La decisione presa all'unanimità su proposta del ministro dell'Interno Cancellieri. E' la prima volta per un capoluogo di provincia. All'origine, le inchieste delle Dda sulla società Multiservizi e su un consigliere comunale. Collegamenti con la cosca Tegano. Santelli (Pdl): "Scelta politica punitiva e umiliante"
Il Consiglio dei ministri ha deciso all’unanimità lo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, durante una conferenza stampa a palazzo Chigi. “Non è uno scioglimento per dissesto”, ha precisato, ma per “contiguità e non per infiltrazioni” mafiose. Lo scioglimento, ha proseguito, è stato “un atto preventivo e non sanzionatorio, una decisione sofferta, documentata, studiata e approfondita”, fatta “a favore della città”. Il ministro ha sottolineato che “è la prima volta nella storia d’Italia che viene sciolto il consiglio comunale di un capoluogo di provincia“.
La Commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria, la cui relazione sta alla base dello scioglimento, è stata nominata il 20 gennaio scorso dall’allora prefetto di Reggio Luigi Varratta, e si è insediata il 24 gennaio. Il 13 luglio ha concluso i suoi lavori e nelle settimane successive è stata inviata al Viminale una relazione dal nuovo prefetto Luigi Piscitelli. La Commissione ha avuto mandato a “indagare” su due ambiti: le inchieste della Direzione distrettuale antimafia sulla società partecipata Multiservizi e su quella che ha portato all’arresto del consigliere comunale Giuseppe Plutino, per stabilire se potessero esserci stati condizionamenti dell’attuale amministrazione guidata da Demetrio Arena (nella foto), eletto nel maggio del 2011. Per i prossimi 18 mesi la città sarà amministrata da una commissione di tre membri.
“Speriamo che la città possa trovare la serenità e riprendere il suo cammino”, ha detto ancora il ministro, che ha portato in cdm la richiesta di scioglimento. “Il governo è molto vicino a Reggio Calabria e farà di tutto per far risorgere questa città, dandole le risorse necessarie e importanti compatibilmente con i mezzi che abbiamo a disposizione”.
La Multiservizi è finita travolta dopo l’arresto, nel 2011, dell’allora direttore operativo Giuseppe Rechichi, accusato di associazione mafiosa e ritenuto il prestanome della cosca Tegano nella società. A Rechichi, condannato nel luglio scorso a 16 anni di reclusione, il 31 luglio è stata poi notificata un’altra ordinanza di custodia cautelare nell’ambito di un’operazione che ha portato all’arresto di un ex consigliere comunale di centrodestra, Dominique Suraci, al quale avrebbe garantito un apporto elettorale proprio in virtù del suo ruolo all’interno della Multiservizi. La società è stata sciolta dal Comune nel luglio scorso dopo che la Prefettura aveva negato la certificazione antimafia al socio privato, motivando la decisione con tentativi di infiltrazioni della criminalità organizzata.
Contro la decisione del governo si scaglia Jole Santelli, deputato calabrese del Pdl, che parla di “scelta politica punitiva e umiliante”: “Dovranno essere molto serie, motivate e approfondite le motivazioni e le valutazioni che hanno portato il ministro Cancellieri ad una decisione simile”, afferma. Una decisione “puramente discrezionale e quindi politica. La città non si difende nominando commissari”. Secondo Santelli, già sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi dal 2001 al 2006, “visti i risultati che avevano portato Arena alla guida del municipio di Reggio, questo provvedimento è punitivo ed umiliante, un marchio d’infamia che la città non merita e di cui risponderanno politicamente i vari politici anche nazionali tifosi dello scioglimento”. E infine “rimane l’amaro in bocca perché tutto nasce dalla solita campagna di stampa e purtroppo da troppe indiscrezioni e fughe di notizie”.
Tra i “big” nazionali, il segretario del Pd Pierluigi Bersani parla invece di una decisione che “deve farci riflettere sulla gravità dellla situazione nel nostro Paese” rispetto alle “infiltrazioni delle organizzazioni criminali”. Per il leader di Sel Nichi Vendola, ex vicepresidente della Commissione antimafia, sottolinea “quanto la cattiva politica in contiguità con la ‘ndrangheta abbia soffocato il passato e soffochi il presente e il futuro di questa terra meravigliosa”.