“Io tutti i progetti che (…) ho fatto sono tutti a persone sue”. Quando Patrizio Mercadante, il funzionario comunale arrestato nell’ambito dell’inchiesta per corruzione sui finanziamenti alle case vacanze per anziani e bambini, parla in questo modo si riferisce all’ex assessore Mariolina Moioli della quale è il principale collaboratore, una sorta di braccio destro. Anche nella campagna elettorale, a giudicare dalle testimonianze di altri dipendenti del Comune. Il funzionario è stato direttore dei servizi “Minori e Giovani” del comune di Milano tra la primavera del 2009 e quella del 2011. “Era considerato un uomo di fiducia dell’assessore Mariolina Moioli, di cui condivideva la provenienza bergamasca e di cui divenne attivo sostenitore nel corso della campagna elettorale per le elezioni amministrative” dell’anno scorso scrive il gip Maria Vicidomini nell’ordinanza. Stando una testimone (segnatamente il direttore del settore acquisti del Comune di Milano) Mercadante “spesso non mi è sembrato all’altezza del suo compito di responsabile di procedimento. Questa sua carenza è diventata ancora più insostenibile nel primo semestre del 2011 quando, per attività elettorali nelle quali accompagnava l’assessore Moioli, era di fatto sempre assente delegando ai suoi funzionari tutto il lavoro senza nessun accertamento che questi fossero in grado di svolgerlo”.
Il 23 marzo Mercadante in un colloquio telefonico intercettato dagli investigatori si sfoga con Antonio Lupacchino, “rivelando la sua rabbia ed amarezza – riporta il provvedimento – per l’atteggiamento tenuto dalla Moioli che aveva preso le distanze da lui” dopo alcune perquisizioni della Finanza e l’acquisizione di documenti sui progetti finanziati, in particolare “Uno sguardo sulla città”, sul quale si concentrano molte delle attenzioni degli investigatori.
Nel dialogo intercettato una settimana dopo ancora Lupacchino chiede a Mercadante: “La Mariolina che dice?”. E il funzionario risponde: “Mah… leiiii non sa niente non sa… ma no, sta incazzata perchè il problema è suo, oltre che mio, perché… Quello che ho fatto… Io tutti i progetti che li ho fatti sono tutti a persone sue, però li abbiamo fatti bene, come posso dire… eee… abbiamo fatto progetti in cui abbiamo rivalutato il patrimonio del Comune….”. E ancora Mercadante: “…lei secondo me sbaglia quando dice… ‘non ne so niente!’… Cazzo, come non ne sai niente!?… eee… Saiiii, va beh! Cose per bene, è chiaro che se poi colpiscono la mia famiglia che non c’entra un cazzo, mi incazzo…”.
Più avanti, il dirigente comunale prosegue: “(…) se dovesse veramente succedere qualcosa io dico tuuutte le persone… con cui ho fatto le cose… eee so tutte sue amiche… presentate da lei! Le cose però le ho fatto bene, secondo le norme, secondo la legge!… Invece di dire (la Moioli, ndr): ‘per quanto ne sappia io… le cose sono state fatte perfettamente!… che la magistratura indaghi'(…) … io avrei detto così!… No!… ‘io non ne so niente! (riferendosi a quanto detto invece dalla Moioli, ndr)”.
Nel corso dello sfogo, Mercadante parlando al telefono ha anche aggiunto: “Antonio… Non ti nascondo niente… perché lo sai… – incomprensibile – … l’assessore!?… e com’è sto fatto… ci chiamava lei di là… ‘fate così senno…!!’ eee… lei chiamava… mi che andavo da solo cazzo! (lo dice sorridendo…)”.
Ma c’è un altro aspetto sul quale si concentreranno le indagini di Finanza e Procura. Riguarda il fatto che i “protagonisti” dell’inchiesta sono “accomunati – scrive il gip – non solo dal comune impegno politico-amministrativo, ma anche dall’essere, direttamente o indirettamente, beneficiari di locazioni di immobili di proprietà dell’Istituto dei Ciechi, amministrato come si è detto dal Picheca”. Antonio Picheca è uno degli arrestati. E’ il segretario dell’Istituto e il presidente della Fondazione Pini.
In particolare, infatti, “è stata accertata la locazione di alcuni di tali immobili in favore del Mercadante, nonché delle figlie della Moioli (ex assessore comunale, ndr) e della Madaffari (Carmela, ex dirigente comunale della giunta Moratti finita in passato anche al centro delle polemiche per le cosiddette ‘consulenze d’oro’, ndr)”. La figlia della Madaffari risulta anche “aver ottenuto un incarico part-time presso la Fondazione Pini”.
Mercadante e Picheca avevano, spiega il gip, “canali di rapporto” con “personaggi dell’ambiente politico-istituzionale milanese”, che “indubbiamente hanno favorito le condotte criminose da questi ultimi realizzate ai danni del Comune di Milano”. La solidarietà di intenti, si legge nell’ordinanza, “sussistente in particolare tra il Mercadante e il Picheca è attestata altresì dall’impegno profuso da quest’ultimo affinché il prefetto Lombardi, che aveva nominato il Picheca commissario straordinario della Fondazione Pini (incarico retribuito con 45mila euro l’anno), intercedesse per consentire al Mercadante, trasferito alla Zona 6 a seguito della sconfitta elettorale dell’amministrazione Moratti, di trovare un incarico più prestigioso”. Nell’ordinanza si ricorda peraltro che “il figlio del prefetto risulta tra i conduttori di uno degli appartamenti di proprietà dell’Istituto dei ciechi”. Lombardi peraltro è lo stesso che se ne uscì con l’infelice frase che “in Lombardia la mafia non esiste” e che ricevette nel suo ufficio Marysthell Polanco, icona delle Olgettine.
Nell’ordinanza viene anche riportata un’intercettazione del 29 febbraio scorso nella quale “l’avvocato Picheca riferisce a Mercadante di essersi recato dal Prefetto e di aver chiesto un intervento a suo favore”. Picheca, parlando al telefono, spiega a Mercadante di aver detto a Lombardi che al funzionario comunale “gli piacerebbe molto poter andare a lavorare con … in Regione con l’Aprea (attuale assessore della Regione Lombardia all’Istruzione, Formazione e Cultura)”. Picheca spiega inoltre che in quell’incontro il prefetto avrebbe “chiamato l’Aprea”. La lettura del testo completo della conversazione, conclude il gip, “denota la sicurezza del Picheca di poter contare sul concreto aiuto in favore del Mercadante da parte del prefetto, rispetto al quale l’indagato utilizza espressioni che alludono a una abitualità di rapporti personali”. Da altre telefonate, stando all’ordinanza, “risulta inoltre che il giorno 6 marzo Picheca e Mercadante si sono, a tale precipuo scopo, recati presso l’ufficio del prefetto”.
E com’è che secondo i pm Mercadante e gli altri riuscivano a tenere ben stretta la rete di rapporti? In comune non hanno solo le locazioni negli immobili dell’Istituto dei Ciechi, ma anche la partecipazione alle cene. In particolare una, da 13mila euro. “La cena in oggetto – scrive il gip – fu particolarmente raffinata e costosa (…) organizzata per consolidare una rete di rapporti con diverse personalità del mondo imprenditoriale e pubblico milanese, nonché con alcuni alti magistrati del circondario”. E il progetto per il quale sembrava essere stata organizzata (“Uno sguardo sulla città”) non c’entrava un bel niente, secondo i magistrati: “Si trattava di una cena organizzata per consolidare una rete di rapporti con diverse personalità del mondo imprenditoriale e pubblico milanese, nonché con alcuni alti magistrati del circondario”.
Quei 13mila euro erano parte della “somma dell’importo oggetto del finanziamento” da 100mila euro per il progetto “Uno sguardo sulla città”, appunto. La cena (che aveva anche un nome, “La tavola dell’arte”) si tenne nei locali della Fondazione Adolfo Pini il 6 ottobre del 2011”. Era stato proprio Mercadante, “avvalendosi del consistente potere di finanziamento attribuitogli dalla delibera di Giunta n.1899/2008” a deliberare il “finanziamento di 100mila euro in favore della Fondazione Pini, all’epoca rappresentata dal Picheca”.
“La cena – spiega il gip – fu particolarmente raffinata e costosa atteso che per una trentina di invitati venne disposto un servizio di catering per un valore di circa 4mila euro e furono altresì predisposti eleganti biglietti di invito, accompagnati da cofanetti realizzati a mano contenenti cioccolatini (euro 2.838,66)”. Inoltre, “fu realizzato un impianto di illuminazione del valore di 4.634 euro ed anche noleggiato un pianoforte (400 euro)”.
Il gip sottolinea che “simili esborsi per l’allestimento della cena in oggetto non sono risultati in alcun modo correlati alla promozione del progetto ‘Uno sguardo sulla città’, di cui nessuno degli invitati sentiti ha riferito di aver sentito parlare, sebbene il riferimento al progetto fosse specificamente evocato anche nel cartoncino di invito alla cena”. Evidentemente “dunque – conclude il giudice – si trattava di una cena organizzata per consolidare una rete di rapporti”. Tanto che una teste, sentita dagli investigatori, l’ha definita “una simpatica cena tra amici”.
Cronaca
Milano, Mercadante e l’assessore: “Non sa nulla? Se i progetti sono a persone sue…”
Il funzionario comunale arrestato nelle intercettazioni parlava di Mariolina Moioli, titolare del Sociale nella giunta Moratti: "Lei sbaglia quando dice: non ne so niente. Come non ne sa niente?". Poi la cena da 13mila euro con soldi pubblici e la coincidenza delle numerose locazioni negli immobili dell'Istituto dei Ciechi
“Io tutti i progetti che (…) ho fatto sono tutti a persone sue”. Quando Patrizio Mercadante, il funzionario comunale arrestato nell’ambito dell’inchiesta per corruzione sui finanziamenti alle case vacanze per anziani e bambini, parla in questo modo si riferisce all’ex assessore Mariolina Moioli della quale è il principale collaboratore, una sorta di braccio destro. Anche nella campagna elettorale, a giudicare dalle testimonianze di altri dipendenti del Comune. Il funzionario è stato direttore dei servizi “Minori e Giovani” del comune di Milano tra la primavera del 2009 e quella del 2011. “Era considerato un uomo di fiducia dell’assessore Mariolina Moioli, di cui condivideva la provenienza bergamasca e di cui divenne attivo sostenitore nel corso della campagna elettorale per le elezioni amministrative” dell’anno scorso scrive il gip Maria Vicidomini nell’ordinanza. Stando una testimone (segnatamente il direttore del settore acquisti del Comune di Milano) Mercadante “spesso non mi è sembrato all’altezza del suo compito di responsabile di procedimento. Questa sua carenza è diventata ancora più insostenibile nel primo semestre del 2011 quando, per attività elettorali nelle quali accompagnava l’assessore Moioli, era di fatto sempre assente delegando ai suoi funzionari tutto il lavoro senza nessun accertamento che questi fossero in grado di svolgerlo”.
Il 23 marzo Mercadante in un colloquio telefonico intercettato dagli investigatori si sfoga con Antonio Lupacchino, “rivelando la sua rabbia ed amarezza – riporta il provvedimento – per l’atteggiamento tenuto dalla Moioli che aveva preso le distanze da lui” dopo alcune perquisizioni della Finanza e l’acquisizione di documenti sui progetti finanziati, in particolare “Uno sguardo sulla città”, sul quale si concentrano molte delle attenzioni degli investigatori.
Nel dialogo intercettato una settimana dopo ancora Lupacchino chiede a Mercadante: “La Mariolina che dice?”. E il funzionario risponde: “Mah… leiiii non sa niente non sa… ma no, sta incazzata perchè il problema è suo, oltre che mio, perché… Quello che ho fatto… Io tutti i progetti che li ho fatti sono tutti a persone sue, però li abbiamo fatti bene, come posso dire… eee… abbiamo fatto progetti in cui abbiamo rivalutato il patrimonio del Comune….”. E ancora Mercadante: “…lei secondo me sbaglia quando dice… ‘non ne so niente!’… Cazzo, come non ne sai niente!?… eee… Saiiii, va beh! Cose per bene, è chiaro che se poi colpiscono la mia famiglia che non c’entra un cazzo, mi incazzo…”.
Più avanti, il dirigente comunale prosegue: “(…) se dovesse veramente succedere qualcosa io dico tuuutte le persone… con cui ho fatto le cose… eee so tutte sue amiche… presentate da lei! Le cose però le ho fatto bene, secondo le norme, secondo la legge!… Invece di dire (la Moioli, ndr): ‘per quanto ne sappia io… le cose sono state fatte perfettamente!… che la magistratura indaghi'(…) … io avrei detto così!… No!… ‘io non ne so niente! (riferendosi a quanto detto invece dalla Moioli, ndr)”.
Nel corso dello sfogo, Mercadante parlando al telefono ha anche aggiunto: “Antonio… Non ti nascondo niente… perché lo sai… – incomprensibile – … l’assessore!?… e com’è sto fatto… ci chiamava lei di là… ‘fate così senno…!!’ eee… lei chiamava… mi che andavo da solo cazzo! (lo dice sorridendo…)”.
Ma c’è un altro aspetto sul quale si concentreranno le indagini di Finanza e Procura. Riguarda il fatto che i “protagonisti” dell’inchiesta sono “accomunati – scrive il gip – non solo dal comune impegno politico-amministrativo, ma anche dall’essere, direttamente o indirettamente, beneficiari di locazioni di immobili di proprietà dell’Istituto dei Ciechi, amministrato come si è detto dal Picheca”. Antonio Picheca è uno degli arrestati. E’ il segretario dell’Istituto e il presidente della Fondazione Pini.
In particolare, infatti, “è stata accertata la locazione di alcuni di tali immobili in favore del Mercadante, nonché delle figlie della Moioli (ex assessore comunale, ndr) e della Madaffari (Carmela, ex dirigente comunale della giunta Moratti finita in passato anche al centro delle polemiche per le cosiddette ‘consulenze d’oro’, ndr)”. La figlia della Madaffari risulta anche “aver ottenuto un incarico part-time presso la Fondazione Pini”.
Mercadante e Picheca avevano, spiega il gip, “canali di rapporto” con “personaggi dell’ambiente politico-istituzionale milanese”, che “indubbiamente hanno favorito le condotte criminose da questi ultimi realizzate ai danni del Comune di Milano”. La solidarietà di intenti, si legge nell’ordinanza, “sussistente in particolare tra il Mercadante e il Picheca è attestata altresì dall’impegno profuso da quest’ultimo affinché il prefetto Lombardi, che aveva nominato il Picheca commissario straordinario della Fondazione Pini (incarico retribuito con 45mila euro l’anno), intercedesse per consentire al Mercadante, trasferito alla Zona 6 a seguito della sconfitta elettorale dell’amministrazione Moratti, di trovare un incarico più prestigioso”. Nell’ordinanza si ricorda peraltro che “il figlio del prefetto risulta tra i conduttori di uno degli appartamenti di proprietà dell’Istituto dei ciechi”. Lombardi peraltro è lo stesso che se ne uscì con l’infelice frase che “in Lombardia la mafia non esiste” e che ricevette nel suo ufficio Marysthell Polanco, icona delle Olgettine.
Nell’ordinanza viene anche riportata un’intercettazione del 29 febbraio scorso nella quale “l’avvocato Picheca riferisce a Mercadante di essersi recato dal Prefetto e di aver chiesto un intervento a suo favore”. Picheca, parlando al telefono, spiega a Mercadante di aver detto a Lombardi che al funzionario comunale “gli piacerebbe molto poter andare a lavorare con … in Regione con l’Aprea (attuale assessore della Regione Lombardia all’Istruzione, Formazione e Cultura)”. Picheca spiega inoltre che in quell’incontro il prefetto avrebbe “chiamato l’Aprea”. La lettura del testo completo della conversazione, conclude il gip, “denota la sicurezza del Picheca di poter contare sul concreto aiuto in favore del Mercadante da parte del prefetto, rispetto al quale l’indagato utilizza espressioni che alludono a una abitualità di rapporti personali”. Da altre telefonate, stando all’ordinanza, “risulta inoltre che il giorno 6 marzo Picheca e Mercadante si sono, a tale precipuo scopo, recati presso l’ufficio del prefetto”.
E com’è che secondo i pm Mercadante e gli altri riuscivano a tenere ben stretta la rete di rapporti? In comune non hanno solo le locazioni negli immobili dell’Istituto dei Ciechi, ma anche la partecipazione alle cene. In particolare una, da 13mila euro. “La cena in oggetto – scrive il gip – fu particolarmente raffinata e costosa (…) organizzata per consolidare una rete di rapporti con diverse personalità del mondo imprenditoriale e pubblico milanese, nonché con alcuni alti magistrati del circondario”. E il progetto per il quale sembrava essere stata organizzata (“Uno sguardo sulla città”) non c’entrava un bel niente, secondo i magistrati: “Si trattava di una cena organizzata per consolidare una rete di rapporti con diverse personalità del mondo imprenditoriale e pubblico milanese, nonché con alcuni alti magistrati del circondario”.
Quei 13mila euro erano parte della “somma dell’importo oggetto del finanziamento” da 100mila euro per il progetto “Uno sguardo sulla città”, appunto. La cena (che aveva anche un nome, “La tavola dell’arte”) si tenne nei locali della Fondazione Adolfo Pini il 6 ottobre del 2011”. Era stato proprio Mercadante, “avvalendosi del consistente potere di finanziamento attribuitogli dalla delibera di Giunta n.1899/2008” a deliberare il “finanziamento di 100mila euro in favore della Fondazione Pini, all’epoca rappresentata dal Picheca”.
“La cena – spiega il gip – fu particolarmente raffinata e costosa atteso che per una trentina di invitati venne disposto un servizio di catering per un valore di circa 4mila euro e furono altresì predisposti eleganti biglietti di invito, accompagnati da cofanetti realizzati a mano contenenti cioccolatini (euro 2.838,66)”. Inoltre, “fu realizzato un impianto di illuminazione del valore di 4.634 euro ed anche noleggiato un pianoforte (400 euro)”.
Il gip sottolinea che “simili esborsi per l’allestimento della cena in oggetto non sono risultati in alcun modo correlati alla promozione del progetto ‘Uno sguardo sulla città’, di cui nessuno degli invitati sentiti ha riferito di aver sentito parlare, sebbene il riferimento al progetto fosse specificamente evocato anche nel cartoncino di invito alla cena”. Evidentemente “dunque – conclude il giudice – si trattava di una cena organizzata per consolidare una rete di rapporti”. Tanto che una teste, sentita dagli investigatori, l’ha definita “una simpatica cena tra amici”.
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Bari, annullato maxi-sequestro di taralli pugliesi: “Non erano prodotti con la crusca per cavalli”
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Mondo
Trump “aiuterà Kiev ad avere più difesa aerea dall’Ue” e ipotizza controllo Usa delle centrali ucraine. Zelensky: “Possibile pace quest’anno”
Politica
La Lega in Aula: “Dov’è l’ugenza per il riarmo da 800 miliardi?”. Meloni attacca il Manifesto di Ventotene: è caos. Le opposizioni: “Vuole coprire le liti con Salvini”
Politica
“Più efficienza bellica in tempi di pace per inevitabili guerre”: così il Manifesto parla dell’Ue di oggi
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "L'Italia ha ribadito che continueremo a sostenere l'Ucraina anche nel documento approvato oggi alla Camera e ieri al Senato. E' un impegno che noi manteniamo, continueremo a fare la nostra parte. Noi non siamo mai stati in guerra con la Russia e non abbiamo mai autorizzato l'uso di nostre armi da parte degli ucraini in territorio russo". Lo ha detto Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Mi pare che la telefonata Trump-Putin sia un segnale positivo così come quella tra Trump e Zelensky. Noi abbiamo chiesto che l'Ucraina fosse coinvolta e questo è accaduto. Noi incoraggiamo tutte le iniziative che portano alla pace. Non è facile ma qualche speranza c'è". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Si tratta di garantire la sicurezza dell'intera Unione europea. C'è bisogno di rafforzare la sicurezza europea ma questo non significa essere guerrafondai. Per garantire la pace serve un equilibrio delle forze in campo per garantire la sicurezza dell'Europa e dell'Italia. Stiamo lavorando in questa direzione come un buon padre di famiglia che mette le finestre blindate perchè la sua famiglia sia al sicuro". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno. "Bisogna avere il coraggio di andare avanti: l'Europa è l'unico modo per essere sicuri".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Meloni non ha attaccato Altiero Spinelli. Mi sembra una tempesta in un bicchier d'acqua. Spinelli è un personaggio illustre della storia europea, lo rispetto e la presidente Meloni non lo ha mai offeso". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - Sarà una 'magia comunicativa' delle sue, come dicono in Transatlantico dalle parti della maggioranza, quella di Giorgia Meloni che con l'attacco oggi in aula al Manifesto di Ventotene ha sviato l'attenzione dalle tensioni del centrodestra. Ma lo stesso effetto, la premier lo ha provocato anche nel campo avversario: le opposizioni divise, che si sono presentate in aula con 6 risoluzioni diverse, sono tornate a parlare con una sola voce nella difesa del Manifesto antifascista di Ventotene, testo fondante dell'Unione europea, sul quale la presidente del Consiglio ha detto di non riconoscersi: "Quella non è la mia Europa".
Duro il commento di Elly Schlein: "Giorgia Meloni ha deciso in aula di nascondere le divisioni del suo governo oltraggiando la memoria europea. Noi non accettiamo tentativi di riscrivere la storia". Scrive Matteo Renzi sui social. "La Meloni non ama Ventotene perché la storia di Ventotene dice il contrario della storia di Giorgia Meloni. Le prossime elezioni saranno un referendum tra chi crede nelle idee di Ventotene e tra chi crede in Giorgia Meloni. Noi non abbiamo dubbi su da che parte stare".
L'effetto delle parole della premier si è visto anche nel voto delle risoluzioni. Dopo le divisioni nel Pd sul piano ReArm Eu, composte in una lunga mediazione, si temevano comunque 'scarti' rispetto alle indicazioni di voto. Non si sono verificati. "Tutto il gruppo ha votato compatto", si fa sapere. E i tabulati lo confermano. Unica eccezione Lorenzo Guerini, che oltre alla risoluzione del Pd, ha votato a favore anche a quelle di Azione e Più Europa, meno critiche rispetto al testo dem sul piano ReArm Eu.
Nel dettaglio, il Pd ha votato ovviamente la sua risoluzione, bocciato quella della maggioranza, dato voto favorevole al punto del testo Avs in cui si dice no all'espulsione dei palestinesi da Gaza e contro, invece, alla richiesta sempre di Alleanza Verdi e Sinistra di interrompere l'invio di forniture militari a Kiev. Su quest'ultimo punto ci sarebbe stata qualche non partecipazione al voto tra i dem. Insomma, un risultato 'ordinato' dopo giorni di tensione nel Pd.
Altro punto che è stato rimarcato da tutte le opposizioni è stata l'assenza in aula, al momento delle dichiarazioni di voto, della premier Meloni. Dopo l'attacco al Manifesto di Ventotene, in aula si è accesa la polemica. Tra gli interventi è già virale sui social quello appassionato del dem Federico Fornaro. "Non è accettabile fare la caricatura di quegli uomini, lei presidente Meloni siede in questo Parlamento anche grazie a loro, questo è un luogo sacro della democrazia e noi siamo qua grazie a quei visionari di Ventotene che erano confinati politici. Si inginocchi la presidente del Consiglio di fronte a questi uomini e queste donne, altro che dileggiarli", ha gridato commuovendosi in aula.
Dopo le tensioni, il timing dell'aula è slittato di diverse ore, quando ormai Meloni era già in partenza per il Consiglio europeo a Bruxelles. Di fronte alle proteste per l'assenza della presidente del Consiglio è intervenuto in aula il sottosegretario Alfredo Mantovano: "I governo ha massimo rispetto nei confronti del Parlamento, e in particolare la presidenza del consiglio e la presidente del consiglio, che però aveva presente il programma originario dell'Aula che avrebbe concluso i lavori nel primo pomeriggio e in questo momento è già in volo per Bruxelles".
Una precisazione che non ha convinto le opposizioni. "Giorgia Meloni -attacca Elly Schlein- è fuggita di nuovo, non la vedevamo dal dicembre scorso e le volte che si è palesata in aula si contano sulle dita di una mano. Si è chiusa per mesi nel silenzio imbarazzato di chi non sa cosa dire o non vuole dire cosa pensa". E poi Giuseppe Conte: "Avete cambiato idea su Ventotene, ma sfiorate l'irriconoscenza. Presidente Meloni adesso è volata a Bruxelles, non vedeva l'ora, eppure poteva rimanere". Quindi Angelo Bonelli: "Questo è il manifesto di Ventotene, glielo avrei regalato alla presidente ma lei fugge dal dibattito parlamentare, anche perché ha un problema con la Lega".
Al netto delle posizioni diverse all'interno del campo delle opposizioni, tutti i gruppi di minoranza evidenziano di contro quelle presenti nelle maggioranza. E stamattina il capogruppo leghista Riccardo Molinari ha servito un assist su questo parlando in tv. Lo rilancia Schlein: "La Lega ha sostanzialmente commissariato la presidente Meloni dicendo che non ha mandato per esprimersi al Consiglio Ue". La segretaria Pd insiste nelle divisioni della maggioranza: "Nella vostra risoluzione, per non dividervi in tre posizioni diverse, avete fato sparire la difesa comune e il piano di riamo di Ursula von der Leyen, l'avete scritta con l'inchiostro simpatico. Facile far sparire le proposte divisive, ci credo che siete compatti, non avete scritto nulla".
Rimarca Maria Elena Boschi: "La Lega ha linea chiara, e l'ha detto: lei non ha mandato per andare al Consiglio Ue". E poi Riccardo Magi: "Meloni è scaltra e furba. Vuole farci parlare delle sue oscene parole e della sua esegesi sbagliata e truffaldina del Manifesto di Ventotene per nascondere che non ha una linea di politica estera e non ha una maggioranza in politica estera. Non lo dico io ma lo ha detto il capogruppo della Lega, Molinari". Ed ancora Bonelli: Meloni "oggi ha fatto scientemente quest'operazione" su Ventotene "perché Molinari lo ha detto chiaramente che non ha il mandato per dire sì a Rearm Europe". Infine Matteo Richetti di Azione: "Mentre discutevamo è uscita una dichiarazione di Molinari in cui dice che Meloni non ha il mandato per trattare: con tanti saluti per la risoluzione di maggioranza...".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "È grave che Rai News abbia censurato l’ultima parte del discorso della segretaria Schlein. Dallo sfiduciato Petrecca, un ultimo colpo di coda a sostegno della propaganda di governo, forse come ringraziamento per il passaggio di sede." Così i componenti democratici del gruppo PD in Commissione di vigilanza Rai, che hanno deciso di riportare integralmente la parte del discorso "censurato".
Eccola: “La Presidente Meloni non solo non ha il coraggio di difendere i valori su cui l’Unione s’è fondata dagli attacchi di Trump e di Musk, ma ha deciso qui di nascondere le divisioni del governo oltraggiando la memoria europea. Noi non accettiamo i vostri tentativi di riscrivere la storia. Lei in quest’aula ha oltraggiato la memoria del manifesto di Ventotene, riconosciuto da tutti come la base su cui si è fondata l’Unione europea, perché scritto da giovani mandati al confino dai fascisti che non risposero all’odio e alla privazione di libertà con altro odio, ma con una visione di Europa federale che superasse i nazionalismi che nel nostro continente hanno prodotto soltanto guerre, anche oggi. Non si permetta mai più di oltraggiare la memoria di Altiero Spinelli, Ursula Hirschmann, Ernesto e Ada Rossi, Eugenio Colorni, se siamo qui a discutere in un Parlamento democratico è grazie a persone come loro. Lei dice che quell’Europa non è la sua. E allora le chiedo se la sua Italia è quella della Costituzione perché sono gli stessi antifascisti che l’hanno scritta. E stiamo ancora aspettando che si dichiari antifascista pure lei”.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - Via libera all'unanimità da parte dell'aula del Senato al progetto di legge sui viaggi nella memoria nei campi nazisti per le scuole. Approvato anche il ddl sui Nuovi giochi della Gioventù.