Terza versione dei Malacalza, in soli cinque giorni, sui documenti riservati pubblicati sabato da Indymedia riguardo al forte contrasto in corso con il socio Marco Tronchetti Provera nelle holding che controllano Pirelli. “In merito a recenti articoli di stampa in cui ci si chiede il perché non abbiamo mai smentito le indiscrezioni giornalistiche che ci riguardavano, ci sentiamo in dovere di dare una risposta che è più semplice e lineare di quanto si possa credere”, scrive la famiglia degli imprenditori in una nota diramata in serata. Il 3 settembre “abbiamo ricevuto due singolari diffide da Marco Tronchetti Provera & C Sapa e da Camfin, firmata dal Dott. Tronchetti, a rispettare il silenzio (oltretutto da sempre serbato) e coerentemente ci siamo comportati. Noi abbiamo rispettato tale diffida esponendoci anche a erronee interpretazioni della vicenda.”, sostiene la Malacalza Investimenti.
“A seguito della ricezione di tale atto, quindi non spettava a noi smentire la stampa. Spetta ad altri, primi tra tutti le società coinvolte e le istituzioni preposte, sovraintendere al controllo del flusso di notizie e alla loro veridicità. Ecco perché alla stampa che chiedeva delucidazioni su cose che non ci appartenevano non potevamo dare risposta, in rispetto alla riservatezza che ci contraddistingue e alla richiesta di silenzio ricevuta, che diversamente avremmo violato”, prosegue la società, per la quale “diverso è replicare ad un comunicato ufficiale della società Camfin, peraltro diffuso al mercato solo alle 15.48 circa del 15 ottobre 2012, emesso senza preventiva richiesta di assenso da parte nostra e contrario, in alcune parti del suo contenuto, a quanto deciso dall’intero consiglio di amministrazione della stessa società svoltosi in data 10/11 ottobre u.s. Ripetiamo quanto già detto in passato: noi in questa vicenda siamo vittime di falsificazioni e strumentalizzazioni. Non accettiamo che il nostro silenzio e/o azioni sia strumentalizzato da chicchessia”.
Insomma, par di capire che il motivo per cui sabato 13 ottobre interpellata da ilfattoquotidiano.it per mezzo dei suoi portavoce proprio a proposito dei documenti pubblicati da Indymedia, nel corso di una telefonata durata 11 minuti non ne aveva smentito il contenuto, neanche dopo essersi presa il tempo di esaminarlo (salvo poi, due giorni dopo, definirne contraffatto il contenuto) era una diffida di Tronchetti Provera, che però gli stessi Malacalza reputano “singolare”. E, nonostante la singolarità, ha avuto un peso maggiore delle ragioni degli azionisti, tra cui anche i piccoli risparmiatori, di tre società quotate in Borsa, interessati alla veridicità di fatti e affermazioni a loro attribuite dalla stampa e dai documenti pubblicati da Indymedia.
E benché la vicenda stia assumendo delle forme surreali, i Malacalza non hanno tutti i torti. Non a loro, ma alla Consob spetta il compito di ristabilire la parità informativa sul mercato finanziario, per dar modo a tutti gli investitori, grandi e piccini, di gestire i propri denari in linea con un minimo di sicurezze.