E’ il 28 agosto, l’estate torrida che ha visto esplodere il caso delle telefonate tra Nicola Mancino e il presidente della repubblica Giorgio Napolitano. In quei giorni su Panorama usciva l’inchiesta che riportava il contenuto – o presunto tale – di quelle conversazioni, creando un vero putiferio. Alle 12.39 Massimo Ciancimino telefona a un avvocato amico, tale Giuliano, senza sapere che i carabinieri del Noe di Roma lo stavano intercettando da mesi, per l’inchiesta sul tesoro del padre Vito, finito in Romania. “Massimo dice che le telefonate di Napolitano sono in tutto 4 bobine e le intercettazioni sono al cittadino Nicola Mancino”, annota il carabiniere nella sala d’ascolto. Un’informazione – quella sul numero esatto delle conversazioni – non ancora nota all’epoca. Anzi, diverse testate fino a quel momento avevano sempre parlato di due chiamate telefoniche partite da Mancino, indagato e quindi sottoposto ad intercettazioni da parte della procura di Palermo. Il dato riportato da Ciancimino junior si è dimostrato vero il 12 ottobre, quando i magistrati siciliani hanno depositato una memoria davanti alla consulta, rivelando per la prima volta il numero delle telefonate.

Massimo Ciancimino, raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it, rimane inizialmente sorpreso, quasi rendendosi conto di aver inopportunamente rivelato dettagli che non poteva conoscere: “Ahia…”, è la prima risposta. “Mi posso avvalere del secondo emendamento?”, commenta quando gli viene chiesto come poteva conoscere quel dettaglio. “Lei sa bene che io e lei in questo momento siamo intercettati – aggiunge – e sa bene qual è il livello dello scontro. Io sapevo delle quattro telefonate, come ho pseudo-contezza del loro contenuto. Comunque si tratta di voci di vostri colleghi, non di personaggi evanescenti, fluidi, dell’immaginario di voi giornalisti”. Indicazione che subito dopo contraddice, affermando: “Questa informazione l’avevo solo io”.

E’ bene, di fronte a questa notizia, ricostruire con precisione le date della vicenda. Le quattro telefonate tra Mancino e Napolitano avvengono tra il 24 dicembre 2011 (prima telefonata di 3 minuti) e il 6 febbraio del 2012 (ultima conversazione durata 5 minuti). La procura di Palermo chiude l’inchiesta, depositando gli atti, l’11 giugno del 2012 ed è solo dopo questa data che diviene di pubblico dominio l’esistenza delle telefonate tra l’ex presidente del Csm e il presidente della Repubblica. Sicuramente, dopo questa data, Massimo Ciancimino non viene più sentito sul tema della trattativa dai magistrati palermitani. Fatti che portano ad escludere – qualora esistesse questo dubbio – che l’informazione possa essere stata appresa da Massimo Ciancimino nell’ambito dell’attività d’inchiesta sulla trattativa.

Un dettaglio non da poco questo sul numero delle telefonate, visto che il tema – leggendo le intercettazioni effettuate dal Noe – interessava particolarmente il figlio di don Vito.

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