Il comportamento degli agenti di polizia intervenuti nella scuola di Cittadella “non è sembrato adeguato rispetto a un contesto ambientale ostile e difficile che doveva suggerire altre condotte”. Così il sottosegretario all’Interno Carlo De Stefano che ha definito l’azione degli agenti in occasione dell’esecuzione del provvedimento del giudice minorile. “La scena del trascinamento del minore richiede che vengano espresse anche le scuse del Governo. La crudezza di quelle immagini – ha aggiunto – offusca e rischia di far dimenticare tutti gli altri casi in cui le forze di Polizia operano a fianco della comunità e a tutela dei più fragili e indifesi”. In un’intervista al Gr1,  il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha poi definito le immagini del video “drammatiche e che comunque turbano molto perché vedere un bambino trascinato così è una cosa che colpisce molto e fa male vedere che accadono fatti di questo genere. Però all’emotività dobbiamo rispondere con la razionalità. Il Capo della Polizia ha aperto un’inchiesta sull’argomento. Dobbiamo capire esattamente cosa è successo e perché. Se si sono comportati male avranno quello che la disciplina prevede o se sono fatti complessi che appartengono ad altri enti. La Polizia è andata di supporto”. Parole anche per la famiglia. “Ai genitori del bambino, avendo una situazione di quel genere ove saranno uno contro l’altro armati da quello che leggo, voglio dire che quello che conta è il bambino. Per amore di un figlio si deve essere disposti anche a dei sacrifici”.

Approccio sbagliato alla radice secondo Melita Cavallo, presidente del Tribunale dei minori di Roma, per la quale mandare gli agenti a scuola è stato un errore, anche se a volte “un giudice è costretto”, come nel caso di Cittadella, dove “l’intervento in classe si sarà reso necessario perché in passato ci sono stati tentativi falliti”. In una intervista a Repubblica, il giudice ha detto che “di solito un bambino va a prenderlo l’assistente sociale, uno psicologo con cui parla da mesi, che conosce benissimo. Una figura di cui si fida. Ricorrere alla polizia è previsto ma è sconsigliato. Personalmente preferisco escluderlo. Se diventa indispensabile, deve avvenire con modi e in luoghi che rendano l’evento meno traumatico possibile”. Anche perché “il trauma” subito dal bimbo trascinato via da scuola da agenti di polizia “resterà per sempre”. In più, “per i bambini la scuola è un luogo sicuro, un allontanamento del genere mette in crisi questo concetto. Vale per lui e per i suoi compagni”. 

La zia e il nonno denunciati  

La zia materna ed il nonno del bambino di 10 anni prelevato a forza l’altro ieri da scuola su ordine del Tribunale dei Minori sono stati segnalati dalla Questura di Padova alla magistratura per le ipotesi di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza di un provvedimento dell’autorità giudiziaria.  Con loro, nella comunicazione di notizia di reato inviata alla Procura, comparirebbe anche una terza persona. Lo si apprende da fonti investigative.

L’avvocato della madre

Il consulente tecnico autore della perizia psichiatrica sul piccolo portato via da scuola con l’ausilio delle forze dell’ordine sarà denunciato e il legale della madre presenterà ricorso al tribunale dei minori di Venezia contro il provvedimento del giudice. Lo spiega lo stesso legale, Andrea Coffari, presidente dell’associazione Movimento per l’infanzia, dal quale si apprende che alla madre e ai nonni materni del piccolo rimane interdetto intanto ogni contatto. L’avvocato ha preannunciato due mosse legali. “Nelle prossime ore – rende noto Coffari – presenteremo alla procura della Repubblica una denuncia nei confronti del consulente tecnico che ha redatto la perizia psichiatrica attestando una discutibile sindrome per falsa perizia”.

Associazione Padri separati

”Conosciamo bene il padre del piccolo, è un avvocato ed è uno dei miei migliori collaboratori”, afferma la responsabile della Sezione di Padova dell’Associazione Padri Separati, Luisa Palamidessi, sociologa del diritto. “Lo conosco molto bene – prosegue – posso dire senza paura di essere smentita, perché questa è la verità, che il padre, senza colpe evidenti, da anni non riusciva a vedere il figlio con colloqui sereni perché il bambino lo rifiutava. Ora è chiaro che non si può dare di questo la responsabilità al bambino, a quanto mi risulta neanche il padre aveva responsabilità evidenti, non le abbiamo notate”. Palamidessi, responsabile dell’associazione da più di 15 anni, ricorda che “la madre ha subito la decadenza della potestà genitoriale e la magistratura ha deciso di proteggere il bambino, decretando la sua domiciliazione presso una casa alloggio improntata a un recupero equo anche con la figura paterna”. Non solo. “A questi decreti esecutivi – aggiunge – si è contrapposto il veto della madre; da qui l’intervento del padre con le forze dell’ordine. Inoltre già domani sarà depositato presso la cancelleria del tribunale dei minori di Venezia il nostro ricorso contro il provvedimento del Giudice che stabilisce l’allontanamento del piccolo dalla casa della madre e dei nonni materni. Crediamo sia urgentissimo che venga ripristinata l’unica soluzione compatibile con la felicità del bambino, che è appunto quella di rimanere con la mamma. Perché nessuno ascolta il bambino e rispetta la sua volontà?”.

Sezione civile minori della Corte d’Appello di Venezia 

Un bambino ”intelligente, vivace e simpatico” finito nel tritacarne della guerra tra i genitori per il suo affidamento. Così viene descritto il piccolo Leonardo dai giudici della sezione civile minori della Corte d’Appello di Venezia nelle motivazioni, pubblicate oggi dal Gazzettino, con cui è stato stabilito l’allontanamento della madre.
Proprio alla donna viene indicata come una delle cause per le quali il bimbo non aveva riconosciuto nel padre la figura genitoriale. Le viene imputata “la netta ostilità” all’attuazione del dispositivo dei giudici.

“Gli incontri del bambino con il padre – scrivono – sono stati del tutto sospesi per iniziativa della madre dal settembre 2010. Sono ripresi solo l’8 febbraio 2012, in uno spazio neutro a Padova, con l’assistenza di un educatore”. Ma il figlio non è mai andato a casa del padre e non ha più avuto rapporti con la sua famiglia. Sempre per i giudici “l’attuale situazione del minore è gravemente rischiosa per la sua evoluzione psicofisica”. Un concetto reso più evidente con un esempio: “E’ come un’auto in corsa a velocità sostenuta verso una direzione, ma che è poi sottoposta a una brusca frenata resa necessaria da un cambio di rotta, che lo porta in direzione contraria”. Ancora una volta, nelle motivazioni, torna l’accenno al comportamento della madre, detentrice “di un potere assoluto sul figlio”. Mentre lo sfondo, la cornice della vicenda è “un conflitto sterile e stressante” tra i due adulti. Dunque, per i giudici, non c’è altra strada che allontanare Leonardo dalla madre, “per aiutarlo a crescere, per imparare a resettare e reinventare i propri rapporti affettivi”.

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