Lo abbiamo visto crescere sin dal primo appuntamento ed ora un dato macroscopico balza all’occhio: roBOt è un festival in costante ascesa e, giunto quest’anno alla sua quinta edizione, va ormai a collocarsi senza riserva alcuna nel novero delle massime rassegne italiane dedicate alla musica elettronica in virtù di un programma molto interessante, di respiro internazionale, ed una line up di artisti di indiscutibile qualità, consistenza ed assortimento.
Dopo il concerto d’apertura svoltosi il 27 settembre scorso al Teatro Comunale, affidato quest’anno alla coppia Alva Noto e Ryuichi Sakamoto, questa settimana si entra nel vivo del corpo centrale del festival con una serie di serate che da mercoledì 10 ottobre all’alba di domenica 14 farà la gioia di migliaia di appassionati e curiosi. Luoghi deputati saranno come da tradizione il quartier generale di Palazzo Re Enzo, nel cuore del centro storico di Bologna, proprio lì di fronte al Nettuno, il Link di via Fantoni 21 ed una importante new entry come il TPO di via Casarini 17/5.
Non potendo prendere in esame tutto il foltissimo parco artisti (per il programma completo e dettagliato fate riferimento al sito web www.robotfestival.it ) proviamo a passare in rassegna coloro che sulla carta saranno protagonisti annunciati e possibili sorprese di questa edizione 2012. Mercoledì sera a Palazzo Re Enzo ci si va soprattutto per Oneohtrix Point Never: Daniel Lopatin, in giro l’anno scorso anche in duo, insieme al “compagno di Games” Joel Ford, si presenta con un biglietto da visita strepitoso come Replica (2011, Mexican Summer) anche se di recente ha lavorato insieme a Tim Hecker ad un nuovo album, intitolato Instrumental Tourist, che vedrà la luce a novembre sulla sua etichetta, la Software. Il newyorkese è artefice di una musica fortemente evocativa e sfocata in cui convergono ambient e glitch, una musica per sognare ad occhi aperti, modulata da campionatori e sintetizzatori analogici che rimandano inequivocabilmente agli Ottanta. Uno dei capostipiti di quell’apprezzabile filone americano, di cui fanno parte anche Memory Tapes, Emeralds, Com Truise, Neon Indian, Nite Jewel e compagnia, i cui affiliati riescono ad essere languidi e nostalgici in sé e per sé, dichiaratamente, annullando automaticamente ed ontologicamente qualsiasi percezione revivalista.
La giornata di giovedì 11 si apre a Palazzo come di consueto: nel gigantesco Salone del Podestà largo agli italiani Furtherset, Boxeur The Coeur, Above the Tree & E-Side ed infine headliner Tiger & Woods, duo talmente misterioso che nemmeno Wiki & Leaks sa nulla di loro. Quel che è certo è che la loro musica è un concentrato talmente spensierato e spassoso di sonorità disco e funk che se non scuotete neanche un po’ le natiche vuol dire che forse avete un grosso palo nel… le vostre vicinanze. Ascoltate Through the Green per credere. Il testimone passa nella notte al TPO: si comincia con Suz e quindi è la volta degli Hype Williams, il duo nato sull’asse Londra / Berlino, formato da Dean Blunt ed Inga Copeland, che sta portando in giro un live collaudato, ottundente, irruento ed appagante, basato in buona parte sul loro ultimo Black Is Beautiful (Hyperdub) e che sfocia a seconda dei frangenti in un’elettronica di stampo tra il noise e l’ipnagogico. Se ascoltate anche i loro dischi precedenti comprenderete come questa musica fragile e malata abbia una sostanza che la rende alquanto attuale e pregnante e che se sono saliti alla ribalta il motivo non risiede nella prima metà della loro denominazione.
Una seratona quella al TPO perché poi inizia la festa Border Community, insieme ai due maggiori rappresentanti dell’etichetta inglese: innanzitutto Nathan Fake, che all’epoca di Drowning in a Sea of Love era riuscito a tingere il cielo di rosa mentre ora, con il suo nuovo Steam Days, ci conduce attraverso prismi ottici giù in una spirale in cui tutto lampeggia; ancora un disco convincente per lui quello appena pubblicato e non vedo l’ora che salga sul palco. A porre il sigillo ad una notte imperdibile vi sarà il boss della label ovvero James Holden: i suoi set sono una magia vera e propria e restituiscono la dimensione e la cifra stilistica di un artista con la mente aperta a trecentosessanta gradi, come un Kieran Hebden o come un Dan Snaith, mi verrebbe da dire. Il suo DJ Kicks uscito un paio d’anni fa esemplifica e chiarisce più di ogni ulteriore parola questo concetto di fondo.
Venerdì 12 a Palazzo c’è Vessel, recente autore di Order of Noise, giovane produttore del roster di un’etichetta come la newyorkese Tri Angle che sta pubblicando da un paio d’anni cose interessanti, da oOoOO a Clams Casino, da Holy Other ad Evian Christ, il cui Kings and Them è una delle migliori cose sentite ultimamente in questo ambito di nuove forme elettroniche ectoplasmatiche. E’ inoltre un piacere accogliere tra noi Gold Panda, uno dei più dotati tra i giovani esplosi in questi anni in virtù della sapienza nell’intrecciare le traiettorie delle diverse matrici in modo leggero, suggestivo e policromo: pezzi come You o Same Dream China, contenuti nel suo splendido Lucky Shiner, rivelano un artista che sa giocare con i generi con grazia ed abilità come se stesse dipingendo, ora un tenue acquerello ora una bella tag sul vagone di un treno della metropolitana. Il nuovo singolo Mountain / Financial District (Ghostly International) rivela che il panda londinese è in ottima forma: ho già avuto modo di apprezzare anche lui dal vivo e sono certo che non tradirà le attese. A questo punto ci si trasferisce in massa al Link laddove ci attende il bristoliano Julio Bashmore che scalderà il dancefloor al punto giusto sino alla calata di Scuba, il capo della Hotflush, una delle più interessanti etichette inglesi degli ultimi dieci anni: in catalogo produzioni di Joy Orbison, Pangaea, Untold, Mount Kimbie, Sepalcure, Distance, Shackleton e dunque alcuni dei giovani più interessanti del panorama evolutosi dallo uk garage al dubstep ad altre forme. L’approccio di Scuba, pur mantenendosi spurio, nel corso degli anni ha virato gradualmente in direzione della techno, come testimoniato dai suoi più recenti dischi, Triangulation e Personality, ed anche dai suoi dj set, dettati peraltro da una cura del dettaglio ormai scientifica: uno che sa farti ballare con classe, lucidità e precisione millimetrica. A seguire la techno austera di Marcel Dettmann, che pare rimbombare osmoticamente fuori dalle pareti del Berghain, così come la musica di Ben Klock, anch’egli su Ostgut Ton, l’etichetta che fa capo al celeberrimo locale berlinese di cui i due sono da anni dj residenti e colonne portanti. In quest’occasione li ritroveremo in coppia, in una versione back to back che esalterà certamente le sfumature della loro prova.
Sabato 13 gran finale. I Plaid, che sono previsti alle 21.15 nel Salone del Podestà, sono la ciliegina sulla torta, l’aggiunta in extremis al già ottimo programma di roBOt 05. Inutile sottolineare come il duo composto da Andy Turner ed Ed Handley, che inizialmente militavano nei seminali Black Dog prima di dedicarsi in toto a Plaid dai Novanta, vada inserito nel novero di coloro che hanno definito la nuova elettronica inglese ed il suono Warp in quegli anni cruciali, da LFO ad Aphex Twin agli Autechre a tanti altri eroi. I Plaid hanno sfornato persino un nuovo disco l’anno scorso intitolato Scintilli. Sarà dunque il turno di Francesco Tristano, strumentista lussemburghese di formazione classica che nel corso degli anni si è avvicinato alla techno di Carl Craig e Moritz Von Oswald. Insomma, se la Deutsche Grammophon ha iniziato a pubblicare qualche anno fa l’eccezionale serie ReComposed un motivo ci sarà, no? Il suo nuovo disco, Long Walk, guarda caso, è da poco uscito proprio per la prestigiosa etichetta tedesca. Al Link il sabato notte, manco a dirlo, arrivano le soluzioni più danzerecce e calorose del reame all’insegna dell’etichetta Wolf + Lamb: dalla house del duo No Regular Play all’irresistibile e sensuale Efunk dei Soul Clap sono certo che l’atmosfera si surriscalderà a tal punto che quando prenderà posizione il newyorkese Gadi Mizrahi, fondatore della label insieme a Zev Eisenberg, il Link sarà già un catino ribollente di good vibes.