“Sabina Guzzanti ha diffamato Mara Carfagna e per questo dovrà versare all’ex ministro per le Pari opportunità 40 mila euro di danni morali“. Lo ha deciso il Tribunale civile di Roma in relazione a un discorso pubblico della comica tenuto nel 2008 al “No Cav Day“, organizzato in piazza Navona a Roma. In quell’occasione, l’attrice satirica aveva pronunciato una serie di frasi facendo riferimento a presunti rapporti tra l’allora premier e la ministra delle pari opportunità. Guzzanti aveva intonato anche una canzone proprio sul contenuto di quelle presunte intercettazioni secretate: “Osteria delle ministre, le ministre son maestre e se a letto son portento figuriamoci in parlamento, dammela a me Carfagna, pari opportunità”.
In quell’occasione Sabina Guzzanti disse di non essere interessata alla vita sessuale di Berlusconi, ma aggiunse: “Non può mettere una persona a fare il ministro solo perché ha una relazione sessuale con lui”. Carfagna annunciò subito la sua intenzione di sporgere querela. Nel dispositivo si legge che la Guzzanti dovrà, appunto, risarcire Mara Carfagna con la somma di 40mila euro “in relazione alla gravità dell’offesa e della diffusione pubblica della medesima” e per “aggressione gratuita a personaggio pubblico”.
Le uniche parole dell’ex ministro sono state: “Preferisco non commentare. La sentenza si commenta da sola. Mi limito solo a dire che la sentenza ha stabilito due principi fondamentali. Il primo è che le intercettazioni di cui si parlava non esistono. Il secondo: la satira non può dileggiare l’onore e la reputazione di un personaggio pubblico”. La Guzzanti invece ha risposto sul suo blog scrivendo di “aver avuto torto, e non è un titolo sarcastico è la verità. Per la verità ho insultato Berlusconi, ma la Carfagna ha tutto il diritto a sentirsi offesa”.
Ma, argomenta, “non erano ancora usciti gli scandali, non si sapeva ancora nemmeno di Noemi Letizia, ma la Carfagna ministro mi era sembrata uno sfregio. I fatti mi hanno dato molta più ragione di quella che volevo avere”. Quello che la Guzzanti contesta “è che se è vero che è un’offesa quella da me proferita, è pur vero che è di molto più offensivo quello che gli italiani e le italiane in particolare, hanno subito con la nomina della Carfagna a ministro”. “Un allarme rosso – rileva – che avrebbe dovuto mobilitare donne e uomini che sono intervenuti a dire ‘se non ora quando’ solo quando era troppo tardi. Siamo stati offesi ma l’offesa che abbiamo subito non è risarcibile da nessun tribunale. Il codice non ci tutela. Eppure è indubbio che ci ha danneggiato, che ne stiamo pagando e ne pagheremo le conseguenze in termini sia economici che di dignità e qualità della vita chissà per quanto tempo”.