Sto rileggendo l’istruttivo libro-intervista di Leoluca Orlando con Pippo Battaglia sulla mafia, che parla del rapporto di quest’ultima con il sistema politico italiano, in particolare la Democrazia cristiana. Orlando afferma come la mafia sia sempre stata, a partire dal secondo dopoguerra, parte costitutiva del sistema politico.

Sono passati vari anni ma la politica italiana continua ad essere segnata dal rapporto con il malaffare. Ciò è dimostrato dalla recente inchiesta della magistratura milanese sul patto con la ‘ndrangheta. Un pacchetto di quattromila voti controllati delle cosche a disposizione di un assessore della giunta Formigoni. Ci auguriamo che sia il colpo di grazia per questo personaggio assai discutibile.

Il rapporto con la criminalità costituisce quindi un tratto originale ed interessante del sistema politico italiano. Mafia, camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita e quant’altro hanno solide entrature e stabili rapporti con molte forze politiche. Ciò è confermato dalle recenti rivelazioni relative al Lazio, dove un consigliere Udc era solito cenare con esponenti della ‘ndrangheta. E poi si dice che i partiti non hanno rapporti con la società civile….Ad esso si accompagna ovviamente il fenomeno della corruzione, che non a caso nel nostro Paese ha assunto dimensioni ben maggiori che in altri Paesi dell’Occidente capitalistico. Lo stesso governo e lo stesso Parlamento che in quattro e quattr’otto hanno liquidato l’art. 18 e smantellato le pensioni, la sanità e l’istruzione stanno faticando davvero parecchio per ottenere una legge appena dignitosa in argomento. E non è detto che ci riescano.

Ma la legge non basta. Ce ne sono di leggi contro la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta, ma ciò non impedisce alle formazioni criminali di proliferare, anche al di là delle regioni di loro tradizionale insediamento. Il nodo è politico. E riguarda il ruolo dei partiti nella società e l’instaurazione di un’effettiva democrazia e di un controllo popolare al loro interno.

Guardate il caso di >Vincenzo Maruccio. Non mi interessa ora stabilire se e di quali crimini egli si sia macchiato. Questo è compito della magistratura inquirente che mi pare stia procedendo con la dovuta energia e determinazione. Neanche mi interessa stabilire che cosa egli abbia fatto o si proponeva di fare con i soldi che aveva imboscato. 

Il punto è un altro. Che senso ha, tanto più in un partito come l’Idv che giustamente si è messo all’opposizione dell’attuale governo ed ha rilanciato la lotta contro la casta chiedendo l’abolizione dei suoi privilegi, rimettere la gestione di fondi ingenti a un “cerchio magico” di pochi individui al di fuori di ogni controllo non dico del popolo e degli elettori, ma della stessa base del partito?  E’ davvero come sostiene Flores D’Arcais, il risultato di un riflesso conservatore di un leader, come Di Pietro, che non si fida della società civile (quella vera)? Sarebbe gravissimo. Una risposta sembra doverosa.

Su di un piano più generale nodi da sciogliere sono due:

a) Il rapporto tra politica e denaro. Si è ormai affermato il modello, di stampo statunitense, secondo il quale solo chi ha i soldi può aspirare a fare politica. Elemento oggettivamente fonte di corruzione dato che per avere i soldi da chi li ha il politico o aspirante tale è indotto a vendersi, prendendo impegni nei suoi confronti. Vedi ad esempio il ruolo dei costruttori come finanziatori occulti di praticamente tutte le forze politiche romane, altro scenario inquietante su cui la magistratura dovrebbe al più presto fare luce penetrante e piazza pulita.

b) L’ordinamento verticista dei partiti, dove ogni decisione viene rimessa a pochi personaggi al di fuori di ogni controllo democratico e popolare.La vera garanzia della legalità, in ogni partito, è costituita principalmente dal controllo della base e dalla reale democraticità dell’ordinamento interno. Su questo rinvio all’elaborazione compiuta dai giuristi democratici ed al libro curato da Incorvati e da me in materia.

Riprendersi la politica è quindi un imperativo più che mai urgente per salvare il nostro Paese dallo sfascio. 

La formica è animale altruista e laborioso. Ma questi formiconi predatori che stanno depredando le nostre risorse e la nostra democrazia sono animali estremamente nocivi ed egoisti. Liberiamocene finché siamo in tempo, o noi o loro!

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