Il segretario cerca di spegnere le polemiche dopo il botta e risposta con l'ex premier, mentre i renziani esultano: "Anche lui un rottamatore". D'Alema a Repubblica: "Chi mi crede un cane morto si sbaglia di grosso"
“Questa polemica la chiudiamo: ho letto che scaricherei o caccerei qualcuno ma nell’Italia che ho in mente io i deputati non li nomina né Bersani, né Berlusconi, né Renzi“. Pier Luigi Bersani arriva all’assemblea di Confcommercio e torna a parlare, per cercare di spegnere la polemica, della questione della candidatura di Massimo D’Alema, esplosa ieri dopo il botta e risposta tra i due sulla ricandidatura dell’ex segretario in deroga allo statuto dei democratici. “Io D’Alema lo conosco bene e dico che contro il concetto di rottamazione combatterà fino alla morte – ha aggiunto il segretario del Pd – per quel che riguarda il concetto di rinnovamento invece c’è, faremo il rinnovamento tutti assieme”. A chi lo ha incalzato sui tre mandati, Bersani ha poi replicato netto: “Le regole ci sono”.
BERSANI E LA POLEMICA – Ma per quanto Bersani si affanni a cercare di spegnere i fuochi, la sensazione è che il segretario sia rimasto bloccato tra due focolai che si avvicinano. Da un lato i renziani, che ieri si dichiaravano già vincenti, come se la scelta da “rottamatore” del segretario – “Non proporrò la ricandidatura di D’Alema” – fosse la prova evidente del peso imposto dal sindaco di Firenze all’agenda del partito e all’equilibrio delle primarie. Non a caso il numero due di Renzi, Roberto Reggi, commentava entusiasta: “Abbiamo vinto noi, anche Bersani è un rottamatore. Adesso non ci resta che aspettarli uno per uno sulla riva del fiume”. Dall’altro, la crepa aperta e frettolosamente ricucita con il leader Maximo sembra mostrare il limite dello stesso segretario nel gestire il suo territorio. Anche se macchiata dalle firme false, del resto, la prova di sostegno per D’Alema pubblicata a pagamento da l‘Unità voleva dire esattamente quello: il riferimento del partito al Sud è sempre baffetto. E se lui non fosse in prima fila – va da sè pensare alle primarie – tanti altri potrebbero sfilarsi.
D’ALEMA: “SBAGLIA CHI MI CREDE UN CANE MORTO” – Lo stesso D’Alema, poi, a farsi rottamare proprio non ci sta. Lo ha ripetuto, chiaramente, nell’intervista su Repubblica di questa mattina. “Se c’è qualcuno che pensa che io sia ormai un cane morto – ha detto – beh, credo proprio che in termini di consensi reali, nel partito e nel Paese, si sta sbagliando. E se ne accorgerà”. Certo, D’Alema ha assicurato che con il segretario non c’è “nessun disaccordo e nessuna polemica. Nessun ‘attacco’ e nessuna ‘replica’”. Il resto, dunque, per il presidente del Capasir sono solo “chiacchiere, illazioni, strumentalizzazioni”. E la sua candidatura, “non è un tema all’ordine del giorno – risponde secco – Valuteremo quando sarà il momento, il che significa tra alcuni mesi, nelle sedi deputate”. Quanto a Renzi, l’ex segretario è netto: “Renzi non mi interessa. Ma mi interessa molto, invece, l’operazione politica che sta dietro la cosiddetta ‘rottamazione’. A quella mi oppongo, perché la trovo ingiusta e dannosa”. Dannosa “per il partito. Le primarie sono un grande evento, un fatto politico che alimenta il pluralismo e la buona democrazia. Ma perché questo succeda le primarie devono avvenire in un clima di coesione e consenso, non di rissa personale sistematica e quotidiana”. E mettere ogni giorno Bersani contro “qualcuno di noi – avverte – non giova a nessuno. Al contrario, fa solo del male al Pd”.