Quel bambino, come tutti i bambini che lo hanno sentito urlare, non dimenticherà mai più la violenza subita dallo Stato in carne ed ossa. Lo Stato che ha violato il primario presidio di educazione alla legalità: la Scuola. E violentato uno dei suoi figli più fragili, un bambino vittima di un forte disagio a seguito di una disputa famigliare.
A lei, oggi, non spetta solo il compito di “rimediare”, ma anche quello di assumere su di sé la responsabilità di un gesto capace di rifondare quella credibilità, quella fiducia nella Polizia, che la renda degna di una democrazia matura soprattutto in tempi così martoriati.
Il Fatto Quotidiano, 12 Ottobre 2012