Sabato mattina entro in una libreria di Roma. La prima cosa a cui faccio caso è che lo scaffale principale, quello di fronte all’ingresso, è quasi interamente dedicato a un solo autore. Due giorni prima l’Accademia di Svezia ha assegnato il Nobel per la letteratura a Mo Yan, eppure i libri che occupano lo scaffale principale di questa libreria non sono stati scritti da Mo Yan, bensì da Murakami Haruki.
Murakami, per quei pochi che non lo sanno, è stato fino a mercoledì sera in testa a tutti i pronostici per l’assegnazione del Nobel 2012 per la letteratura. Era talmente favorito il buon Murakami che, seppure negli ultimi tempi immagino si sia consumato in tremendi scongiuri, alla fine, come vuole la tradizione, non ha vinto. Questi pronostici hanno però spinto per settimane le vendite dei suoi libri, molto più che se gli avessero organizzato una qualsiasi altra forma avveniristica di promozione.
Ho fatto allora alcuni pensieri che ho messo qui di seguito in bell’ordine.
Dopo aver fatto tutti questi pensieri sono arrivato alla conclusione che non credo ci sia, dietro a tutto questo, una precisa strategia orchestrata per favorire questo o quell’autore (Murakami nel nostro caso, Philip Roth innumerevoli volte nel passato e nel futuro). L’unica cosa certa è che gli editori e i librai tendono – ma questo mi pare pienamente legittimo – a sfruttare il gioco. Il rischio semmai è che in futuro le quotazioni delle agenzie di scommesse diventino più importanti del premio in sé, e l’immagine dello scaffale dedicato a Murakami anziché a Mo Yan – di cui sabato non c’erano che un paio di titoli esposti di facciata in un angolo remoto della libreria – mi sembra eloquente. Che succeda in definitiva (mi si perdoni l’accostamento blasfemo) come nel festival di Sanremo, di cui passata la sbornia mediatica nessuno si ricorda mai il nome del vincitore.
Insomma, non saranno i bookmaker a decidere di anno in anno chi vincerà il Nobel, a loro però è demandato il potere di stabilire, sulla base delle loro classifiche, chi sarà il più venduto. E se si considera che il gioco si fa su scala planetaria, va da sé che non si tratta di un potere di poco conto.