Momento di impasse (o di rottura?) nelle trattative fra la troika e il governo di Atene. Nella sede del ministero del lavoro il rappresentante dell’Fmi Thomsen ha lasciato il tavolo della contrattazione con il ministro Vroutzos per contattare telefonicamente la direttrice del Fondo Christine Lagarde (anche se dopo un’ora è arrivata una nota ufficiale dell’Fmi secondo cui le trattative sarebbero riprese). Uno stop and go che ha reso ufficiale un passaggio che è tale ormai da tempo: c’è una forte divergenza su come ridurre i risarcimenti per i lavoratori, all’interno del pacchetto di misure per portare i giorni lavorativi dagli attuali cinque a sei, come chiede la troika.
Il vertice decisivo, iniziato al mattino, si è improvvisamente fermato poco dopo il break di pranzo. Lo stallo pare sia riconducibile alle misure che ammortizzino le nuove norme. Ieri il ministro aveva avuto un incontro fiume con la troika al fine di individuare possibili alternative. Secondo quanto sostengono alcuni dirigenti ministeriali, la troika pretende “padre e madre”: una metafora nel linguaggio ellenico per chiedere l’impossibile. Al centro dell’animato dibattito, che ha nei sindacati ellenici i principali avversari, ci sono la riduzione orizzontale sull’importo della compensazione, senza contare gli anni di servizio e la rimozione di maturazione, ovvero gli aumenti previsti dal contratto collettivo nazionale di base ogni tre anni.
Il nodo è sulla riduzione del tfr, se a seconda dell’anzianità o meno; sui tre anni di cassaintegrazione per i dipendenti pubblici (15mila) che la troika chiede di licenziare; sulla rimozione dell’indennità di matrimonio progressivamente a partire dal 2015. Di contro la parte greca, se da un lato si dice favorevole al tema della settimana di sei giorni di lavoro, dall’altro chiede che siano mantenute almeno le quaranta ore settimanali di lavoro e la scelta o il rifiuto del nuovo sistema di contrattazione collettiva. La troika, in soldoni, chiede di bypassare le richieste dei sindacati nazionali e di sterzare spediti verso la chiusura dell’accordo, procedendo alla negoziazione diretta con le singole organizzazioni. Il ministro del Lavoro ha escluso ogni possibilità di ulteriore riduzione dello stipendio base nel settore privato, almeno fino a quando i cambiamenti dettati dalle recenti riforme nelle relazioni industriali non potranno essere compensati con degli ammortizzatori sociali.
In tutto ciò c’è da registrare l’allarme “asfissia” lanciato del ministro delle finanze Stournaras, che alla Camera lancia un avvertimento drammatico sulla necessità di pagamento diretto della rata. Senza la tranche da 31 miliardi “siamo pronti a morire di soffocamento”. Per questo ha esortato i membri della commissione finanze ad accendere i propri cellulari in aula e leggere la notizia che la Spagna vuole entrare nel programma di aiuti dell’Unione: “Ciò significa – ha aggiunto – che i fondi che noi chiediamo servirebbero anche ad altri”. Inoltre Stournaras ha sottolineato che senza la proroga di attuazione del memorandum, così come richiesto da tempo dal governo di Atene e caldeggiato dalla stessa Christine Lagarde, il debito vitale da colmare entro il 2014 porterebbe con sé conseguenze drammatiche per i conti del paese.
La parola d’ordine è sempre di più emergenza. L’opposizione reagisce accusando il governo di “imbarazzo e debolezza”, dichiara Markopulos, portavoce dei Greci Indipendenti. Il riferimento è alle privatizzazioni in atto che, secondo i partiti schierati contro Samaras e contro il memorandum, favorirebbero solo alcuni gruppi industriali. E giovedì sarà sciopero generale, a cui aderiranno navi passeggeri, mercantili e traghetti dopo la decisione della Federazione nazionale Lavoratori Marittimi di seguire le scelte dei sindacati Gsee e l’Adedy che rappresentano rispettivamente i lavoratori del settore privato e di quello pubblico.
Una giornata convulsa che si chiude con l’appello del capo dello stato Karolos Papoullias: “Ho detto alla cancelliera Merkel che se si vuole far passare quelle misure, servirà cambiare le persone”. Facendo riferimento alla battaglia per la sopravvivenza che il popolo greco sta combattendo. “È inaccettabile – continua – che qualcuno sfugga ai propri doveri. La coesione sociale si basa sulla valutazione di una equa ripartizione degli oneri. Non dobbiamo caricare di responsabilità solo gli operai e i lavoratori, ci sono altri signori che hanno preso i loro soldi e hanno comprato mezza Londra”.
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