C’era una volta il bastone, ossia le tasse, per tutti; e la carota, le detrazioni, ossia lo sconto, applicato a chi era in condizione di maggiore difficoltà, gli ultimi per intenderci. Hai problemi di salute? Sconto. Spese per i figli a scuola? Sconto. Sei strangolato dal mutuo? Sconto. Ma le carote stanno sparendo, nel disegno di legge di Stabilità. Soprattutto per quei contribuenti che guadagnano attorno alla soglia di applicazione della legge, 15mila euro l’anno, mille netti al mese. Non proprio gli ultimi, ma quasi. Basta attendere fino alla prossima primavera quando dal commercialista, superato lo choc di veder finire nel cestino buona parte delle ricevute portate a corredo della dichiarazione dei redditi, sentiremo effetti. Retroattivi: si parte dai redditi di quest’anno. In barba allo statuto del contribuente.
250 EURO IN MENO. Il principale provvedimento è un obolo di 250 euro a testa: un taglio per i due tipi di sconti principali, le deduzioni (che riducono il reddito imponibile) e le detrazioni (sconti direttamente sull’imposta da pagare). Si chiama franchigia: i primi 250 euro di ogni voce deducibile non si potranno più contare, si perde così la possibilità di scaricare dalle tasse le piccole spese. Una franchigia applicata a prescindere dalle condizioni del contribuente: che si tratti di un dirigente come di un ausiliario del traffico, di un single come di un genitore di cinque figli. Per fare un esempio, chi vedrà togliersi 250 euro di spese di mantenimento del coniuge da un reddito di 20mila euro, tassato al 22 per cento, perderà uno sconto di tasse di poco più di 50 euro.
TETTO A 3.000 EURO. Di non secondaria importanza il tetto sulle detrazioni. Qualsiasi sia la quantità delle spese sostenute, non si potranno scontare dalle tasse più di 570 euro, pari al 19 per cento di tremila euro, le spese massime detraibili. Oltre questa cifra, finiranno nel cestino del commercialista le ricevute sulle spese di studio dei figli, come delle loro attività sportive, l’assicurazione sulla vita, le spese veterinarie, le spese funebri. E anche su altre voci spesso consistenti nel bilancio di una famiglia: spese per l’intermediazione immobiliare (quando si compra casa), gli interessi del mutuo che finora avevano un tetto di detraibilità di 4.000 euro, ma anche i canoni d’affitto pagati dagli studenti fuori sede, oggi detraibili per un importo inferiore a 2.633 euro.
Fortunatamente, ci sono alcune eccezioni. La franchigia delle deduzioni non si applica alle “somme restituite al soggetto erogatore, se hanno concorso a formare il reddito in anni precedenti”, e ai contributi pensionistici versati alla forme pensionistiche complementari e neppure alle erogazioni liberali, cioè donazioni, al fondo che della Chiesa cattolica per il sostentamento del clero (fino a 1032 euro). Restano deducibili fino a 1.549 euro i contributi previdenziali e assistenziali che si pagano per gli “addetti ai servizi domestici e all’assistenza personale e familiare”, cioè soprattutto badanti che assistono gli anziani. Sfuggono al tetto di 3.000 euro per le spese detraibili invece soltanto le spese mediche di assistenza specifica (diverse da quelle per i soggetti portatori di handicap, trattate a parte), le spese chirurgiche, quelle per prestazioni specialistiche e per protesi varie. Anche in questo caso viene penalizzato chi sostiene solo piccole spese: oggi la soglia per accedere alle detrazioni è 129 euro, ma raddoppierà. Vengono protette anche le categorie dei sordomuti, che potranno scaricare spese per gli interpreti, e i non vedenti avranno sempre diritto alla detrazione forfetaria di 516,46 euro per i cani guida. Continuano ad avere un regime separato le detrazioni per il lavoro dipendente – che non vengono tagliate – e quelle per le ristrutturazioni con risparmio energetico, dove non vale il tetto di spesa dei 3.000 euro.
EFFETTI. Va ricordato che questa è solo una prima versione della legge di stabilità, deve ancora entrare in Parlamento dove sicuramente subirà molte modifiche. Ma nello schema attuale, chi soffrirà di più per le novità? Lo spiega il commercialista. Enrico Zanetti, direttore del sito Eutekne.info.
Redditi tra i 15 e i 20 mila euro. “La soglia prevista dal disegno di legge è di 15mila euro lordi, fanno mille euro netti al mese. Quindi, di certo, sono loro i più colpiti. In particolare, le famiglie, sono loro a godere maggiormente delle detrazioni: chi ha un figlio piccolo, per le spese sanitarie, o quando cresce per lo sport o per l’università fuori sede. Tra di loro, chi sente di più il taglio, ovviamente è chi ha redditi tra i 15mila ai 20mila euro al mese. A loro pesano sia la franchigia che il tetto dei 570 euro. Tra figli a scuola o all’università, il calcetto, interessi sul mutuo sulla casa, spese del veterinario e assicurazione sulla vita, fino ad oggi si scontava tranquillamente un migliaio di euro di detrazioni all’anno: da maggio saranno la metà”.
Redditi tra 20 e 28mila euro. “Va fatta una distinzione tra l’anno prossimo e il 2014, quando scatterà il taglio di un punto delle aliquote Irpef e di cui sentiranno di più il beneficio. Nel 2013 soffriranno anche loro i tagli di detrazioni e deduzioni, sebbene se con un peso minore rispetto ai meno abbienti. Quella fascia, se non ha particolari oneri, come i familiari a carico o mutui, si troverà a beneficiare di un taglio di Irpef nel 2014 maggiore della riduzione di detrazioni e deduzioni”.
Redditi oltre i 28mila euro. “Le misure del disegno di Legge dai 28mila euro in su diventano impercettibili sia in termini di guadagni che di sacrifici: il taglio di Irpef non sussiste, dall’altro il valore delle detrazioni incide meno in percentuale”.
da Il Fatto Quotidiano del 14 ottobre 2012