Sul sito di estrema destra una delirante lista nera di intellettuali e giornalisti, di origine ebraica, che tornano a censurare "quelli che come noi combattono la mafia internazionale". Da Carlo De Benedetti ad Arianna Huffington, fino alla docente universitaria di Ferrara, Marcella Ravenna: "ossessionata dalle fantasie di sangue del suo popolo"
Citano passi di Mein Kampf, pubblicano foto d’epoca dell’epoca d’oro delle SS, elencano i nomi e i “poteri occulti” dei loro nemici giurati, gli ebrei. Il sito Stormfront.org, come se ce ne fosse bisogno, torna a far parlare di sé. Questa volta con una lista di proscrizione che parte da un articolo pubblicato sul neonato Huffington Post Italia. All’indice è un articolo di Stefano Gatti, “ebreo” – come lo etichetta un membro del forum dal nome poco fantasioso, “Complotto giudaico” -, redattore del portale Osservatorio antisemitismo, che ha scritto per Il Post “Antisemitismo nel cyberspazio italiano”. Da qui, sul sito di derivazione neonazista, discende un organigramma del delirio che vuole la versione italiana dell’Huffington “a gestione giudaica”, dal momento che si affida al Gruppo L’Espresso “di proprietà dell’ebreo Carlo De Benedetti”. Dal Belpaese si risale alla versione originale made in Usa. Che vede tra i fondatori, nell’ordine: Arianna Huffington, “che ebbe una relazione con l’ebreo Bernard Levin”, Kenneth Lerer, “che porta il nome ebraico-ashkenazita Lerer”; Jonah Peretti, “di madre ebrea”, Andrew Breitbart, “di padre ebreo e madre convertita all’ebraismo”.
La logica conseguenza per i navigatori di Stormfront.org Italia (che per la cronaca è la piattaforma locale del già noto portale statunitense diventato oggetto del documentario americano dal titolo più che eloquente: Hate.com) è che “siamo di fronte a pericolosa stampa giudaica; questo dimostra come l’ebraismo internazionale si organizzi per censurare, attaccare e diffamare, a mezzo stampa, quelli che, come noi, combattono la loro mafia internazionale”.
I sillogismi di “Complotto giudaico” seminano proseliti. Tanto che “biomirko”, il cui avatar richiama il gruppo “Terza posizione”, organizzazione neofascista italiana attiva alla fine degli anni settanta, mette la ciliegina sulla torta e posta la blacklist degli scrittori e intellettuali citati da Gatti a sostegno delle sue tesi o “nel suo schizzo di diarrea kosher” come sintetizza “biomirko”.
A cominciare da Andrè Oboler, “ebreo australiano, obeso pluripappagorgiato e sionista”. Viene poi Juliane Wetzel, “cacciatrice di “antisemiti”… molto attiva nelle relazioni sulla crescita dell’antisemitismo e dell’odio razziale… ovviamente è una storica anti-negazionista che crede (per interesse o per fede) alle puttanate dei miracolati dell’olocausto”. E si finisce con la professoressa Marcella Ravenna, docente di Psicologia sociale presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’università di Ferrara.
Marcella Ravenna, figlia tra l’altro di un deportato ad Auschwitz, fu quasi profetica nello scrivere di recente “L’antisemitismo 2.0, quando i social network veicolano espressioni antiebraiche”. Ma per i seguaci di Stromfront.org è semplicemente una “ebrea, psicologa… autrice di libri sulla shoah, sui nazi-demoni e sulle implicazioni psicologiche dell’antisemitismo e del razzismo… insomma… un’ebrea ossessionata da se stessa e dalle fantasie di sangue del suo popolo”. “Un cognome… una garanzia” continua ‘biomirko’, per lasciare spazio poi a un altro commentatore che posta un cameratesco link con “info sulla giudea Ravenna”.
Dal canto suo la docente preferisce glissare su quello che probabilmente non è stato l’unico attacco di stampo antisemita nei suoi confronti: “a causa del mio impegno contro l’antisemitismo ho ricevuto attacchi di questo genere, ma ora vorrei evitare di parlarne e non mi sento di rilasciare altre dichiarazioni”.
Intanto la sequela di nostalgie uncinate termina con un avvertimento: “non ci fregate più con le vostre recite e i vostri piagnistei patetici… i gojim (gentili, ndr) si stanno svegliando… e quando si riprenderanno tutti dal sonno lisergico indotto dalle vostre minchiate nasoniche… beh… quello sarà il momento migliore per far la valigia… proprio come ha fatto nonno Shlomo una settantina d’anni fa!”. Per la cronaca ‘nonno Shlomo’ è Shlomo Venezia, unico sopravvissuto italiano del Sonderkommando di Auschwitz-Birkenau, deceduto alcuni giorni dopo la farneticante profezia.
Sempre su sul sito neonazista, Shlomo Venezia verrà salutato così: “morto il falsario olo-sopravvisuto”. A quella frase seguì una interrogazione parlamentare di Emanuele Fiano, deputato del Pd. Un altro deputato del Pd, Alessandro Bratti, ne ha annunciata un’altra dopo le offese alla concittadina Ravenna denunciate dal quotidiano on line Estense.com.
Probabilmente nulla che spaventerà gli internauti che si dichiarano sostenitori della “supremazia bianca”. Del resto Stormfront.org (che come logo ha una croce celtica circondata dalla scritta “white pride world wide”, orgoglio bianco in tutto il mondo), nella sua versione italiana, non è nuovo alla pubblicazione di blacklist. Tristemente celebre quella relativa a ebrei italiani appartenenti al mondo della cultura, della politica, dell’informazione e attivisti dei diritti umani. Per quel fatto a fine dicembre 2011 la procura di Roma aveva anche aperto un’inchiesta per le ipotesi di diffamazione e incitazione all’odio razziale.
E per capire che quelle ipotesi di reato non sono del tutto campate in aria è sufficiente leggere le poche ma fin troppo chiare regole del forum: “È vietato fare elogio dei rapporti misti, del popolo ebraico e della religione islamica, offendere la religione cristiana e i culti pagani, è vietata qualsiasi forma di nordicismo o meridionalismo”.