Mi dimetto. Non mi dimetto. Ho annunciato le dimissioni. Non ho annunciato le dimissioni. E’ stata una giornata di psicodramma per Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano, finita nel pomeriggio con una conferenza stampa in cui il politico del Pdl assicura che resterà al suo posto. E se già si fa fatica a comprendere la versione “ufficiale” dell’interessato, si aggiungono i retroscena. Il più accreditato dei quali vuole che Podestà abbia annunciato le dimissioni per poter correre alle elezioni politiche, dato che per legge possono candidarsi i presidenti di Provincia che abbiano lasciato il loro incarico almeno sei mesi prima del voto, previsto ad aprile. Ma dopo aver ricevuto un no dall’Udc – a Milano Podestà rappresenta la minoranza del Pdl – il presidente sarebbe tornato in fretta sui propri passi.
“Credo non ci sia motivo per dare le dimissioni”, ha affermato in conferenza stampa, spiegando che in un momento difficile “bisogna rispettare il patto con i cittadini”. L’esposizione dei fatti che avrebbero portato all’equivoco è stata quanto meno contorta. Podestà ha assicurato di non aver cambiato idea rispetto a quando, poche ore prima, aveva convocato la conferenza stampa medesima con un messaggio su Twitter. Che recitava: “Alle 16 conferenza stampa sulle ragioni delle mie dimissioni. Governare una provincia in queste condizioni è (quasi) impossibile”. Poi ha “spiegato” che è sempre stata sua intenzione andare avanti, ma di aver discusso “pure con la famiglia” e di aver capito le ragioni di altri presidenti che oggi si sono dimessi, chiamando in causa i tagli del governo. E alla fine ha anche attribuito la colpa al suo ufficio stampa, che avrebbe sbagliato a scrivere il “twit” incriminato. Nel fuorionda carpito da ilfattoquotidiano.it, il presidente si rivolge al portavoce Andrea Radic. “Tu hai mandato veramente ‘sti twit?”. “Sì”. E il presidente: “E’ una stronzata. Se lo hai fatto è una cosa inaccettabile” (guarda il video qui sotto). In precedenza, Podestà aveva spiegato ai giornalisti che il twit conteneva un “mie” di troppo, dal che si dedurrebbe che fosse sua intenzione parlare di “dimissioni” altrui.
Sui motivi delle annunciate dimissioni erano circolate diverse ipotesi. Da una parte nel 2014 la Provincia di Milano scomparirà perché nascerà l’Area metropolitana. Dall’altra, appunto, una possibile candidatura alle prossime elezioni politiche. Altra ipotesi, un gesto per protestare contro i tagli alle Province (stesso motivo addotto dalla presidente di Asti, Maria Teresa Armosino), e quindi che si tratti di una provocazione. E’ il caso anche del presidente della Provincia di Biella Roberto Simonetti (che è anche parlamentare della Lega Nord).
E ancora tra tre giorni Podestà si presenterà davanti al giudice per l’udienza preliminare per il caso delle firme false presentate per consentire alle liste Pdl di partecipare alle elezioni regionali del 2010. L’accusa per l’attuale presidente della Provincia di Milano è quella di falso ideologico. All’epoca il presidente della Provincia era coordinatore regionale lombardo del Pdl: è imputato perché sarebbe stato il promotore della presunta falsificazione delle firme a sostegno della lista di Roberto Formigoni e di quella provinciale del Pdl per le regionali del 2010.
L’estate scorsa il procuratore aggiunto Alfredo Robledo aveva chiesto il processo per altre nove persone, tra cui Clotilde Strada, all’epoca responsabile della raccolta firme del partito e che è stata anche collaboratrice della consigliera regionale Nicole Minetti.
E poi, sullo sfondo, c’è il crepuscolo del Pdl, perfino a Milano. Mentre Silvio Berlusconi dice di ritirarsi per far spazio a un’area dei moderati la più ampia possibile, il partito resiste solo nella figura del presidente di Regione, Roberto Formigoni.
Milanese, classe 1947, Podestà ha iniziato a lavorare con Silvio Berlusconi nella Edilnord nel 1976, diventandone anche amministratore delegato. La sua carriera politica è iniziata nel 1994 in Forza Italia quando è stato eletto al Parlamento europeo, di cui in seguito è diventato anche vicepresidente. E’ rimasto eurodeputato fino al 2009, quando è diventato presidente della Provincia, che sparirà nel gennaio 2014 per diventare città metropolitana. Nel maggio 2008 è diventato coordinatore regionale di Forza Italia e poi del Pdl fino al 2011 quando è stato sostituito da Mario Mantovani. Lo scorso febbraio si è candidato alla segreteria provinciale del Pdl a Milano, ottenendo il 22% dei voti contro il 72% dell’eletto Sandro Sisler.