Dopo l'ultimo scandalo che ha coinvolto il capogruppo del Lazio Vincenzo Maruccio, nell'Italia dei Valori partono le richieste di rinnovamento. Tra chi, come Barbato, chiede punizioni immediate per chi ha sbagliato e chi chiede di cambiare il meccanismo di selezione (Borghesi) o maggiore coinvolgimento cittadino come De Magistris
C’è chi chiede trasparenza totale dei bilanci del partito. E chi, nell’Idv, vuole affidarsi invece a un codice etico. Ecco i postumi dello scandalo Maruccio – consigliere regionale del Lazio indagato per peculato – e la risposta dei parlamentari al malcontento della base. E così, c’è anche chi propone candidature online, per sottoporle al giudizio degli elettori e stanare i malfattori preventivamente. Oppure rivolgersi ai movimenti e non più solo al partito, per un maggiore controllo e partecipazione. Ricette e proposte dell’Idv per riconquistare la fiducia degli elettori a pochi mesi dal voto. Troppe in questi anni le candidature sbagliate, da Sergio De Gregorio a Domenico Scilipoti, fino alla delusione Maruccio, anche se su un fatto nessuno sembra voler discutere: la leadership di Antonio Di Pietro.
Però la base è in fermento: chiede spiegazioni ai vertici su quanto accade nell’Italia dei valori dopo le inchieste giudiziari che hanno messo in ginocchio proprio il partito che ha fatto della questione morale il suo cavallo di battaglia. Al momento si contano due consiglieri regionali, Vincenzo Maruccio, nel Lazio, Paolo Nanni in Emilia Romagna, entrambi indagati per peculato. Mentre in Sicilia è appena scoppiato un nuovo caso: un candidato alle regionali, Francesco Pettinato, sarebbe indagato per mafia e ha rinunciato.
Molti parlamentari si chiedono cosa “c’azzecca questa gente con l’Idv”. Uno di questi è il deputato Francesco Barbato che prima della sentenza della magistratura ne emana una sua personale e implacabile: “Maruccio è un miserabile e deve fare compagnia a Fiorito a Regina Coeli. Questi Batman di qualsiasi partito devono finire in galera”. Il deputato dipietrista vuole uguale trattamento per il collega del consiglio dell’Emilia Romagna, Paolo Nanni: “In galera pure lui”. A Vasto, durante l’esecutivo nazionale, Barbato ha anche denunciato dal palco un consigliere regionale della Campania: “Ho segnalato Nicola Marrazzo, che dagli atti risulta essere collegato al clan Puca, costola dei Casalesi. Di Pietro finora non mi ha risposto e penso che debba farlo”. Per il collega Antonio Borghesi invece, la rete può diventare uno strumento di controllo e di selezione della classe dirigente: “Gli eletti devono sottoscrivere una carta dei valori e i conti dei gruppi pubblicati online, con scontrini e fatture allegati. Giudico positiva la proposta fatta da Di Pietro: tutti i candidati, prima di essere ufficializzati, devono essere sottoposti al giudizio della rete”, conclude Borghesi.
Se qualcuno propone la trasparenza sul web, c’è invece chi ne fa una questione squisitamente morale, come il senatore Luigi Li Gotti, che sulle vicende giudiziarie non intende parlare: “Il sospetto mi basta, perché fa male come la certezza”. Dello stesso avviso anche il senatore Stefano Pedica: “Bisogna riflettere a monte per evitare di ripetere gli errori”. Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, chiede invece una maggiore apertura verso i movimenti cittadini: “I candidati non possono essere scelti solo dalla dirigenza del partito ma ci vorrebbe più partecipazione. Non basta – sostiene De Magistris – intervenire a posteriori, nel momento in cui si scoprono le mele marce”. E sullo scandalo che ha travolto il suo partito dice: “Fa molta rabbia assistere a questo utilizzo di denaro pubblico quando qui a Napoli non abbiamo risorse per le politiche sociali”.