Il problema dei conti da pagare riguarda l'1,2% del totale dei nuclei del Paese e il 5,5% di quelli indebitate. Di questi, circa 160mila, ossia lo 0,6% del totale, è talmente in affanno al punto che le sue passività sono superiori alle attività
Trecentomila famiglie in Italia non riescono a pagare i loro debiti. Lo rileva Bankitalia con un occasional paper sui dati relativi al 2010, secondo il quale di queste famiglie (che costituiscono l’1,2% del totale e il 5,5% di quelle indebitate), lo 0,6% del totale, è talmente “sovra indebitato” al punto che, non solo non riesce a pagare, ma le sue passività sono superiori alle attività. L’85% di questi nuclei familiari, poi, arriva “con molta difficoltà” a fine mese, mentre il 70% si trova nella condizione di sovraindebitamento per aver contratto un credito al consumo oppure un mutuo e un credito al consumo. Il sovraindebitamento scatta quando una famiglia non riesce a rimborsare un prestito con un arretrato di oltre 90 giorni.
Dallo studio si evince inoltre che cala la percentuale delle famiglie indebitate per un mutuo ma è in aumento quella per il credito al consumo: tale riduzione, registrata tra il 2008 e il 2010, riguarda soprattutto i nuclei con un reddito basso. In particolare, tra il 2008 e il 2010 l’importo medio del debito è aumentato esclusivamente per i mutui e per le famiglie più abbienti. La quota di mutui da esse detenuta è di conseguenza cresciuta, mentre ha raggiunto un minimo storico quella che fa capo alle famiglie con reddito basso, per cui l’importo medio del mutuo si è ridotto.
Il grado di sostenibilità dei prestiti non è variato nel suo complesso: è migliorato per le famiglie meno abbienti nel comparto dei mutui, mentre è peggiorato nel credito al consumo per gli anziani e per i nuclei che faticano molto a raggiungere la fine del mese con il reddito a disposizione. L’incidenza sul reddito della rata del mutuo si è ridotta: il calo sostenuto dei tassi di interesse nel corso del 2009 ha più che controbilanciato quello del reddito derivante dalla recessione.
“Tra il 2008 e il 2010 la quota di famiglie con un servizio del debito elevato rispetto al reddito non si è sostanzialmente modificata. L’indicatore è migliorato per le famiglie a basso reddito che sono quelle che hanno beneficiato di una riduzione dell’incidenza della rata del mutuo sul reddito – si legge nel documento – Queste famiglie più frequentemente di altre hanno usato le surroghe, ricercando migliori condizioni contrattuali, e hanno subito eventi, come la perdita del posto di lavoro, che consentivano il ricorso al provvedimento di moratoria sui mutui. La moratoria ha inoltre contribuito a stabilizzare la frequenza dei ritardi nei rimborsi dei mutui, che è al contrario aumentata per il credito al consumo. Simulazioni riguardanti il 2011 e il 2012 indicano variazioni di modesto rilievo nelle condizioni di vulnerabilità delle famiglie indebitate”.