I meccanismi dello sfratto si sono ormai messi in moto. Ieri Bartleby ha ricevuto la notifica dall’ufficiale giudiziario. Fra tre giorni il secondo avviso. Da lì in poi l’attesa della terza notifica, che solitamente prevede l’intervento delle forze dell’ordine per lo sgombero.
Oggi la protesta in extremis – a letteralmente poche ore da uno sfratto esecutivo ormai annunciato – durante l’Alma Festa, la festa di benvenuto alle matricole organizzata dall’Università di Bologna. Gli attivisti dello spazio occupato di via San Petronio Vecchio hanno tentato di entrare, ma il servizio d’ordine schierato per l’occasione li ha bloccati fisicamente. Urla, spintoni e una situazione che poteva degenerare. “Abbiamo trovato un cordone di buttafuori che ci ha malmenato – racconta Leo – Quando poi è arrivata la celere ci hanno tirato anche delle manganellate“. Due ragazze di Bartleby sono finite al pronto soccorso, colpite in varie parti del corpo. Per loro contusioni e una diagnosi di 5 giorni a testa. Un terzo, colpito da una manganellata e con una mano visibilmente gonfia, si recherà al pronto soccorso in serata. “Nella ressa prima che arrivasse la celere – spiega una ragazza – mi hanno spinto contro la porta di vetro e per proteggermi il viso e mi sono fatta male”. Poi l’intervento delle forze dell’ordine, una decina di agenti in assetto antisommossa. “Sono sbucati da dentro e ci hanno caricato – racconta Marianna – Hanno tirato manganellate a casaccio. Volevamo solo entrare e leggere un messaggio durante la cerimonia”.
A riportare la calma la mediazione del prorettore Nicoletti e del rettore Ivano Dionigi, che inizialmente si sono ritrovati pure loro nel mezzo del parapiglia. I ragazzi e le ragazze di Bartleby sono stati fatti entrare, e di fronte a tutti i presenti hanno letto un messaggio e poi distribuito un volantino. “Da più di un anno l’esperienza di Bartleby riceve reiterate minacce di sgombero – recita il breve testo – proprio oggi scade l’ultimatum che ci è stato imposto dall’università. Il qui presente rettore Dionigi evidentemente preferisce gestire il rapporto con i suoi studenti con l’uso della forza pubblica, pensando forse che basti mandare la polizia per metter fine alla nostra storia”.
Alla fine della cerimonia, nell’Aula Magna di Santa Lucia, la domanda di Paolo, attivista Bartleby. “Seguiranno dei fatti? Bartleby avrà uno spazio?”. Alessandro Bergonzoni, lì presente, applaude. Risponde il Rettore: “Avevate firmato un contratto e vi siete impegnati a lasciare i locali alla scadenza del contratto stesso. Il contratto è ora scaduto da oltre un anno. Se mi aveste chiesto oggi di leggere un documento nessuno ve lo avrebbe negato. Io non posso che rispettare le regole, e così chiedo a voi – poi l’annuncio – Dichiaro pubblicamente che se voi lascerete i locali di via San Petronio e vi costituirete in associazione mi impegnerò a darvi uno spazio. E in questo chiedo la collaborazione del sindaco”. Il microfono passa a Virginio Merola: “Daremo una mano al rettore per trovare una soluzione e una sede per l’attività di Bartleby. Aggiungo solo che non ci possono essere spazi privatizzati, ma Bologna è una città che può affrontare questo problema, anche se la sede non sarà trovata immediatamente”. Poi la battuta: “Io vi detesto, siete presuntuosi e arroganti, mi ricordate tanto me stesso da ragazzo. Vi chiedo però di rispettare le regole”.
Tutto risolto dunque? No, prende parola Simone, altro attivista di Bartleby, e scoppia un piccolo battibecco col rettore. “Quella sufficienza te la metti via, io sono anche il tuo rettore”, sbotta spazientito Dionigi. “Avremo voluto non venire qui – replica Simone – Spero che si apra seriamente un tavolo per risolvere questo problema. Speriamo sia la volta buona”. Chiude Bergonzoni, rivolgendosi direttamente a Dionigi: “Manca davvero poco, chiudi la vicenda e avrai fatto qualcosa di buono. Guarda Merola, era come quelli di Bartleby ed è diventato sindaco“. Aperture e disponibilità che difficilmente andranno oltre le parole di circostanza. “Noi non siamo un’associazione – spiega Marianna – da Bartleby noi non usciamo senza una reale e tangibile alternativa”.
di Annalisa Dall’Oca e Giovanni Stinco