Ha fatto bene Bernardo Bertolucci a manifestare pubblicamente il suo sdegno per come i disabili vengono trattati in Italia, a partire dalla capitale. Con una lettera aperta al sindaco di Roma, il regista italiano di fama internazionale -costretto su una sedia a rotelle per un problema alla schiena- racconta tutte le umiliazioni che i portatori di handicap, o diversamente abili, devono affrontare quotidianamente. Nonostante le tasse versate come tutti gli altri cittadini, nonostante le difficoltà intrinseche alla loro condizione, nonostante un sussidio ridicolo, le persone in stampelle, sulla sedia a rotelle, i ciechi, i sordi, i mutilati sono costretti a combattere per avere il minimo garantito: la rimozione delle barriere architettoniche e la possibilità di salire sui mezzi pubblici o ad avere strade senza crateri e buche ogni mezzo metro, su cui appoggiare le protesi senza ritrovarsi per terra.

Un’esperienza personale: sono appena tornata da Atene dove mi trovavo per lavoro. Ho avuto un incidente e sono stata prontamente soccorsa. I medici sono stati solerti, tempestivi e gentili, anche se operano con estrema difficoltà perché il governo non ha i soldi per acquistare medicinali, garze, siringhe e tutto ciò che serve a un ospedale per curare degnamente i malati. Dopo la radiografia mi è stata fatta una fasciatura rigida alla caviglia destra con la raccomandazione di appoggiare il piede il meno possibile. Tre giorni dopo sarei dovuta tornare a Roma dove risiedo. Non volendo farmi bloccare da una banale fasciatura, mi muovo in taxi: tra l’altro le tariffe sono bassissime. Una corsa che a Roma si paga intorno ai 15 euro, ad Atene- città altrettanto caotica, con lo stesso flusso quotidiano di milioni di persone- costa circa la metà. Poi un’amica mi spiega che i bus e la metropolitana sono dotati di dispositivi, scivoli e ascensori per coloro che non sono autosufficienti.

Non ci credo. Possibile che i trasporti pubblici di Atene siano migliori di quelli italiani? Provo. E’ proprio così. Nella tanto vituperata Grecia almeno qualcuno ha pensato a quelli che secondo i politici italiani sono degli sfigati da considerare cittadini uguali agli altri solo al momento del voto. E che non mi si venga a dire che la bellissima, pulitissima e comodissima metro di Atene – per una volta finalmente posso usare il superlativo- è stata costruita grazie ai soldi dei contribuenti europei per i giochi olimpici del 2004. Ma almeno, rispondo io, gli amministratori non se li sono mangiati proprio tutti. Qualcuno è stato lasciato per i bisogni dei più deboli. Mi si ribatterà che la metro e i trasporti pubblici della capitale greca sono stati ristrutturati pensando agli stranieri che volevano andare a vedere dal vivo i giochi e ai turisti, non di certo ai greci che devono spostarsi, magari per andare al lavoro.

Ecco: pensate che le frotte di turisti, tra i quali numerosi disabili, che ancora si ostinano a venire a Roma, non sarebbero felici di risparmiare usando gli ascensori e le scale mobili delle metropolitane ? Peccato che sono sempre rotte, anche negli snodi più importanti, come la fermata di Ostiense sulla linea che dall’aeroporto principale di Fiumicino porta al centro di Roma. Mi si dirà che la metro di Atene è ancora funzionante perché sono passati solo 8 anni da quando è stata costruita. E allora come mai le linee più vecchie, il cosiddetto eletrikò, costruite decine di anni fa, non sono decadenti e hanno gli ascensori spaziosi e sempre operativi ?

Sì, sono passati 8 anni che, a mio avviso, è un lasso di tempo abbastanza lungo per distruggere la cosa pubblica. Ma i vagoni delle linee metro ateniesi sono ancora nuovi di zecca, perfetti, non c’è nulla di rotto. Qualcuno è stato cambiato ma in qualsiasi stazione ogni cosa è in ordine, non c’è un pezzo di carta per terra, è tutto in ordine, non una lampadina rotta, non un tornello divelto. Anche perché i tornelli non ci sono: ci sono le macchinette per obliterare ma nessun cancello o barriera. Non conviene però fare i furbi perché se si viene beccati le multe sono salatissime.

Ma, soprattutto le scale mobili funzionano, gli scivoli ci sono e dentro le carrozze per l’aeroporto ci sono spazi per ogni tipo di valigia a portata di mano e di altezza media: non serve essere alti due metri per collocare il trolley. Arrivata a Roma prendo il trenino, a costo di peggiorare la contusione alla caviglia ma voglio fare il paragone. Dopo un ritardo di 45 minuti, salgo sul trenino e sono costretta a tenere la valigia davanti a me perché non c’è uno spazio idoneo a portata di stampelle. Scendo a Ostiense e gli ascensori sono guasti e le scale mobili funzionano sono solo in discesa. Devo confidare nel buon cuore dei passeggeri. Non certo in quello degli amministratori. Salgo e mi accoglie una zaffata nauseabonda di urina e una stampella si infila dentro a una busta di plastica circondata da altro pattume. Ad Atene non avevo visto spazzatura e sporcizia, perlomeno nelle vie centrali. Monti starà pure mettendo i conti a posto ma non i parametri di civiltà.  

 

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