Gli istituti di credito, soprattutto i grandi gruppi, starebbero creando le condizioni per un prepensionamento obbligatorio. Le organizzazioni dei lavoratori: "Siamo disponibili al dialogo, ma le soluzioni non possono essere coercitive"
Potrebbero essere 35mila i bancari a rischio esubero. E’ quanto affermano i sindacati al termine dell’incontro che si è svolto questo pomeriggio nella sede dell’Abi. Eppure i rappresentanti dell’Associazione delle banche hanno smentito: al tavolo non si è parlato di cifre, “ma solo di deduzioni”.
“Nessun numero” è stato indicato al tavolo, ma per alcune sigle il messaggio dato è chiaro: “Ci è stato detto – ha detto Massimo Masi, segretario generale della Uilca – che siamo di fronte ad una produttività in calo che comporta il rischio di 35 mila esuberi, questo indica chiaramente che in futuro ci saranno seri problemi di occupazione“.
“Noi – sottolinea – siamo disponibili al dialogo, ma le soluzioni non devono essere coercitive”. Anche Lando Sileoni della Fabi ha lanciato l’allarme: “Stanno preparando il terreno per prepensionare 35 mila persone – afferma -. Non hanno fatto il numero al tavolo ma lo stanno dicendo i singoli banchieri nelle trattative. Sarebbe l’inizio della fine della categoria”.
Ma l’Abi ha ridimensionato l’allarme, sottolineando come al tavolo di oggi non si siano fatte cifre ma ci si sia limitati ad una panoramica generale della crisi del settore bancario. “Abbiamo fatto una rappresentazione del sistema in questo momento particolarmente complesso”, ha spiegato al termine Francesco Micheli, presidente del comitato sindacale del lavoro dell’associazione bancaria. “Ma non abbiamo parlato di esuberi”, ha detto, aggiungendo che “nelle pieghe del ragionamento ci sta che l’eccedenza degli organici potrà portare ad una criticità in termini di esuberi. Ma questa cosa non è stata affrontata, si può solo dedurre”.