Massimo Dolce è stato in carcere per 59 giorni per la vicenda dei cosiddetti "Pvq" che sta mettendo in pericolo le casse comunali esposte per una garanzia fideiussoria di 600 milioni. Prende il megafono e assicura: "Non ho nulla da nascondere. Terminerò i lavori. Ho ancora rapporti cordiali con il Comune"
Alla prima manifestazione contro i ritardi dei Punti Verde Qualità, sui quali si è abbattuta una bufera a metà tra la giudiziaria (con inchieste e arresti) e la malapolitica (con ritardi e pasticci), erano stati invitati l’assessore capitolino all’Ambiente, Marco Visconti, ed altri esponenti delle istituzioni. Invece, a sorpresa, si è presentato Massimo Dolce, proprio uno degli imprenditori arrestati (con l’accusa di truffa e falso ai danni del Comune) a marzo scorso per la storia dei “Pvq”. Una vicenda che sta mettendo seriamente in pericolo le casse comunali, esposte per una garanzia fideiussoria di 600 milioni a favore delle imprese concessionarie dei Punti verdi: 11 i milioni di euro sono già stati spesi dal Campidoglio solo nel 2011, per ripianare con le banche mutui inevasi da parte delle imprese.
Caso ha sfiorato anche il vice sindaco Sveva Belviso che a suo tempo si sarebbe interessata personalmente, stando all’inchiesta, al Credito Cooperativo per sbloccare i fondi proprio per gli imprenditori Dolce e Marco Bernardini. A sorpresa però, al posto di Visconti (sfiorato peraltro da uno scandalo in stile Parentopoli) si è presentato Dolce, davanti a circa 150 persone che manifestavano vicino al parco Campagna, periferia ovest di Roma, uno dei Pvq nei quali i lavoro sono stati interrotti. In questo caso proprio dopo l’arresto di Dolce e Bernardini, insieme agli architetti del Comune Stefano Volpe e Anna Maria Parisi. Secondo l’accusa sarebbero state emesse fatture false e compilato uno “stato avanzamento” di lavori mai eseguiti.
“Sono intervenuto alla manifestazione perché non ho nulla da nascondere – spiega Dolce – Riprenderò i lavori a breve, appena concluderò l’accordo con la banca che erogherà i finanziamenti, non voglio avere più nulla a che fare con la Bcc. A suo tempo, chiesi alla Belviso di intervenire perché la Bcc fa figli e figliastri, a qualcuno dà i soldi e ad altri no. Probabilmente citerò la banca in giudizio per il suo comportamento”. “Io ho pagato e sto pagando i mutui che mi sono stati concessi – prosegue l’imprenditore – per un importo di circa due milioni di euro. Sono sicuro che le mie vicende processuali si risolveranno per il meglio, non ho fatto nulla di male. Vorrei capire invece perché la magistratura non si è mossa per quelle imprese concessionarie che non hanno pagato i mutui. Il Comune di Roma ha già dovuto sborsare nel 2011 11 milioni di euro per ripianare con le banche i mutui inevasi da queste imprese. Perché il Campidoglio non ha bloccato le convenzioni con queste imprese? Comunque i miei rapporti con il Comune, che dovrebbe essere la vittima nelle indagini che mi riguardano, sono ancora cordiali e tranquilli come prima”.
Davanti ai cittadini allibiti, Dolce, al momento indagato a piede libero, dopo 59 giorni di carcere e domiciliari, ha preso il megafono e ha dichiarato: “I lavori riprenderanno nelle prossime settimane grazie a un finanziamento privato senza la necessità di alcuna fideiussione da parte del Comune. L’area non è stata mai messa sotto sequestro, faremo quindi tutto quello che era nei programmi. Io e il mio collega siamo stati accusati di aver intascato dei soldi, ma con quel denaro abbiamo trasferito il mercato creando anche un’area attrezzata con servizi. Abbiamo anche bonificato una discarica a cielo aperto”.
A firmare l’invito a partecipare alla giunta comunale era stato Federico Siracusa, vicepresidente del Consiglio del Municipio XII, “per rassicurare i cittadini esasperati da questa convenzione scellerata tra Comune ed imprese”. Ma da Visconti nessuna risposta. “A parte il fatto che i cittadini sono qui per chiedere con forza che venga restituito il parco alla collettività ma come è possibile una cosa del genere – si chiede Siracusa – Un imprenditore indagato per un Pvq si presenta nel medesimo sito per il quale è indagato e dichiara spavaldo che riprenderà a breve i lavori. Il Comune non dice niente? I soldi, dove li trova? Parliamo di oltre 18 milioni di euro”.
Una cosa il Comune di Roma l’ha fatta: a fine luglio ha revocato la concessione a due imprese, una goccia in mezzo al mare visto che solamente un terzo dei 67 Pvq è completato e funzionante. E i mutui da pagare incombono. Una “bomba finanziaria” che rischia di deflagrare nel bilancio comunale. Il Campidoglio resta non pervenuto. Come alla manifestazione.