Anche dalla “faccenda Maruccio” Di Pietro non imparerà nulla. Ogni volta che un suo protetto viene preso con le mani nella marmellata (chiamiamola così) cade dal pero. E garantisce che non accadrà più. Ma quando un’inchiesta giornalistica gli segnala decine e decine di casi di suoi dirigenti locali che non olezzano di onestà, prende cappello e li difende. Quella di Marco Zerbino su MicroMega (“C’’è del marcio in Danimarca: l’Italia dei valori regione per regione”) è di tre anni fa. Quella di Ferruccio Sansa, sempre su MicroMega, focalizzata sulla Liguria, dell’altro ieri, e la risposta di Di Pietro è stata: “So chi ce l’ha con l’Idv ligure, chi ha dato l’idea di questo articolo. Le solite persone”.
Avesse realizzato tre anni fa il “big bang” che gli proponevamo, verso il 20% oggi ci sarebbe Di Pietro anziché Grillo. Potrebbe farlo ora, con più radicalità (vista la diminuita credibilità): liste elettorali Idv di sola società civile, con i mille candidati fatti scegliere da personalità indipendenti come Camilleri, Barbara Spinelli, Gallino, Padellaro, e il tentativo di avere come leader un prete (don Ciotti, don Gallo), un sindacalista (Landini, Airaudo), un magistrato (Caselli, Scarpinato, Ingroia). Non lo farà. E’ troppo insicuro, preferisce “gente fidata”.
Il Fatto Quotidiano, 12 Ottobre 2012