Pagina 4 del “Bollettino di aggiornamento del monitoraggio dei corpi idrici” scritto il 4 novembre scorso, nel giorno dell’alluvione che ha colpito Genova. E poche ore dopo la morte di sei persone per l’esondazione del torrente Fereggiano. Secondo il procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico, il sostituto Scorza Azzarà e il gip Annalisa Giacalone, che ha predisposto gli arresti domiciliari del responsabile della protezione civile comunale Sandro Gambelli e la denuncia dei suoi superiori Gianfranco Delponte e Pierpaolo Cha, quella pagina è stata taroccata. Sosteneva infatti che quel giorno alle 12 la situazione non era allarmante, cercando di far credere che la piena, prevista per le 12.15 e avvenuta invece alle 12.53, era stata improvvisa e imprevedibile. Una linea avallata dai tre dirigenti, indagati per falso e calunnia.
Il bollettino indica che “alle ore 12 del giorno 4 novembre 2011 il livello delle acque al margine inferiore giallo del segnalatore ubicato nei pressi del ponte che dà accesso al civico 30 nella parte alta di via Fereggiano” e ”le precipitazioni vengono indicate intense e non come nubifragio” quando, in realtà, ”il livello del rio Fereggiano era già gravemente allarmante”. La presunta vittima della calunnia, un volontario della protezione civile di un paese nell’entroterra di Genova, che avrebbe dovuto, secondo il bollettino, essere sul Fereggiano alle 12, sentito a luglio scorso ha dichiarato che ”l’auto di servizio, in quei frangenti, era bloccata nel traffico e quindi impossibilitata a raggiungere la zona” e che era stato solo alle 8 sul torrente. In seguito la polizia giudiziaria ha sentito una funzionaria comunale secondo la quale la prima versione del Bollettino redatto il 4 novembre non riportava che alle 12 il volontario si sarebbe recato sul Fereggiano. Il ‘ritocco’ a pagina 4, quindi, avvenne in un secondo tempo.
Giovedì mattina si svolgerà l’interrogatorio di garanzia di Sandro Gambelli. Per il suo legale Giuseppe Giacomini ”è stata un’inesattezza”. Infatti, sostiene “si è cercato solo di dire che i volontari erano sul territorio. Collocare l’esondazione mezz’ora prima è un errore marchiano per di più redatto da uno che è stato capo dei vigili del fuoco. Semmai – aggiunge – i magistrati si dovrebbero chiedere dei mancati avvisi alla popolazione, dei bollettini meteo disattesi e delle centraline della municipale”. E si torna alla catena delle emergenze che quel giorno non funzionò. Infatti c’è ancora un fascicolo aperto per disastro e omicidio colposo contro ignoti, che non ha niente a che fare, per ora, con i tre indagati. Ma c’è un altro punto che anche i difensori di Cha e Delponte, i legali Giancarlo Bonifai e Romano Raimondo, avranno modo di usare: la registrazione della voce di un operatore della polizia municipale che segnalava al Centro operativo automatizzato della polizia municipale (il cosidetto Coa) ”la gravità della situazione sul Fereggiano”. Erano le 11,55. Infatti alle 12,09 fu chiuso il traffico verso il quartiere di Quezzi, all’inizio di via Fereggiano.