Una chiave inglese di cartone con la scritta “costruiamo il futuro”, la pompa di benzina che era stata del padre, le colline di Bettola, il suo paese. È la scenografia di apertura della campagna elettorale di Pier Luigi Bersani che ha scelto casa sua per cominciare la sfida che lo accompagnerà alle primarie del prossimo 25 novembre. I sostenitori mostrano un lenzuolo bianco: “Noi aggiustiamo, non rottamiamo” e il messaggio è chiaro fin dall’inizio: “Io non ho paura, – dice fermo e deciso il segretario Pd, – A Matteo Renzi non ci sto neanche pensando, è venuto il momento di ricucire i rapporti con la gente, i cittadini in questo difficile momento”. Ai camper, a Twitter e a Facebook, alla campagna elettorale in stile americano il segretario risponde con il suo paese, quello stesso dove fece il suo primo comizio. “Non so mica se gli è convenuta questa cosa qui”, aveva detto ai microfoni de Il Fatto Quotidiano Sergio, il cugino meccanico. Un arrivo tra gli applausi e poi strette di mano, fotografie di un tempo sulle quali i passanti reclamano una firma e pure qualche carezza. E se ora tutto sembra facile, là dove il segretario è partito non è sempre stato così, in un paese di democristiani dove era chiamato a gran titoli sui giornali “la pecora rossa”.
Il primo saluto dopo l’omaggio alla pompa di benzina che dice Bersani, “la vedete grande ora ma non era così, una cosa diversa”, va ai rappresentanti dei sindacati di un tempo. E la domanda è spontanea, meglio come benzinaio o come politico: “Come benzinaio me la sono sempre cavata bene, al primo incontro con i sindacati l’ho detto: adesso facciamo un giro del tavolo e vediamo chi è stato l’ultimo qui ad aver dato via la benzina”.
“Mio zio, – continua Bersani, – si occupava dell’officina, mio padre della pompa e le mogli a fine settimana si mettevano a fare i conti. A proposito di fiducia. Quello era un vero modello di collaborazione da riproporre.” Ed è tutto un ricordo nostalgico, in onore di vecchi tempi andati e di una riscoperta delle origini che dice Bersani, è ora quanto mai necessaria. “Se vogliamo che dalle foglie nuove cresca qualcosa, bisogna che andiamo alle radici. Queste storie ci dicono che cosa vuol dire darsi da fare, fare le cose per bene, essere onesti. Non è questione di giovani o vecchi, dobbiamo rimboccarci le maniche altrimenti non ne veniamo mica fuori”.
C’è la folla delle migliori occasioni ad attendere il segretario del Partito Democratico che ha voluto la domenica mattina, poco dopo la messa delle 10, per presentare il suo programma elettorale. Così tanta gente a Bettola era tanto che non la si vedeva e per sostenere il segretario ci sono proprio tutti, dai vecchi amici ai sostenitori venuti dall’Emilia (che mai come qui sembra così lontana)con i pullman della mattina presto fino ai giornalisti. Ed è un rituale di paese che forse proprio lo stesso Bersani voleva cercare, in una sagra dell’intimo che è una guerra ad armi impari alle americanate di Matteo Renzi. Davanti alla casa natia, ci sono i vicini, gli amici e i passanti e sembra la casa dello sposo poco prima di essere accompagnato all’altare. C’è curiosità, ma anche affetto, e forse quella rassicurazione di cui il segretario ha bisogno in un clima elettorale che si preannuncia tutt’altro che facile.
Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, il politico uomo che ammette gli errori e che furbo e lesto fa comizi sul palco è il grande nemico che fin dall’inizio si cerca di nominare il meno possibile. E mentre l’avversario già conquista i primi successi nei sondaggi e tra gli elettori, Bersani corre ai ripari cercando i suoi compaesani per mostrare che, anche lui, se vuole, può essere il politico della gente. “Io di favole non ne racconterò”, dice dal palco il segretario Bersani e sembra parlare ai rottamatori e ai tanti movimenti politici, da Beppe Grillo a Nichi Vendola fino a Matteo Renzi che invocano la società civile. – Alla politica tocca lo sforzo di rendere credibile un’idea di cambiamento. Quindi la promessa che faccio è un impegno di cambiamento di una persona che sa come si può fare il cambiamento. Un programma di riforme non si può fare se non si ricostruisce un rapporto sentimentale tra la politica e i sentimenti, a partire da adesso e non dopo. E il senso profondo della nostra scelta: idea di provare a rompere questo muro, dare l’idea della politica che prende i suoi rischi. È anche la mia scelta, di volere queste primarie aperte, dentro delle regole, perché “regole” è una buona parola”. Il segretario del Partito Democratico ammette i limiti e tende la mano al mondo dell’associazionismo che dice, vuole saper ascoltare nella sua lunga campagna elettorale. – Abbiamo chiamato le associazioni e sono venuti in duecento. E quel giorno lì è venuto fuori un bagno di realtà. La politica deve dire che non fa da sola. C’è tanta brava gente che dà una mano e questa gente deve sentirsi responsabilizzata, protagonista”.
È un paese in grave crisi economica quello fotografato da Pierluigi Bersani, ma dove soprattutto la destra è la grande assente: “Siamo di fronte ad una crisi terribile: l’Italia non avrebbe dovuto essere in un punto così. Non dimentichiamo che, sembra un secolo, ma solo un anno fa c’era Berlusconi. Non ce l’abbiamo fatta da soli, ma siamo stati determinanti per mandarlo a casa. Ora la destra è scomparsa”. E a proposito del governo Monti dice: “Noi abbiamo sostenuto e lo sosteniamo questo governo anche davanti a scelte che non condividiamo perché non abbiamo la maggioranza in questo parlamento, e a volte dobbiamo ingoiare qualche boccone amaro. Però abbiamo promesso lealtà. E stia tranquillo Casini, che nella carta di intenti c’è anche Monti, leggete bene che c’è”.
Ed è il coraggio che ha dato la capacità al segretario di andare avanti, dal primo giorno in politica fino ad oggi, nel suo primo bagno di folla da candidato: “In questa piazza feci il mio primo comizio e c’erano quattro gatti. E il problema era poi tornare a casa, dopo aver detto cose diverse da quelle che si dicevano in paese. Io ci ho messo coraggio e mi piacerebbe che i tanti giovani qui ci mettessero un po’ di avventura”. Il coraggio dell’Italia è il messaggio di Bersani e quello che segnerà la sua campagna elettorale, da Bettola in tutto il paese.