Da Alfano a La Russa, dal partito berlusconiano parte un coro di critiche al provvedimento del governo, dovuto al condizionamento mafioso dell'amministrazione. Ma dietro la generica difesa dei "cittadini onesti", nessuno entra nel merito dei fatti. E Jole Santelli si appiglia a un presunto errore in una paginetta secondaria
Una reazione scomposta quella del Popolo della Libertà. I berluscones calabresi non l’hanno digerito lo scioglimento del Comune di Reggio per contiguità con la ‘ndrangheta. La festa è finita e qualcuno continua a ballare anche se hanno staccato la musica. Dalla sponda calabrese dello Stretto di Messina, c’è chi vuol far credere che si tratta di addebiti personali che non toccano l’intera amministrazione comunale di centrodestra. Eppure i commissari prefettizi che, per sei mesi, hanno passato al setaccio tutte le carte di Palazzo San Giorgio hanno evidenziato “una marcata compromissione del principio di buon andamento e di imparzialità”. È tutto compromesso: “Dal settore economico-finanziario a quello tributario, dall’urbanistica alle attività produttive, dai lavori pubblici al sociale, dall’avvocatura civica all’ambiente, dalla gestione del patrimonio all’attività di controllo delle società partecipate”.
La città, scrivono i commissari, rappresenta “un fertile terreno per la criminalità organizzata”. Tanto basterebbe per fare arrossire il più audace Cetto Laqualunque. Non ci dovrebbero essere margini di discussione. E invece no. Da Alfano ai rais del Popolo della Libertà, tutti sono accorsi in difesa di Reggio, o meglio, in difesa di quel “modello” messo in piedi dall’ex sindaco Giuseppe Scopelliti, oggi governatore della Calabria. Commentando lo scioglimento del Comune, il segretario del Pdl parla di un provvedimento che “penalizza un’intera comunità e non rafforza la presenza dello Stato in questa parte di Paese”.
Da tempo è stato toccato il fondo delle casse del Comune. I consulenti della Procura e del ministero dell’Economia (quelli mandati dal governo Berlusconi e non da Monti) hanno accertato un disavanzo che sfiora i 200 milioni di euro riferibili agli anni dal 2008 al 2010. C’è un processo sul “caso Fallara”, dal nome della dirigente al bilancio morta per aver ingerito acido muriatico, che vede Scopelliti rinviato a giudizio per falso in bilancio assieme ai tre revisori dei conti.
Ci sono tutta una serie di inchieste sulle società miste che dimostrano come le cosche della ‘ndrangheta si sono inserite in quelle maglie lasciate troppo larghe dalla politica. Dalla stessa politica “sorpresa” a pranzo con i boss. Li incontrava a Reggio ma anche a Milano dove i capiscosca avrebbero aperto le porte della scuderia di Lele Mora agli amministratori di Palazzo San Giorgio. Dalla stessa politica che con gli uomini della ‘ndrangheta discuteva di voti e sedeva nei consigli di amministrazione delle società miste: la Multiservizi e la Leonia sono state travolte dalle inchieste della Direzione distrettuale antimafia che, nel dicembre scorso, ha arrestato un consigliere comunale il quale aveva la segreteria politica nella sede di un circolo che riceveva contributi dal Comune e che, allo stesso tempo, i magistrati indicano come il luogo dove la cosca Caridi programmava le sue strategie.
Evidentemente, l’ex ministro della giustizia non è stato informato bene, così come gli altri sponsor del governatore Scopelliti, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri che fanno da megafono alle parole di Alfano. “Lo scioglimento rischia di penalizzare gli amministratori e i cittadini onesti” è stato il commento dell’ex ministro della Difesa. Avrà letto un’altra relazione ma non quella della Commissione d’accesso antimafia, invece, Gasparri se è riuscito a rilevare “molti fatti concreti che parlano a favore di un’amministrazione che non merita un giudizio liquidatorio”.
Si avventura nel merito dello scioglimento, invece, la deputata del Pdl, Jole Santelli, che, però, saltando a piè pari il cuore del provvedimento, le società miste, il consigliere arrestato, il vicepresidente del Consiglio che partecipa al funerale di un boss, gli appalti vinti da imprese in odor di mafia, si concentra su una paginetta relativa a una cooperativa per tossicodipendenti e si domanda: “Chi lo dice al ministro Cancellieri che nel capitolo che dovrebbe illustrare la contiguità del Comune con la criminalità anche nel sociale, elemento forte dell’accusa sono i finanziamenti ad una cooperativa, Terra del Sole, dove vi sono persone con precedenti penali anche di droga? Peccato che è normale che ci siano ex detenuti con precedenti anche di droga. Terra del Sole è una cooperativa di tipo B di cui devono far parte ex detenuti. Bella toppa in una relazione inviata al ministro”.
Imbarazzante, infine, la difesa del governatore Scopelliti nella puntata della trasmissione “In Onda” su La7. Il presidente della Regione ha spiegato che la ‘ndrangheta non è solo un problema di Reggio Calabria ma di tante altre città e dell’Italia intera. Come per dire, mal comune mezzo gaudio.