solo un comportamento educato e rispettoso del luogo di lavoro e del personale”.
I quattro hanno poi concluso, lanciando una stilettata al loro ex-collega Riva: “Il consigliere deve essere un grande fan delle spy story se nel vedere quattro ragazzi con tre sacchetti della spazzatura persi nel garage della Regione, ha pensato a chi sa quali complotti e, soprattutto, ha immaginato di aver compiuto azioni che, nella realtà, non ci sono state. Ci permettiamo di chiudere domandando a noi stessi come sia possibile sollevare un caso mediatico per tre sacchetti della spazzatura, conseguenza di due interi giorni passati al lavoro, come noto a chiunque in Regione, consumando anche i pasti in ufficio”.