Il governo Monti non accoglie la richiesta di Errani per esentare i terremotati fino a giungo 2013. Dal 13 dicembre 2012, ad eccezione di chi ha un'abitazione inagibile, si tornerà a pagare le imposte abituali. I sindaci: "La ricostruzione ha bisogno di tempi, risorse e sostegno, e lo Stato ce le nega tutte”
L’avevano chiesto a gran voce gli emiliani sfollati, i sindaci delle città colpite dal terremoto e anche il commissario Vasco Errani. “Il governo sospenda gli adempimenti tributari fino a giugno 2013”. Ma l’appello è caduto nel vuoto, perché pochi giorni fa il Consiglio dei ministri ha stabilito che il termine ultimo per il pagamento delle tasse slitterà solo al 16 dicembre. Appena 15 giorni in più rispetto alla proroga accordata ad agosto, che prevedeva il versamento delle imposte entro il 30 novembre. Un contentino, niente di più, che non allontana di molto una scadenza che laggiù, nella bassa, ha il sapore di una sconfitta.
“Ma lo sanno a Roma che siamo terremotati? – si chiede Livia Turci, sindaco di Novi di Modena – ci dispiace che il terremoto non abbia aspettato la fine della crisi economica, ci dispiace anche che non ci siano soldi, sebbene ormai tutti sappiano in che modo sono stati spesi, ma la risoluzione approvata ieri sera dal governo è molto deludente. La ricostruzione ha bisogno di tempi, risorse e sostegno, e lo Stato ce le nega tutte”.
Ad eccezione dei proprietari di abitazioni inagibili “che come è noto – si legge nella nota inviata dalla Presidenza del consiglio – saranno esentati dal pagamento dell’Imu per il 2013” per tutti gli altri, infatti, il termine stabilito non lascia spazio, apparentemente, a ulteriori proroghe. “Senza applicazione di sanzioni e interessi”, le imposte andranno corrisposte. Del resto, spiega proprio il ministro all’Economia Vittorio Grilli, “non c’è un rinvio, le tasse vanno pagate. Per le imprese che hanno problemi, invece, si può chiedere un sostegno”.
Queste ultime, grazie a una convenzione tra Cassa depositi e prestiti e Abi, se “hanno subito danni (in seguito al terremoto) potranno accedere a un finanziamento statale, senza oneri, per far fronte ai versamenti dovuti dal 1 dicembre 2012 al 30 giugno 2013”, spiega una nota del Consiglio dei ministri. Attraverso un accordo stipulato tra le banche, lo Stato e il mondo dell’imprenditoria, quindi, l’azienda potrà richiedere all’istituto di credito, presentando un’autocertificazione dei danni subiti, un finanziamento della durata massima di due anni per saldare Ires e Irpef. Il rientro della somma corrisposta sarà senza interessi, che verranno invece pagati dallo Stato.
Le imprese, inoltre, avranno deroghe al codice dei contratti pubblici per facilitare l’assegnazione e l’avvio dei lavori, “fermo restando – specifica il governo – il vincolo dell’economicità e della trasparenza, e i controlli più stringenti contro le infiltrazioni mafiose”.
Per quanto riguarda i Comuni, “le norme – continua la nota del Consiglio dei Ministri – prevedono la disapplicazione delle sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità 2011 a favore delle amministrazioni colpite dal sisma”. Si potranno quindi sbloccare i fondi pubblici prima vincolati e utilizzarli per finanziare la ricostruzione. I commissari straordinari, poi, avranno la facoltà di delegare ai rappresentanti dei Comuni la pianificazione territoriale. Un provvedimento che semplificherà le deroghe al piano regolatore necessarie soprattutto in merito alla ricostruzione degli edifici rurali e dei palazzi isolati, impossibili da riedificare rispettando i criteri pre-terremoto. Alle scuole danneggiate dal sisma, infine, andranno i finanziamenti destinati alla costruzione di nuove strutture su tutto il territorio italiano.
“E’ sicuramente un provvedimento migliorativo – commenta Carlo Martini, sindaco di Concordia sulla Secchia – ma bisogna verificare che il prestito alle imprese, per esempio, non sia vincolato al merito creditizio, e che quindi tutti possano accedervi a prescindere dal giudizio sulla capacità di ripagarlo che generalmente le banche adottano per stabilire se un richiedente è idoneo o meno. Tuttavia non è sufficiente – continua il sindaco – noi avevamo chiesto una sospensione delle tasse almeno al 31 maggio 2013, il mese dell’emergenza, perché non si può chiedere all’Emilia più di quanto non stia già facendo. Non pretendiamo che le tasse ci vengano tolte, ma solo di poterle pagare più avanti, e a rate. Solo venendo qui si possono capire la devastazione, da un lato, e l’impegno della popolazione, dall’altro. Speriamo, insomma, che il governo riconsideri quanto deciso”.
“Quando ci fu il terremoto in Abruzzo – aggiunge la Turci – la popolazione coinvolta ottenne una sospensione delle tasse per tre anni, perché per l’Emilia è diverso? A noi tocca solo l’elemosina”.