Il compagno della giovane marocchina ospite delle feste di Berlusconi ha testimoniato al processo contro Mora, Minetti e Fede. La ragazza "diceva parecchie bugie, le sparava grosse"
“La parola Mubarak” c’era “sul “passaporto” di Ruby. Lo ha affermato Luca Risso, compagno della giovane marocchina ospite dei festini di Silvio Berlusconi, al processo a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti per favoreggiamento della prostituzione. Risso ha raccontato di aver visto “la parola Mubarak” sul “passaporto” della ragazza marocchina. Al pm di Milano, Antonio Sangermano, che gli chiedeva se Ruby gli avesse mai detto di essere la “nipote di Mubarak”, tra le tante “cose non vere che raccontava”, Risso ha risposto: “No”. Ma poi ha aggiunto: “Ricordo di aver visto che sul suo passaporto c’era la parola Mubarak”.
Risso ha ricostruito l’incontro con la giovane marocchina, che prima dice “di essere figlia di una cantante egiziana e di un diplomatico”, poi cambia versione: “Mi raccontò che suo padre era un dirigente” di un’azienda di intimo. “Mi disse subito -ha aggiunto- che conosceva Berlusconi e una moltitudine di personaggi, ma non mi sono posto il problema. Volevo solo avere un rapporto con Ruby e sfruttare i personaggi che lei conosceva per le mie discoteche, come Lele Mora”. Un rapporto che costringe Risso, allora fidanzato con un’altra donna “a raccontare un sacco di bugie e a ingigantirle a mano a mano”, prima di essere travolto dall’inchiesta giudiziaria.
Ruby, ha prseguito Risso, ”non era una prostituta, non ha mai svolto attività di prostituzione, era una ragazza che, quando l’ho conosciuta, diceva parecchie bugie, le sparava grosse”.